D'Alema, attacco frontale a Cofferati

Il segretario dedica due terzi della relazione allo strappo con la Cgil, poi guarda a Fini e alla Lega Il segretario dedica due terzi della relazione allo strappo con la Cgil, poi guarda a Fini e alla Lega D'Alenici, attacco frontale a Cofferati «Rifondazione non vuole larghe intese? Sostenga Prodi» ROMA. Un partito «così vero, così vivo», forse non se l'aspettava neanche Massimo D'Alema, che lo guida («E' così difficile esserne segretario»). Niente di «bulgaro». Anzi. Il congresso del pds ha affrontato a viso aperto il problema che sta più a cuore ai pidiessini e ai progressisti: in che modo dare una impronta di sinistra al necessario rinnovamento del Paese e dei suoi strumenti, ivi compreso il sistema di protezione detto «Stato sociale». Problema affrontato venerdì con brutalità critica da Sergio Cofferati, segretario della Cgil, e salutato da una imbarazzante ovazione. E così D'Alema ha dovuto dedicare due terzi del suo discorso (cento minuti e 70 applausi) a demolire le emozioni e i riflessi «vetero» che Cofferati aveva iniettato nel congresso. Con speculare e franca brutalità, sino a definire il capo della Cgil «chiuso» e «sordo». Una operazione essenziale per riportare i pidiessini al loro ruolo di partito che punta ad essere guida della modernizzazione del Pae- se, mentre la Cgil è «parte» che si colloca «alla sinistra» del pds. E che rappresenta la parte di lavoratori compresa tra chi non ha lavoro e chi si difende da solo. «Ma c'è un piccolo problema - ha ricordato D'Alema al partito -, sono sempre di meno». Ci vuole «un nuovo patto sociale meno imperniato sul maschio adulto lavoratore» ha replicato, senza arretrare, a coloro che lo hanno accusato di vler mettere in conflitto gli interessi dei giovani con quelli dei «garantiti». Prima della lunga e articolata «lezione togliattiana» per riprendere le redini di un congresso intrigato dagli oratori (molti) che hanno fatto emergere i dubbi e le incertezze della base, D'Alema si è sbarazzato dei problemi di politica generale con puntualizzazioni precise e rassicurazioni ad ampio raggio. Ha disegnato una scena politica che, dopo Tangentopoli, ha trovato il modo di salvare i suoi «pena¬ ti» («due nomi emblematici: Scalfaro e Ciampi») e che ora deve fare i conti con i guasti ereditati dal passato. Che non sono la spesa sociale, «la più bassa d'Europa», ma sono gli interessi sul debito pubblico. «Il Paese si è aggrappato al ciglio di un burrone» ha ricordato. Ora «non deve mollare la presa. Vediamo la luce in fondo al tunnel». Per uscirne D'Alema assicura appoggio al governo Prodi-Veltroni per entrare in Europa. Garantisce «stabilità» politica e con- ferma che «governare spetta alle forze che hanno vinto le elezioni». Temete accordi sottobanco? chiede accorato ai sospettosi del suo partito: «Se non vi fidate di noi, cambiateci. Io sono amareggiato. Non è ragionevole che noi sospettiamo di noi stessi». Bertinotti teme che il dialogo col Polo sia preludio a larghe intese? «Io dico: non le volete? Sostenete allora il governo con la stessa forza con la quale lo sostiene il pds». E si capisce che ora Bertinotti non è la preoccupazione principale del segretario del pds. Rassicurati Prodi e Veltroni, D'Alema saluta come «un fatto positivo» l'incontro tra Prodi e Berlusconi («Non siamo stati né registi né vittune») e rmgrazia la parte del Polo che lo ha votato alla presidenza della Bicamerale «con una fiducia condizionata e condizionante». Il problema, insomma, non è Forza Italia. Il problema a destra è Fini che continua a mettersi di traverso perché teme di essere emarginato. No, gli assicura D'Alema, il bipolarismo «non vuole il taglio delle ali e che si riproduca un fattore K sulla destra». «Fmi potrebbe essere meno guardingo e più generoso». E anche Bossi è invitato ad essere della partita nella Bicamerale. Dove D'Alema pensa che si debba realizzare un sistema uninominale a doppio turno («La frammentazione politica ha come sbocco il presidenzialismo») dando «rappresentanza politica anche alle forze che non si coalizzano per 0 governo». Per quel che riguarda l'Ulivo «se diventa ora partito, muore». E questo vale sia per Prodi che per gli ulivisti del pds. Poi nega qualsiasi paragone con Craxi, che divise la sinistra e si mise con la parto più retriva della de, mentre lui ha unito la sinistra e si è alleato con la parte più avanzata dei cattolici. Per vmeere. La parte più articolata e anche più sofferta è stata, però, quella dedicata al partito riluttante a fare il salto nel futuro, lasciandosi alle spalle la «coperta di Linus» degli antichi riti e parole d'ordine. A furor di popolo, il pds (o quel che sarà) si porterà nel 2000 il canto dell'Internazionale che, nel sollievo generale, è risuonato al termine del discorso del segretario, accompagnato dall'intero congresso in piedi. Perché quel canto pare scritto apposta per questi tempi di economia «mondializzata» dove la sinistra deve «regolare lo sviluppo in una dimensione globale perché lo Stato nazionale è impari allo sforzo». E la misteriosa «Cosa ?» cosa sarà? Non un partito socialdemocratico, precisa D'Alema, perché oggi «sarebbe assurdo». Ma un partito che cerca i giovani. E comunque, frena, «non si può fare una svolta ogni tre mesi» e quindi avanti senza nuovi scossoni. Alberto Rapisarda LE FRASI CHIAVE «Serve un nuovo patto sociale. Più egualitario, meno corporativo, meno basato sul modello del maschio, adulto, lavoratore» «A quell'opposizione che si è riunita a Milano qualche giorno fa dico che la aspettiamo, perché venga in Parlamento. Per far valere, se ci riuscirà, le sue ragioni» «Non mi sentirei di dire che l'Ulivo non diventerà un partilo nel futuro. Non possiamo precludere questa possibilità...» «Vengoparagonato all'ex leader socialista: ma lui divise la sinistra. E si alleò con la destra della de contro le forze cattoliche più avanzate... Noi iìivece abbiamo unito la sinistra e ci siamo alleati con il mondo cattolico più avanzato per governare il Paese» «Questa volta ho trovato Cofferati più chiuso, più sordo rispetto alle esigenze di una riflessione critica del sindacalo e della sinistra. Ci vuole il coraggio di un'opera di rinnovamento» Qui accanto il segretario Massimo D'Alema durante il suo intervento al congresso ieri sera Nella foto piccola in basso l'ex presidente francese Mitterrand

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