DA BERLINGUER A D'ALEMA IL PDS FUORI DAL GUADO di Edmondo Berselli

DA BERLINGUER A D'ALEMA IL PDS FUORI DAL GUADO r-c DA BERLINGUER A D'ALEMA IL PDS FUORI DAL GUADO r-c II dibattito sulla trasformazione del partito HE ci sia una continua inclinazione del pds a rivedere la propria storia è noto da tempo. Luciano Violante ha aperto il fuoco contro il compromesso storico, definendolo «errore necessario»; poi Massimo D'Alema ha impegnato il suo peso politico per cominciare una certa opera di revisionismo sulla figura di Craxi. Mentre il partito si approssimava all'appuntamento del congresso, sono apparsi due volumi incentrati su una riflessione che prende in considerazione il periodo dal 1976 a oggi. Il saggio di Alberto Asor Rosa, La sinistra alla prova, nasce da una considerazione piuttosto classica, secondo cui la politica italiana è stata plasmata dal confronto politico fra cattolici e comunisti, e dalla configurazione che questo confronto ha assunto storicamente. Poste queste premesse, non stupisce che lungo il volume si dispieghi un giudizio largamente positivo su Aldo Moro, «il più iUuminato e innovatore dei dirigenti democristiani», dotato di «senso strategico, visione d'insieme dei problemi, preoccupazione reale per i destini della nazione e dello Stato». LA SINISTRA ALLA PROVA Alberto Asor Rosa Einaudi pp. 275. L 18.000 VENTANNI DOPO Giuseppe Vacca Einaudi pp. 252. L. 18.000 Enrico Berlinguer I saggi dì Asor Rosa e Vacca discutono scelte, traguardi, ritmai, errori: aperto confronto su Craxi 0 ! N A> L E \ \ e il compromesso storico r-c 20 * 2Ì FEBBRAIO » Congresso della Quercia si apre oggi al Palaeur romano Repubblica, che con la cooptazione dei comunisti nell'area di governo aveva esaurito l'ultima risorsa disponibile. Dopo, occorre fare i conti con il psi di Craxi, sottoposti a una «mutazione morfogenetica». Asor Rosa dipinge un ritratto del segretario socialista come di un uomo politico di grande intelligenza («non so se si possa parlare di genio») che usa tutte le sue risorse per scardinare le convenzioni politiche che reggevano la politica italiana, a partire dal rapporto di conflitto/ confronto fra de e pei. Non c'è un Craxi buono e un Craxi cattivo. C'è invece un uomo politico che per aprire uno spazio di sopravvivenza al suo partito lo colloca in una posizione fortemente anticomunista, con ima polemica costante e aspra, e nello stesso tempo comincia ad approfittare della collaborazione governativa con la de per conquistarsi segmenti di potere, strappandoli al controllo dell'alleato. E' in quel momento che comincia l'autoriflessione del pei, almeno dal punto di vista culturale: viene posto sul tappeto il problema «se si potesse conseguire un livello più alto di efficienza e di funzionamen¬ «narrazione storica» di Asor Rosa, bensì con un'analisi di sistema. Vacca osserva una crisi, cominciata negli Anni Settanta, in cui i soggetti della sinistra «non vedono» la crisi dello Stato sociale. Questa incapacità di registrare la morfologia della crisi induce la sinistra a una interpretazione della crisi come crisi dello sviluppo capitalistico. E ciò è all'origine anche dell'incomprensione rispetto all'ondata neolìberista. La sinistra vede infatti nel neoliberismo «un oscuro disegno reazionario» senza coglierne gli aspetti di dinamismo economico e sociale. Il giudizio di Vacca è tagliente: «Del complesso scenario degli Anni Ottanta, fino all'86-87 il pei non colse gli elementi essenziali» giungendo sempre un momento dopo l'evoluzione della realtà. Dietro i ritardi della sinistra, insomma, c'è quasi sempre un elemento di politicismo che tradisce l'analisi, e quindi l'azione nella realtà. Anche il compromesso storico, a ripensarci, era uno strumento del passato per tentare di reagire a una trasformazione sociale inedita. L'incontro fra Moro e Berlinguer e la nascita della solidarietà nazionale costituiscono in questo senso una delle risposte possibili dopo le elezioni del 1976, in cui si erano avuti «due vincitori». Entrambi pensavano che in caso di nuove elezioni si sarebbe osservato un nuovo rafforzamento della de come anche del pei, che avrebbe potuto produrre una situazione caratterizzata dalla possibilità di veto reciproco fra i due partiti. La scelta è la grande coalizione: «Tutti gli sforzi dei due uomini politici convergono nel tentare di canalizzare dentro uno schema perfettamente non-bipola¬ to del governo, non contraendo ma allargando la base della democrazia». Cioè la cultura del pei, soprattutto attraverso le esperienze delle riviste Laboratorio politico e Sfato e mercato, si prepara all'appuntamento con il governo. Obiettivo che per essere raggiunto implica la trasformazione del pei gestita da Occhetto, il passaggio attraverso il fuoco del fallimento catastrofico della politica italiana, e la sconfitta disastrosa del pds e dei suoi alleati contro la nuova alleanza di destra, su cui si spostano «circa due terzi dei voti de e la quasi totalità dei vo- re la crescente, obiettiva polarizzazione del Paese». Secondo Asor Rosa il compromesso storico e la sua realizzazione politica, cioè i governi con la partecipazione del pei, rappresentano l'ultimo momento in cui la politica mantiene una qualità adeguata alla durezza dei problemi. Con l'inizio dei terribili Anni 80 comincia una fase che a suo giudizio rappresenta «la lunga, estenuante, sconvolgente, catastrofica» discesa agli inferi della Repubblica; quindi non l'avvio di un nuovo ciclo, ma la drammatica consumazione della Prima ti socialisti... Craxi dimostra di avere ben lavorato per la destra profonda italiana». Al termine di questo tragitto non di rado drammatico, la sinistra italiana è una «sinistra tricipite»: pds, Rifondazione comunista, sindacato. E' la fine dell'unità, oppure l'inizio di un intreccio di relazioni necessariamente attraverso il quale si riflettono politicamente i nuovi problemi? Potrebbe essere questa la domanda di fondo a cui offre una risposta il saggio di Giuseppe Vacca Vent'anni dopo. Ma la risposta di Vacca non è espressa attraverso la Edmondo Berselli