Settemila voci: «Liberate Silvia »
Il padre: «Ho capito che non sono solo». Le autorità: «Se non si blocca questa banda, avremo altri sequestri» Il padre: «Ho capito che non sono solo». Le autorità: «Se non si blocca questa banda, avremo altri sequestri» Settemila yocìs «Liberate Silvia » Corteo a Tortoli per Vimprenditrice rapita TORTOLI' (Nuoro) DAL NOSTRO INVIATO La manifestazione di protesta contro il rapimento e perfettamente riuscita. Settemila persone almeno, ieri mattina, si sono trovate in piazza a solidarizzare con Silvia Melis, la rapita, e la sua Famiglia. Per una cittadina di 10 mila anime, e perla tradizione sarda, non e poco. E poi si vedono tante lenzuola bianche alle finestre. Cartelli alle vetrine. Insomma, sembra di vedere una gran voglia di riscatto da questa piaga dei sequestri. Tanto che papà Tito Melis dice alla folla: «Oggi ho capito che non sono solo. La presenza delle autorità mi dice che lo Stato è con me. La vostra presenza mi dimostra un affetto cosi caloroso che mi commuovo e mi viene da piangere». A manifestazione finita, però, Tito Melis correrà a casa per stare vicino a un telefono che non squilla. Il problema di questi sequestri, lo dicono tutti, investigatori e non, è l'omertà della gente. Se arrivassero delle segnalazioni, anche anonime, la polizia saprebbe dove cercare. Senza, è un battere le montagne alla cieca. Ecco allora che alla manifestazione tutti battono sul tasto della denuncia civile, dell'obbligo di segnalare quel che si sa, sulla povertà a cui i sequestri di persona condannano la Sardegna. Ciascuno con i suoi accenti. Il vescovo di Lanusei, monsignor Antioco Piseddu, usa toni biblici: «Chi sa, parli. Ci sarà qualcuno in questa assemblea che è un responsabile diretto del sequestro? Chissà. Non so nemmeno se è il caso di rivolgermi ai responsabili. Soldi maledetti, saranno un peso insopportabile per le vostre coscienze». Il sindaco di Tortoli, Fran¬ co Ladu, ha accenti laici: «Senza remore o paure, bisogna collaborare. La facilità di questo rapimento ci spaventa: è stato sostenuto da qualcuno del posto o quantomeno facilitato dal silenzio». Il presidente della Provincia, Filippo Pirisi, è più che preoccupato: «Speriamo che non parta una nuova stagione di sequestri. Perché se una banda si è organizzata, non si ferma a un solo sequestro. Ne verranno altri. I banditi vanno fermati al più presto. Chiunque sa qualcosa, deve parlare». E però c'è anche chi protesta contro lo Stato. Il sindaco di Macomer, Giuseppe Ledda, ad esempio: «C'è voglia di ribellarsi. S'è capito che i sequestri sono contro ogni possibilità di sviluppo economico e civile. Noi per primi dobbiamo estirpare questa malapianta. Però lo Stato deve fare di più. Non è possibile che le caserme dei carabi¬ nieri chiudano al pomeriggio. Cinque minuti dopo il sequestro di Vinci, un nostro concittadino corse dai carabinieri di Borore e trovò chiuso perché erano le 19. E poi capita troppo spesso alle vittime di incontrare sul corso i loro aguzzini, già liberi, che le guardano fisso e ridono. Perché succede anche questo». E intanto le indagini procedono. Mentre il movimento «Diritti Civili» ha messo una taglia di 30 milioni sui rapitori, la polizia di Tortoli ha trovato, dopo una telefonata anonima, un ordigno esplosivo e due fucili rubati. Erano sepolti nella sabbia, lungo il mare, a pochi chilometri dal paese. Si indaga: forse erano un diversivo studiato dai sequestratori, più probabilmente qualcuno se n'è voluto disfare visto che si intensificano posti di blocco e perquisizioni. [fra. gri.] «Ora la Sardegna sta cominciando a ribellarsi» Appello del vescovo «Chi sa, parli» E «Diritti Civili» annuncia una taglia Il corteo che ieri ha attraversato Tortoli: vi hanno partecipato oltre 7 mila persone Sotto, Giuseppe Vinci
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