«Cosa due», un fantasma nell'Agorà
«Relegati» nel Forum, a congresso quasi deserto, i protagonisti Camiti, Bordon, Schietroma «Relegati» nel Forum, a congresso quasi deserto, i protagonisti Camiti, Bordon, Schietroma «Cosa due», un fantasma nell'Agorà Spini pessimista: «D'Alema, che smacco con Amato» ROMA. Che fine ha fatto la «Cosa 2»? Si è persa nei meandri del Palaeur per tre giorni, poi ieri mattina il suo «fantasma» ha fatto capolino al congresso del pds per qualche ora, per inabissarsi nuovamente, e chissà se mai si riaffaccerà. Sì, la danno già per morta, la creatura di Massimo D'Alema e a recitare il suo prematuro rito funebre sono proprio quei personaggi che dovrebbero aderirvi a giugno prossimo: Pierre Camiti, Valdo Spini e financo Gianfranco Schietroma. Del resto anche il fatto che il pds abbia relegato nello spazio delle «cenerentole», facendoli parlare alle nove e mezzo del mattino, quelli che dovrebbero essere, con la Quercia, i protagonisti della «Cosa 2», la dice lunga. E c'è un altro dettaglio indicativo: l'argomento non è stato certo il «cuore» dell'intervento del segretario Massimo D'Alema. Solo poche parole, per dire che occorre «portare a compimento la svolta» per fare un nuovo grande partito che aspiri al 30-35 per cento. Un partito che deve trovare una via «sovrannazionale» per la sinistra e che deve «andare oltre i confini del modello socialdemocratico al quale sarebbe assurdo aderire in ritardo proprio quando viene messo in discussione dai suoi stessi protagonisti». Fine. Non molto, quindi, anche perché il defilarsi di Giuliano Amato ha un po' spiazzato il leader della Quercia. Così è, dunque. E d'altra parte anche i presunti adepti della «Cosa 2», come si diceva, nutrono dubbi e perplessità. Spiega il laborista Valdo Spini, che pure è intrigato da quel progetto. «La verità è che ci troviamo in una situazione difficile. D'Alema ha preso la nasata con Amato che si è chiamato fuori dopo quei fax di Craxi. Ma comunque è l'operazione in sé che è partita male fin dall'inizio: il segretario del pds ha sbagliato a costruire tutta la "cosa" attorno ad Amato. E adesso quelli della Quercia hanno rinviato l'appuntamento a giugno, ma di qui a quella data chissà che cosa succederà, chissà che cosa saremo, chissà se ci saremo». Spini continua così il suo sfogo: «Ci sono anche altre difficoltà. Vedo che Pierre Camiti frena perché gli ex de che sono con lui lo condizionano. Dice che in un partito troppo caratterizzato in senso socialista non può entrare. Ma come, proprio lui che era il candidato di Craxi alla presidenza della Rai! Va bene che Camiti non porta voti, però questo è un problema. Quindi c'è Crucianelli che frena perché i comunisti unitari vogliono contrattare cose con il pds. Insomma, la situazione è complicata, anche se è chiaro che al pds converrebbe questa operazione. Siamo franchi: la Quercia senza l'Emilia Romagna, l'Umbria e la Toscana è al 13 per cento a livello nazionale». E Pierre Camiti è meno loquace di Spini, ma non per questo meno pessimista. Innanzitutto l'ex sindacalista non dà per scontata l'adesione del suo. movimento alla «Cosa 2», e poi ammette che il «congresso non ha accelerato questo processo, anzi». Anche Willer Bordon non nasconde dubbi e perplessità: «Non vorrei che questa operazione spiega - finisca per essere solamente una raccolta di gruppi dirigenti». Persino Schietroma, che avendo dietro di sé un partito in miniatura avrebbe tutti i motivi per aderire subito alla «Cosa 2», frena e chiede «una maggiore gradualità nell'unificazione della sinistra». I comunisti unitari, invece, sono spaccati. Al loro interno c'è chi, come Crucianelli, vorreb- bo aderire alla «Cosa 2», se non addirittura al pds, e chi, come Luciano Pettinari, impone l'altolà. Gli unici entusiasti sostenitori di quel progetto sono i socialisti vicini ad Amato. Giorgio Ruffolo, parlando dell'unificazione della sinistra, arriva addirittura ad esaltare il «riciclaggio», che «è un processo ecologicamente nobile ed avanzato». Gino Giugni reclama un congresso fondativo della «Cosa 2» ora e subito. E Antonio Giolitti si dice convinto che il pds non ha velleità annessionistiche. I personaggi pronti ad aderire senza riserve al neo partito della sinistra sono quindi pochini. Ciò nonostante Marco Minniti immagina già di applicare a questa formazione, che chissà se vedrà mai la luce, lo statuto che il pds vuole adottare per sé. Quello statuto su cui maggioranza e minoranze si stanno accapigliando, tanto che l'altra notte hanno dovuto interrompere una riunione onde evitare che finisse a sediate. Solo poche parole nel discorso del leader «Ci vuole una svolta» Il primo grazie va a Ciampi e Scalfaro «Al servizio del Paese in anni difficili» Poi arriva l'aut-aut a Bertinotti, richiamato ad assumersi il peso delle sue responsabilità SI»
Luoghi citati: Emilia Romagna, Roma, Toscana, Umbria
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