Fini: disco verde al confronto Polo-Ulivo

Il presidente di An approva l'offerta di Berlusconi a Prodi ed esclude che si vada al ribaltone Il presidente di An approva l'offerta di Berlusconi a Prodi ed esclude che si vada al ribaltone Fini: disco verde al confronto Polo-Ulivo «Sì agli accordi, ma chiari, nell'interesse del Paese» PROMA RIMA di mandare la lettera al congresso del pds Silvio ne ha parlato con me. Sapevo anche che ci sarebbe stato oggi l'incontro con Prodi. Io ho detto a Silvio che lo spirito dell'iniziativa non solo lo capivo, ma lo condividevo. Si stabilisce che l'opposizione è opposizione e la maggioranza è maggioranza, ma il fatto che questi due ruoli siano netti non può determinare l'esclusione di un dialogo e, se ce ne sono le condizioni, di un accordo su un grande obiettivo qual è l'ingresso dell'Italia in Europa. Anzi questa è l'essenza del bipolarismo, della democrazia dell'alternanza. Sia la lettera, sia l'incontro rispondono a questa logica». Gianfranco Fini è tornato al dialogo e dopo i duelli con Berlusconi delle scorse settimane non ha problemi a benedire l'incontro tra il Cavaliere e Prodi. Misteri della politica. Eppure lei, onorevole Fini, è considerato la bestia nera del dialogo. «E' un luogo comune. Il dialogo tra D'Alema e Berlusconi deve essere chiaro. Noi siamo opposizione perché lo hanno deciso gli elettori. Se questo rimane chiaro non è difficile metter insieme una strategia comune con Berlusconi. Se, invece, ci sono mosse tattiche o strategiche che non sono limpide allora 10 sono indotto ad intervenire per chiarire. Quello che io non voglio è la confusione». Beh, c'è pure la paura di Ari che tutto questo determini un quadro di governo diverso, magari basato sul taglio delle ah... «E' solo un'utopia che coltiva qualcuno che vuole un'alternanza tra sinistra e centro. Non mi scandalizzo. Sono i leaderini che affollano il centro che non si sono rassegnati all'idea che il bipolarismo italiano si svolga tra un centro-sinistra e un centro-destra. E' un'utopia e tale rimarrà». Neppure Berlusconi la vuole? «No, perché questo bipolarismo è nato con lui». Ma se eravate d'accordo perché ci sono state le incomprensioni di queste settimane? ((Guardi, l'importante è che la strategia sia una. E che l'eventuale accordo non smentisca i principi dei due schieramenti, gli impegni con gli elettori. Ecco perché è chiaro che 11 Polo deve fare l'opposizione alla manovrina se questa viene fatta con il contributo di solidarietà, cioè una tassa mascherata. Così come il problema dell'eventuale anticipo della finanziaria non è un problema di tempi di calendano, ma di contenuti. Alla reciproca buona volontà al dialogo deve poi affiancarsi un accordo nel merito». Insomma, dialogo sì, ma nessun ribaltone... «Non per nulla Berlusconi dice: "Non voghamo infilarci di soppiatto nella maggioranza". Poi, dato che non siamo nati ieri, è evidente che dalla strategia politica, dalla possibilità, se c'è, di arrivare ad un'intesa possono derivare delle conseguenze politiche. Ad esempio, nella maggio- ranza c'è chi capisce che di fronte ad un interesse nazionale bisogna arrivare non solo ad un dialogo ma ad un accordo. Linea Ciampi, tanto per capirsi. Ma c'è anche chi vede un'ipotesi del genere come fumo negli occhi. Bertinotti e non solo lui. Se Cofferati dice le cose che ha detto oggi al congresso del pds, vale più di tre ministri...». Lei ha parlato di conseguenze politiche. Quali? «Può essere che qualcuno nella maggioranza dica: "Noi non ci stiamo". Ma la strategia dell'opposizione non deve puntare a questo. Se ci sono delle conseguenze del genere, ci sono, punto e basta. Non è che noi vogliamo fare il ribaltone. Il problema riguarda loro, mica noi...». Ma gli elettori capiranno questa vostra strategia? «Se non tradiamo i nostri principi in un possibile accordo, sì. Se c'è un'intesa sui contenuti nessuno potrà rimproverarci di aver lavorato per mettere in difficoltà la maggioranza. Se poi con un'iniziativa politica si mettono in evidenza le contraddizioni della maggioranza, questo è un altro discorso...». Lei non esclude un Prodi Bis, per dirne una, ma non lo mette ah'ordine del giorno? «Ohhhh. Finalmente. Quando dicevo qualche giorno fa che il Polo deve darsi una strategia, intendevo queste cose». Qualcuno, però, oggi sui giornali l'ha definita tiepido sulla lettera del Cavaliere al pds. «Fini tiepido? Non è vero un cazzo. Ho dichiarato: condivido lo spirito della lettera, che dovrei dire? Che condivido anche le virgole?». E la diffidenza di queste settimane? «Vede, ?e la politica è fatta solo del giorno per giorno e quindi, in qualche modo, sei costretto a commentare le iniziative altrui, a porti dei problemi di visibilità, se è tattica, per intenderci, è chiaro che può esserci una diversificazione. Se, invece, si imposta una strategia di medio-lungo periodo viene meno non tanto la diffidenza, quanto la possibilità di non comprendersi». Insomma, in queste settimane non era chiara la strategia di Berlusconi? «Dico solo che l'abbiamo messa a punto meglio negli ultimi tempi. Dopo che ne abbiamo parlato a lungo, tutto è diventato più chiaro. C'è una strategia univoca, oserei dire l'unica possibile: quando mai si è vista un opposizione che rappresenta il 45% delle forze parlamentari, il 51% degli elettori che non si pone il problema di una strategia politica per ottenere dei risultati. Non si può pensare che una forza del genere abbia lo stesso atteggiamento di un'opposizione del 6-7-8% che va a testa bassa, velleitaria. Anche perché si è dimostrato che più un'opposizione è velleitaria e...» ... E più non ottiene risultati? «Ohhhh!». Eppure D'Alema dice che non riesce ad impostare un dialogo con lei: e pensare che lo vorrebbe visto che considera Berlusconi un pob'tico anomalo, mentre lei dovrebbe avere il suo stesso interesse a realizzare un sistema bipolare... «Mi pare un po' semplicistico, ma c'è del vero. D'Alema è uno che crede al bipolarismo e sa che non può realizzarlo senza la destra. Non guarda a noi perché è buono, ma perché è nel suo interesse: sia in Parlamento che in un referendum ci potrebbe essere la sconfessione di un accordo che non ha una maggioranza sufficentemente solida. Tra l'altro questo è un Parlamento difficile da guidare: il siluramento della legge Rebuffa lo dimostra. Il problema è vedere se l'interesse di D'Alema è anche il nostro...». Ha qualche dubbio? «No. Ci mancherebbe altro che la destra si autoescludesse da un progetto di ricostruzione della casa comune. Noi siamo stati in passato quelli più inclini a riconoscere alla sinistra un cambio di marcia. Il problema, però, è quello di tenere ben ciliari quali sono i principi a cui deve attenersi una riforma. Non possiamo entrare nella Bicamerale con lo spirito dei saldi di fine stagione. Si entra nella Bicamerale perché non ci sono altre possibilità, ma si fissano delle colonne d'Ercoìe. Ognuno dovrà fare dei passi avanti, ma finora mi sembra che sono stati fatti più passi da questa parte che non da loro. Anche loro debbono sforzarsi». Che gliene pare di questo pds. E' cambiato? «Io ai congressi del pei non ci sono mai stato, ma che ieri in quel congresso ci fòsse qualcosa di poco assimilabile ad una coreografia comunista, mi sembra evidente. C'era il rosso ma è anche in tanti movimenti di sinistra in Europa. Così come è evidente che ha ragione Bertinotti a dire che in Italia c'è una sinistra antagonista, classista, legata a ceni miti e ce ne è un'altra, invece, di tipo socialdemocratico». D'Alema non la giudica coraggioso. E lei come lo giudica? «Io non do voti. Semmai il suo limite può essere riassunto in una domanda: riuscirà a realizzare le sue buone intenzioni, o no? Domani me lo vado a sentire. Ma davanti ha un bivio. Detto brutalmente: nel momento in cui dovrà scegliere tra riforme votale da una larga maggioranza della Bicamerale ma non da una maggioranza sufficiente a salvare il governo Prodi, cosa farà D'Alenici.' Idem sullo Stato sociale. Io credo che alla fine giocherà la sua partita solo su un fronte, quello delle riforme. Non credo che sia così ingenuo da pensare di poterle vincere entrambe. Senza contare che Ha già perso la partita sulla Cosa Due, che non c'è». Quindi, dal dialogo a due, al dialogo a tre: D'Alema, Berlusconi e adesso anche Fini... «Perché a tre e non a quattro, a sei? Un asse politico a due non sta né in cielo, né in terra. Perché i due, che sono tutt'altro che ingenui, sanno che è interesse anche loro che raccordo non venga visto come una sorta di mercato tra loro, ma Lume un punto d'intesa che ha il conse „^ di tanti. E quindi la partita nuli e neanche a tre, perché se il mio disegno fosse solo quello di avere un posto in più a tavola, sarei davvero un po' miope, no?». Qualcuno pensa che Berlusconi parli di compromesso pensando al suo conflitto di interessi o alla giustizia. «Queste sono mascalzonate. Ma proprio perché esiste questo modo di ragionare bisogna essere intransigenti sui principi». Ma nel suo difficile rappoito con Berlusconi non c'è anche il tentativo di logorarne la leadership nel Polo? «Finché c'è il Polo la leadership e di Berlusconi. Semmai il problema e cu allargare il Polo. Io credo che noi dobbiamo farlo verso Cossiga, verso Segni e verso altri, ma questo noi» lo si può fare contro Berlusconi». Arriveremo un giorno al bipolarismo D'Alema-Fini? «Se il bipolarismo va avanti. Se si creano delle coalizioni omogenee. Se nasce una vera democrazia dell'alternanza. E se gli elettori saranno d'accordo, perché sono loro quelli che contano. Perché escludere a priori un bipolarismo del genere?». Candiderebbe, come dice Ferrara, Berlusconi a Milano? «Ne capisco le ragioni, ma poi dovrebbe stare per quattro anni a governare Milano. Vale anche pei me a Roma. Quindi, meglio di no». Augusto SVIinzulini fi £ Noi siamo opposizione. Ma di fronte a un interesse nazionale come l'ingresso in Europa non possiamo dire a cuor leggero è un problema solo di Prodi: se stiamo fuori ci rimettiamo tutti L'importante è non rinunciare mai ai principi fondamentali dei due schieramenti spp fi fi Può anche succedere che qualcuno nella maggioranza dica: «Non ci stiamo» Ma la nostra strategia non deve puntare a questo: non vogliamo la testa del premier A queste condizioni, gli elettori capiranno e saranno dalla nostra parte nj j D'ALEMA «Sa che è impossibile realizzare il bipolarismo senza la destra Ma bisogna vedere se i nostri interessi coincidono» BERLUSCONI «Ho discusso a lungo in questi giorni con lui e adesso posso dire che il Polo ha finalmente una strategia»

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