La Grande Marcia di Parigi di E. Bn.

Ma è polemica tra intellettuali e sinistra: non vogliamo essere strumentalizzati Ma è polemica tra intellettuali e sinistra: non vogliamo essere strumentalizzati La Grande Marcia di Parigi Oggi in centomila contro la legge Debré PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Centomila in piazza. E' la scommossa di artisti e intellettuali che oggi sfileranno per strade, piazze, boulevards parigini scandendo «No alla Legge Debré». La mobilitazione s'annuncia grandiosa. Malgrado gli ultimi dietrofront governativi sulla nuova legislazione antimmigrati, la cittadinanza pare voler seguire in massa i firmatari degli appelli - ormai decine, se non centinaia - che ne reclamano il ritiro puro e semplice. Dopo tormentosi rovelli, il ps ha deciso: appoggia l'iniziativa pur senza rivendicare la «disobbedienza civile». La sua presenza nel corteo sollevava ancor ieri malumore. Alcuni volevano addirittura «bandire» i politici, e la gauche nel suo insieme. Ma l'ipotesi di 2 manifestazioni separate era troppo nociva per la causa. Embrassonsnous, dunque, benché i distinguo abbondino. Se il leader socialista Idonei Jospin preferisce defilarsi (sfilerà, ma a Tolosa), Emmanuelle Béart - madrina dell'offensiva - dovrebbe fiancheggiare Danielle Mitterrand, Regis Débray l'ex premier Laurent Fabius, Georges Moustaki il segretario pcf Robert Hue. In Romania con Jacques Chirac, Gerard Depardieu ammonisce a non scambiare la sua assenza per disimpegno: «Le misure attuali mi trovano ostile». L'Europa che condanna da Strasburgo - 106 voti contro 101 - la normativa transalpina, vedrà insorgere una Francia che la cronaca del primo biennio chiracchiano voleva abulica, sospesa tra vecchie grandeurs e paure novelle, conservatrice e, diciamolo, xenofoba. Merito di Jean-Marie Le Pen. Espugnare un primo cittadino - Catherine Mégret - a Vitrolles, anonima cittadina persa nel Midi, quel 2 febbraio non sembrava notizia da choc nazionale. In fondo, Tolone, Orange, Marignane hanno già da tempo sindaci Front National. Le tre settimane intercorse null'altro provano che una formidabile inversione di tendenza. Miopi il governo, le sinistre, i media. Gli ultimi due recuperano frettolosamente il ritardo. Il primo soffre. L'inatteso corto circuito tra una estrema destra vittoriosa non solo a Vitrolles e disposizioni anticlandestini che potrebbero trasformare il cittadino in delatore gli è letale. Bastava accendere l'interruttore, mostrando come nel delicatissimo dossier immigrazione Juppé e Le Pen abbozzino convergenze. Ma più l'esecutivo insegue sul proprio terreno i'Fn, e meno si direbbe raccolga. Per citare Le Pen, «i francesi preferiscono l'originale alle imitazioni». Avventuratosi con eccessiva baldanza nell'inasprire misure e pene - anticostituzionali, si mormora - solo da mercoledì, Alain Juppé ne misura appieno i pericoli. Ma lungi dal disinnescare la bomba, la sua parziale retromarcia (autocertificazione per i titolari di visto provvisorio che lascino il domicilio in cui li si ospitava) infiamma gli oppositori. Firmano stilisti, psicologi junghiani, attori, postini, flic - per scongiurare il superlavoro? - medici, bibliotecari, massoni... L'elenco è interminabile. E i due milioni di volantini che il gollista rpr vorrebbe far distribuire entro domani «Sosteniamo Jean-Louis Debré» - per «controinformare» la pubblica opinione ne fotografano l'impotenza. Dura avere le star come nemici. Ironizzare sul tardivo risveglio socialista è possibile. Ma a prendersela con Carole Bouquet o Bertrand Tavernier che difendono un cinema francese reso formidabile dall'apporto degli stranieri, si rischia l'autogol. Quanto ai sondaggi, segnalano che 57 francesi su 100 sono favorevoli al progetto Debré. Infine, la Francia scopre un fenomeno nuovo: la petizionite. Ora impazza «firma selvaggia». «Opponiti anche tu». Intellettuali per lo spazio di un autografo, monsieur Ics o Madame Ypsilon apprezzeranno il brivido. [e. bn.]

Luoghi citati: Europa, Francia, Parigi, Romania, Strasburgo, Tolone, Tolosa