Lampi gamma in cielo di Piero Bianucci

ASTROFISICA ASTROFISICA Lampi gamma in cielo Un fenomeno che resta misterioso Q UANDO esplode, una bomba atomica emette la sua energia in un milii di d i con precisione un oggetto cosmico che emetta quei lampi. Bene: forse siamo finalmente iii t td Il Il satellite «Beppo Sax» è una creatura dell'Agenzia spaziale italiana e, come si è detto, è nat il il i i ancora qualche traccia lascdal lampo gamma. I tre pisono intervallati da 9 seco itità di 4500 550 Q UANDO esplode, una bomba atomica emette la sua energia in un milionesimo di secondo, in gran parte sotto forma di raggi gamma. Al tempo degli esperimenti atomici nell'atmosfera, una rete di satelliti serviva ai russi e agli americani per sorvegliarsi a vicenda. Talvolta però i satelliti segnalavano raggi gamma anche in assenza di test nucleari. Si scoprì allora che lampi di raggi gammma si verificano quasi ogni giorno in remote plaghe dell'universo, ma ancora oggi non sappiamo quale sia la loro origine. Certo sono lampi che ci parlano di eventi terribilmente violenti perché giungono da enormi distanze e durano talvolta alcune decine di secondi. Gli astrofisici li chiamano Grb, Gamma Ray Burst. E vorrebbero sapere da dove vengono, che cosa li causa. Finora non sono riusciti a stabilirlo. C'è chi ritiene che la loro origine sia dentro la nostra galassia e chi invece pensa che arrivino dalla profondità degli spazi extragalattici in seguito a colossali esplosioni. Per sciogliere il dilemma bisognerebbe riuscire a identificare Il satellite «Beppo Sax» è una creatura dell'Agenzia spaziale italiana e, come si è detto, è nato per osservare il cielo in raggi X: gli strumenti che ha a bordo gli consentono di farlo su tutto lo spettro di questa radiazione, dagli X «molli» (cioè di bassa energia) agli X «duri», che confinano con i raggi gamma. Il problema è che quando si arriva a lunghezze d'onda così piccole e a frequenze così elevate, le radiazioni si comportano più come particelle che come onde, e quindi gli strumenti non possono focalizzarle. Di conseguenza le indicazioni sulla loro direzione di arrivo diventano molto approssimative. «Beppo Sax» però imbarca una serie di strumenti che, usati in cascata per restringere via via il campo, hanno permesso di localizzare la sorgente gamma. Le operazioni di ripuntamento con satelliti nei casi normali richiedono un paio di settimane. Così i telescopi arrivano a guardare nella stalla quando ormai i buoi sono scappati. Ma questa volta la rapidità delle operazioni è stata tale che ci sono buone speranze di scoprire ancora qualche traccia lasciata dal lampo gamma. I tre picchi sono intervallati da 9 secondi, con intensità di 4500, 5500 e 700 conteggi per secondo. Lanciato il 30 aprile dell'anno scorso e in funzione dal 22 settembre '96, «Beppo Sax» ha già compiuto più di quattromila orbite intorno alla Terra, ha riversato 100 gigabytes di dati e ha fatto 320 osservazioni di 89 sorgenti. I primi risultati, presentati qualche settimana fa al Cnr, sono molto interessanti: per galassie attive e quasar i dati sembrano confermare l'esistenza nel loro cuore di buchi neri giganteschi (milioni di masse solari); le immagini X di campi profondi stanno rivelando sorgenti remote (probabilmente quasar) che contribuiscono alla radiazione X che permea l'intero universo; si è anche osservata la radiazione X proveniente da corone stellari, da pulsar e dal centro della nostra galassia. Un bottino promettente per i primi sei mesi di un satellite che dovrebbe avere davanti a sé 4 anni di vita. Bene: forse siamo finalmente vicini a questo traguardo. Il satellite italiano per lo studio del cielo in raggi X «Sax», soprannominato «Beppo» in ricordo di Giuseppe Occhialini (un fisico che fece ricerche e scoperte pionieristiche nel campo dei raggi cosmici), l'il gennaio, alle 10,43 ora italiana, ha registrato un potente lampo gamma nella costellazione del Serpente, con tre picchi di emissione in 50 secondi. Il gruppo del Cnr di Frascati guidato da Enrico Costa ha avuto i riflessi pronti: in 16 ore soltanto è riuscito a ripuntare il satellite sulla sorgente gamma e a determinarne la posizione con una precisione mai raggiunta: un trecentesimo di grado, cioè un seicentesimo del diametro apparente della Luna. Non basta: due sorgenti X sono chiaramente visibili nelle immediate vicinanze, e una di esse, la più forte, potrebbe nascondere il misterioso oggetto che ha emesso il lampo gamma. Satelliti e telescopi sparsi per il mondo stanno ora frugando quell'angolo del cielo. Piero Bianucci

Persone citate: Enrico Costa, Gamma Ray Burst, Giuseppe Occhialini