Noto, è disgelo a Mosca di Anna Zafesova

Anche i russi affascinati dalla Dama di Ferro che offre la riduzione unilaterale delle forze in Europa Anche i russi affascinati dalla Dama di Ferro che offre la riduzione unilaterale delle forze in Europa Noto, è disgelo a Mosca La Albrìght tranquillizza Eltsin MOSCA NOSTRO SERVIZIO «Sono congelata», si è lamentata ieri Madeleine ALbright passeggiando sulla Piazza Rossa. Ma la prima visita del Segretario di Stato Usa a Mosca ò riuscita a sciogliere ili parte il gelo nelle relazioni tra il Cremlino e la Casa Bianca, generato dall'allargamento della Nato a Est. Un problema che rimane, ma che Mosca e Washington ora sembrano intenzionati a sbloccare. Due giorni di colloqui con il ministro degli Esteri lusso Evghenij Priinakov, uno dei più irriducibili oppositori dell'espansione della Nato, e con Boris Eltsin, che secondo la definizione della stessa Albright hanno portato «grandi progressi». Il disaccordo di fondo comunque rimane. Mosca è fermamente contraria all'adesione alla Nato di Paesi dell'Europa dell'Est, mentre Washington è altrettanto fermamente decisa a proseguire. Ma il Cremlino è disponibile a trattare per, come ha detto Priinakov ieri, «ridurre al minimo le conseguenze negative». Per convincere i russi che la Nato non ò più un pericolo la Albright ha portato a Mosca parecchie proposte. Innanzitutto la riduzione unilaterale da parte dei Paesi della Nato delle forze convenzionali, che è stata accolta positivamente. Poi - condizione essenziale per i russi - la promessa che l'Alleanza non dislocherà i missili nucleari ai confini dell'ex Urss. Infine, l'idea di una brigata congiunta di militari russi e delia Nato. La condizione posta dai russi è la stipulazione di un accordo tra la Russia e la Nato che dovrebbe precedere la decisione definitva dell'adesione all'Alleanza di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, attesa al vertice dei 16 Paesi nel luglio prossimo. E su questo punto la Albright ieri ha fatto una concessione importante: ha accettato la richiesta del Cremlino di un trattato «giuridicamente vincolante», mentre finora Washington aveva parlato solo di una «carta» che do¬ vrebbe limitarsi a definire i principi generali delle relazioni tra Mosca e Bruxelles. Un passo avanti molto importante, anche se il portavoce del Cremlino Serghej Jastrzhembskij si ò limitato a parlare di un «cauto ottimismo». Per sancirlo comunque, secondo la Albright, rimane ancora «parecchio da fare». Innanzitutto Priinakov insiste perché l'accordo venga ratificato da tutti i Paesi Nato e dalla Duma, mentre gli americani preferirebbero farlo firmare dai capi di Stato. Ma soprattutto Mosca esige di avere «voce in capitolo» nel consiglio congiunto Russia-Nato che dovrebbe venire creato in base al trattato. Primakov ieri ha tenuto a precisare di non chiedere il diritto a interferire in eventuali decisioni riguardanti la difesa collettiva: «Non abbiamo certo intenzione di attaccare la Nato». Il Cremlino però vuole poter influenzare le decisioni legate agli interessi russi. Rimane anche il disaccordo di fondo sul futuro della Nato. Secondo Mosca essa deve trasformarsi in una organizzazione politica con funzioni di pacificatore, mentre nella sua fonna attuale rimane una minaccia. Un'inquietudine che la Albright ha tentato di demolire: «Con l'espansione della Nato creeremo un nuovo assetto europeo, nel quale non si parlerà più di "voi" e "noi", perché "noi" saremo tutti dalla stessa parte». Argomento che in Russia, dove è diffusa l'opinione che l'Alleanza atlantica sia ancora mi suo nemico, non suona molto convincente. Comunque il debutto moscovita della Albright è stato un indubbio successo diplomatico e personale. Per l'occasione il Cremlino ha ab¬ bandonato i toni da guerra fredda che ultimamente assumeva affrontando l'argomento Nato. La signora della diplomazia Usa è riuscita perfino a strappare un sorriso al suo impenetrabile collega russo che si è detto sorpreso perché la «Dama di ferro» si è rivelata anche - nonostante la fama di antirussa di cui gode a Mosca - capace di soluzioni costruttive. Complimenti e battute anche da parte del presidente Eltsin che ieri ha ricevuto la Albright nel suo nuovo studio Ovale bianco e verde al Cremlino. Uno zar Boris msoli- tamente in buona forma - anche se estremamente dimagrito e pallido - che ha stretto vigorosamente la mano del Segretario di Stato dicendo di aver studiato la sua biografia e di accogherla con fiducia. Un colloquio di un'ora - di cui 20 minuti in russo - dopo il quale la Albright ha detto di non avere dubbi sulle capacità intellettuali del Presidente russo, «vivace, pieno di spirito e concentrato». Ha preferito invece non commentare le sue condizioni fisiche. Anna Zafesova Il segretario di Stato americano Madeleine Albright al Cremlino con Boris Eltsin Nella foto piccola il ministro degli Esteri russo Primakov (FOTO REUTER]