Parigi, un sabato dalla parte dei clandestini

7 Ma gli organizzatori speravano in una folla maggiore. Fallisce un contro-corteo a Perpignan Parigi, un sabato dalla parie dei clandestini Sfilano in 70 mila, 200 sans-papiers occupano una chiesa PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Cittadini sì, delatori no» scandisce il corteo dei settantamila. C'è Danielle Mitterrand - «che folla enorme: m'impressiona» - Bertrand Tavernier, Emmanuelle Béart (minuscola pasionaria, resa quasi invisibile dalla ressa, arringa al microfono «Via la legge Debré»), Tahar Ben Jelloun. E poi intellettuali sparsi, segretari politici - Robert Hue, pcf - e aspiranti tali (Jack Lang), indi l'associazionismo antixenofobo. Li segue una valanga anonima, cittadini che barattano lo shopping prefestivo con il défilé politico gridando «no pasaran» per convincersi che la Francia ha ancora energie civiche bastevoli a fermare Jean-Marie Le Pen. Auguri. Ma che ci farà l'ex ministro comunista Charles Fiterman con una valigia in mano? Fedele alle consegne, mima l'Exodus. Non per nulla gli organizzatori hanno fissato il rendez-vous presso la Gare de l'Est. Partivano da qui i convogli della morte. La nuova legislazione anticlandestini ricorda forse Vichy? E il povero ministro degli Interni Jean-Louis Debré Philippe Pétain malgrado il padre Michel, gollista purosangue? Il parallelo indigna il concistoro ebraico parigino, che pure si oppone alla normativa. E non pochi maitres-à-penser come Finkielkraut. Ed è la prima stonatura della «Manif». L'altra risiede nella palpabile tensione fra l'«anima civile» che muove i promotori e il recupero politico in corso a gauche. Nessuna vera parola d'ordine comune. Lunghe trattative per appianare i dissapori. E la canzone dei sans-papiers - un rap gettonatissimo dall'estate scorsa - che riempie i silenzi. Eppure la dimostrazione è un tangibile successo. Anzitutto quantitativo. Furono 59 a lanciare il primo appello, e solo due settimane fa. Anche volendo legittimare le prudenziali valutazioni della prefettura - 33.000 in piazza - il «contagio» è tangibile. In realtà, il popolo che impiegherà tre ore per percorrere quattro chilometri sparsi è ben più numeroso. Non i centocinquantamila rivendicati da qualcuno, ma ben oltre i 50.000, sembra 70.000. E sono in definitiva i francesi a sfilare per gli stranieri. La dimostrazione mobilita quella che Jean-Marie Le Pen chiamerebbe la «razza bianca». Maghrebini, africani e asiatici rimangono infatti presenza marginale, benché il quartiere ne abbondi. Scorre, la marea umana, tra negozi all'insegna «Parrucchiere per capelli crespi» (con il buttadentro che piega le riluttanze della clientela), bazar indiani, bancarelle con hit-parade maghrebine. Il boulevard Sebastopol si dipartisce in vicoli da suk mediorientale. E la vicina rue Saint-Denis allinea esotiche veneri a pagamento. Scivola via, il flusso, nella calma imperturbabile. Nessuno scontro, manco un litigio da strada. Immaginiamo increduli flic e «crs» che presidiano in massa la zona. Botte zero. Sarà che nessuno ha voglia di provocare. E' uno strano happening. Per dirla con Oreste Scalzone che adora i giochi di parole «non ha capi né code». La militanza latita. Ci sono, beninteso, gli aficionados delle marce, fedelissimi a qualsiasi iniziativa protestataria. Ma è gente comune quella che avanza verso lo Chàtelet'. Si diffonde la voce, verso le 16, dell'occupazione in corso a Saint Jean-Baptiste. Un 200 sans-papiers hanno occupato l'ennesima chiesa. In maggioranza cinesi. «Corriamo a dar loro una mano», mormorano alcuni. Ma poi l'idea cade da sola. Accorrere significherebbe incidenti con la polizia. Meglio di no. Bisogna mostrare a Juppé e Chirac - per riprendere il fortunatissimo slogan mitterrandiano - una «forza tranquilla». L'Eliseo non reagisce. Stupirebbe il contrario. In visita a Bucarest, Jacques Chirac preferisce attendere che le acque si calmino - come scrive «Le Monde» - per commentare la situazione. Ma, ironia del caso, gli tocca celebrare in terra straniera i romeni celebri cui Parigi offrì rifugio. Ionesco, Cioran, Eliade, Brancusi. il ministro Debré li espellerebbe, vedendoli sbarcare con pochi franchi, idee confuse e nessun lavoro? L'interessato ritiene provocatoria la domanda. E invoca il «genio francese» per reprimere l'immigrazione clandestina. Quello di ieri era, per il governo, un test fondamentale. Dopo la retromarcia sulla misura più controversa mercoledì - tendeva a giudicare la crisi ormai dietro le spalle. Ma invece degli ultimi fuochi, si ritrova una pubblica opinione (nella capitale perlomeno: la provincia è abulica) ostile e combattiva. Contrattaccare non sarà facile. Ci hanno provato, ieri, le giovani leve del partito governativo rpr, distribuendo volantini proDebré. A sentire l'agenzia «France Presse» il bilancio è negativo. E l'unica vera contromanifestazione - Perpignan, la cittadina immortalata da Salvator Dali - registra solo 100, misere presenza. Enrico Benedetto manifestanti scandivano lo slogan «Cittadini sì, delatori no». Tra loro Danielle Mitterrand, Bertrand Tavernier, Tahar Ben Jelloun, Emmanuelle Béart e il leader pcf Appuntamento alla Gare de l'Est da dove all'epoca di Vichy partivano i convogli della morte: il parallelo ha indignato la comunità ebraica che pure critica la legge Debré

Luoghi citati: Bucarest, Francia, Parigi, Saint Jean-baptiste, Saint-denis