La sfida del cronista che sapeva troppa

11 REPORTAGE L'accusato: «Sono innocente, conosco tanti particolari dell'omicidio perché sono più bravo degli altri» La sfida del cronista che sapeva troppa Irlanda, dopo lo scoop è sospettato del delitto CORK DAL NOSTRO INVIATO Il racconto era cominciato così: «Sophie Toscan du Plantier, produttrice televisiva francese, aveva provato un'immotivata e profonda sensazione di terrore. L'aveva confidato agli amici il 22 dicembre. Il giorno dopo era morta ammazzata». Attacco niente male. Ma poi si è scoperto che quella sensazione di terrore era ancor più inspiegabile, perché la vittima non l'aveva confidata proprio a nessuno, e che il giornalista che l'aveva descritta, insieme con molti particolari inediti dell'omicidio, era il sospettato numero uno. Allora bisogna ricominciare il racconto da capo, riscrivere questa storia dove appaiono: una sceneggiatrice evasiva, un cronista che sapeva troppo, una dozzina di artisti in esilio da se stessi, donne maltrattate e un vento che passa su tutto a 120 chilometri l'ora. Prendete le calosce e il soprabito pesante, si va in Irlanda. Tutto (ri (comincia venerdì 20 dicembre 1996. Il circuito televisivo interno dell'aeroporto di Cork, nell'Irlanda sud-occidentale, inquadra i passeggeri del volo da Dublino. Quando l'ufficiale di polizia Noel Smith riguarderà le immagini, una settimana più tardi, verificherà che l'ultima a lasciare l'area del ritiro bagagli, con il carrello stracolmo, viaggiava veramente sola. E' una donna di 38 anni, esile e bionda. Ha i capelli raccolti e lo sguardo triste. Viene da Parigi. Si chiama Sophie. Il cognome, adesso, è Toscan du Plantier. Nel 1990, durante il festival di Cannes, ha conosciuto il produttore cinematografico Daniel Toscan du Plantier e, poco dopo, si sono sposati. Lei aveva alle spalle un divorzio, un figlio già grande e una carriera nel cinema mai decollata. Lui, due mogli (Marie-Christine Barrault e Francesca Comencini), due figli, la Legion d'onore per meriti cinematografici, la produzione di kolossal basati su opere di Puccini e quella di un film di Peter Greenaway. Lei amava stare sola. Lui, ogni sera un gala, sempre circondato di persone, tra cui le ex consorti. I giornali francesi scriveranno poi che «non era un segreto: i Toscan du Plantier formavano una coppia aperta». La sua migliore amica, Valérie Bouffard, negherà: «Volevano un figlio, una bambina, da chiamare Thérèse». Adesso Sophie lavora in tv, produce documentari sull'arte per una rete specializzata, ma il suo sogno resta il cinema. Sta lavorando a una sceneggiatura, ma a nessuno ha rivelato di cosa tratta. Quando sbarca a Cork ha con sé il computer. Scriverà posandolo di fronte alla finestra che inquadra il mare in burrasca e lo scoglio di Fastnet. Noleggia una Fiesta grigio metallizzato, passa al ristorante, poi si chiude in casa, una ex fattoria di 5 stanze, in una zona isolata, raggiungibile seguendo una deviazione della strada che va da Cork alla punta della penisola di Mizen. L'hanno acquistata cin- Mizen. L'hanno acquistata cinque anni fa, per poco più di cento milioni, e poi ristrutturata. Il marito non ci viene quasi mai. «Pioggia, vento e bifolchi», dice del posto. Lei, invece, lo ama. Il giorno dopo, sabato, esce di casa per due ore, nel pomeriggio, per fare acquisti. La domenica, quella del fantomatico presentimento, fa una passeggiata da sola a Mizen Head, la punta estrema della penisola, un posto dove, per credere che il mondo non sia finito lì, bisogna avere molta fantasia o essersi portati un atlante. Alle 4 prende un tè al porto, nel pub di conoscenti. Dà risposte contraddittorie sui suoi programmi imminenti. Come sempre, evasiva. Alle sei, la Fiesta grigia è posteggiata davanti a casa e non si muoverà più. Alle undici chiama il marito a Tolosa: è l'ultima telefonata. Il 23 dicembre, alle dieci del mattino, Shirley Foster, che ha casa a cinquecento metri, sente il cancello dei Toscan du Plantier sbattere a intervalli regolari. Stupita che non sia chiuso, va a vedere. Trova Sophie morta in giardino. Indossa una t-shirt e pantaloni di maglia: il suo abbigliamento per la notte. Ai piedi, però, ha un paio di scarponcini allacciati. Qualcuno l'ha colpita alla testa, probabilmente con un attizzatoio. Lei è riuscita a fuggire in giardino, sotto la Luna piena. L'assassino l'ha raggiunta, stesa a terra, finita a colpi di pietra. Shirley dà l'allarme. La polizia arriva con tutta calma. Il medico legale, addirittura, ventiquattr'ore più tardi. La stampa, invece, accorre. Il primo giornalista sul luogo del delitto è un tipo che abita poco lontano. Si presenta con un impermeabile stazzonato, la barba di tre giorni, i capelli sporchi. Ha graffi sul viso e sulle mani. Ciondola, guarda e annota. Quel giorno stesso chiama tutti i giornali locali con cui collabora, più lo «Star», un tabloid, e anche il «Sunday Tribune» per cui aveva scritto due brevi in due anni e propone: «So tutto del caso Toscan du Plantier. Lei, la conoscevo benissimo. Vi posso dare cose che nessun altro avrà». Il caporedattore di turno accetta, poi riap¬ penda e chiede in giro: «Ma chi è penda e chiede in giro: «Ma chi è questo Bailey?». La risposta è questa: lan Bailey è nato nel '56 a Gloucester. Ha studiato lettere, giocato a rugby («ma usciva dal campo pulito, mai nella mischia», ricorda un compagno di squadra), poi, a 19 anni, si è dato al giornalismo, occupandosi di casi di spionaggio. Il suo primo capo, John Hawkins, dice di lui: «Gli interessavano più le occasioni mondane che le notizie». Il suo collega dell'epoca, George Henderson, fu colpito «dalla sua incredibile ambizione: diceva che avrebbe sfondato, a qualunque costo». Nell'88 sposa Sara Limbrick, giornalista, figlia di due giornalisti. Divorziano poco dopo. Lei racconterà ai giudici che lui la picchiava spesso. Bailey lascia Gloucester. Va a Fleet lascia Gloucester. Va a Fleet Street e lavora come free lance per il Sunday Times. Poco successo. Va in America e si propone per corrispondenze da lì. Un fallimento. Nel '91 va in Irlanda, scopre la contea di Cork e se ne innamora. Compra casa, prende la residenza e cambia perfino il nome, irlandesizzando lan in Eoin. Ora, il posto è suggestivo; colori stupendi e insenature profonde, un ufficio di bookmakers che accetta scommesse sulla velocità a cui correrà il vento il giorno dopo: mare grosso, campi pettinati, uomini calvi. Ma farci il giornalista è come attraversare il Sahara: non si vede l'ombra di una notizia. Eoin galleggia. Bussa alle porte dei personaggi famosi che hanno la sesta casa nel West Cork: l'attore Jeremy Irons e il Cork: l'attore Jeremy Irons e il produttore David Puttnam. Da quest'ultimo rimedia un incarico di secondo piano nelle relazioni esterne per il film «La guerra dei bottoni». Poi, più niente. Si fidanza con Julie Thomas, pittrice gallese «in esilio» per cercare se stessa. Opera più conosciuta: un affresco nell'ufficio turistico di Mizen Head. Convivono. Per due volte, di notte, lei chiama la polizia. Lui la picchia. E picchia anche la figlia di lei, quattordicenne. Si sfoga così, o scrivendo poesie. Anche lì, c'è molto vento. Eoin se la cava ancor peggio di lan. Poi, il 23 dicembre, la svolta. Lo «Star» lo mette in prima pagina. Il «Sunday Tribune» accetta le sue corrispondenze. Sul tabloid chiede di non firmare. Ora- mai è lanciato ben più in alto. Sul mai è lanciato ben più in alto. Sul delitto Toscan du Plantier nessuno gli sta al passo. Di Sophie, sa tutto, pare. Il 28 dicembre spara un paginone: «Gli amori segreti della francesina». Scrive che veniva spesso in Irlanda con uomini, sempre diversi. Nessun altro li ha mai visti. Aggiunge che stava per lasciare il secondo marito e tornare dal primo. Che apprende la notizia da lui. Riporta la testimonianza di un fantomatico abitante del West Cork «che vuole restare anonimo»: «Sophie mi invitò da lei. Parlammo bevendo vino e mangiando formaggio. All'improvviso, si lasciò andare a confidenze: mi disse che la sua vita in Francia era troppo complicata. Voleva darci un taglio. Lasciare il marito e trasferirsi qui, in Irlanda, a scrivere. Cercava solo il modo migliore di tagliare i lacci che la imprigionavano. Ma, disse, a primavera lo avrebbe fatto». Nessuno conferma, nessuno smentisce, Eoin si esalta. Annuncia al caporedattore del «Southern Star», Con Downing, che presto sarà nella lista dei best seller: scriverà un libro sul delitto. Nell'attesa, trasmette corrispondenze sempre più autorevoli. Quando descrive Toscan du Plantier lo fa così: «Un uomo troppo impegnato per venire a riconoscere il cadavere di sua moglie» e «tanto amico di Chirac da pretendere una rapida chiusura del caso». Invano. La polizia non risolve il giallo. Eppure Eoin la aiuta. Scrive cose note solo agli investigatori: che Sophie aveva un'unghia spezzata, che ci sono impronte digitali sui due bicchieri di vino trovati nella cucina. Suggerisce piste che portano sempre più lontano: prima a Mizen Head «dove abitano rapinatori, spacciatori e, persino, un pedofilo». Poi, addirittura, in Francia. Invece il sovrintendente Noel Smith guarda vicino: a lui. Gli preleva i capelli per il test del Dna e quei vestiti che non toglie da giorni. Lui fa il giro dei giornali, lo racconta e ne ride con i capi redattori (con i cronisti non parla neppure). Va a casa di Eddie Cassidy, dell'Exammer. Si comporta da maleducato con la moglie. I figli, Cassidy non sa spiegarsi il perché, entrano nella stanza, lo guardano e scappano. Quando lo fermano, la fidanzata gli fornisce un alibi (ma, pare, solo fino all'una di notte). 1 graffi 11 spiega lui, dicendo che se li è fatti uccidendo tre tacchini. Dopo 12 ore, la legge irlandese impone il rilascio. Bailey chiama tutti i giornali e le tv. Dice: «Sono innocente». Poi, smentendosi: «La vittima non l'ho mai conosciuta. Vista una volta e basta». Lo ripete anche ora, nella casa dove vive. Prepara il tè e recita brani delle sue ventose poesie. Dice: «E' tutto così surreale. Quelli vogliono stroncarmi la camera, ma io sarò più forte di loro e dopo, vedrai che libro ne tiro fuori, Perché mi accusano, non lo so. C'era la Luna piena, penseranno che sia un licantropo. Se ho scritto cose che nessun altro sapeva è solo perché sono un giornalista più bravo di altri. Si può essere condannati per questo?». Noel Smith pensa che sarà condannato per ben altro. Ha chiesto a giornali e televisioni due settimane di silenzio sul caso. L'hanno accontentato. «Senza la pubblicità - dice Smith - al mio pesciolino comincia a mancare l'ossigeno. Aspetto ancora qualche giorno poi vado a ripescarlo e allora sì, resterà nella rete». Cosa pescherà, mister Smith? Un salmone o una scarpa? Il classico assassino che toma sul luogo del delitto o l'altrettanto classico (ma impunito) giornalista sparapalle? Daniel Toscan du Plantier vuole un colpevole per la morte della sua terza moglie. L'ha fatta seppellire nel Sud della Francia, a Mauzevin. Ha chiamato un soprano, Barbara Hendricks, a cantare durante il funerale. Eoin Bailey ha raccontato anche questo, con ironia e una punta di disprezzo. Scommette sulla sua astuzia. Scommettete sul vento, piuttosto: centotrenta all'ora, lo danno a tre. Gabriele Romagnoli l mistero di un giornalista ambizioso, di un poliziotto che lo bracca e del cadavere della moglie di un produttore cinematografico massacrata nel giardino di casa a colpi di pietra In un suo articolo ha scritto: «La donna era terrorizzata Il giorno dopo è stata uccisa». Ma lei non aveva confidato a nessuno le sue paure Gli inquirenti: «Aspettiamo che faccia un'altra mossa falsa e lo incastreremo Senza la pubblicità sui mass media è un uomo perso» I LUOGHI DELL'OMICIDIO AHAKISTA O- BAIA DI BANTRY CASA DI IAN BAILEY o BAIA DUNMANUS LUOGO DEL DELITTO TOORMORE SCHULL" SO— firr x RLANDA DEL NORIV- DUBLINO •? IRLANDA ) io LE DATE DI UN GIALLO^ 20 DICEMBRE 1996: Sophie Toscan du Plantier arriva a Cork in aereo da Parigi. E' sola: noleggia un'auto e guida verso Dunmanus West, nella penisola di Mizen, dove lei e il marito hanno una casa. 21 DICEMBRE 1996: Sophie lavora a una sceneggiatura e va a fare la spesa a Schull. 22 DICEMBRE 1996: Guida fino a Mizen Head, la punta della penisola, va a trovare alcuni amici e alle 16,15 è al Crookhaven Pub. Alle 23 telefona al marito a Tolosa. 23 DICEMBRE 1996: Alle 10, una vicina di casa scopre il corpo della donna nel giardino della villetta. Il primo giornalista ad arrivare è lan Bailey, che abita a 5 chilometri dal luogo del delitto. A fianco, Sophie Toscan du Plantier, uccisa in Irlanda il 23 dicembre. In basso, la donna insieme con il marito Daniel, produttore cinematografico. Del delitto è sospettato un giornalista che abitava a pochi chilometri dalla villa della donna