LA VERGINE DI MANILIO POETA DELLE STELLE

LA VERGINE DI MANILIO POETA DELLE STELLE LA VERGINE DI MANILIO POETA DELLE STELLE IL POEMA DEGLI ASTRI Manilio Fondazione Valla Mondadori pp. 385 L. 48.000 ABILI indizi biografici continuano a distanziarci dal poetacosmologo Manilio, autore degli Astronomica. Non siamo certi neppure del nome: Manilio, Manlio, Marco Manilio, Manilio Boezio, Manilio Antioco, Manilio Antiocheno... Altrettanto controverso il luogo di provenienza: forse mediorientale. Più attendibile la collocazione storica, tra Augusto e Tiberio, a ridosso di personaggi imponenti che vanno da Mecenate a Virgilio, a Ovidio. Una sola volta egli spicca nella letteratura latina superstite per quel che verosimilmente ebbe a rappresentare: il passo in cui Plinio il Vecchio, discorrendo dei vari tipi di creta, e in particolare della «creta argento», buona per tracciare la linea del traguardo sulla pista del circo e buona per «trattare i piedi di coloro che, importati via mare, vengono messi in vendita all'asta», ne conta tre di schiavi riscattati dalla dignità intellet¬ pseudo-astrologo caro alle muse, Arato, e un vago rapsodo di vita rustica, Nicandro di Colofone. E aggiunge: «Le persone di cultura sanno perfettamente che Arato era ignaro di astronomia e che ha parlato di stelle in versi di grande eleganza, e così pure Nicandro di Colofone, lontanissimo da ogni pratica agricola, scrive in maniera eccellente per aver doti di poeta, non di agricoltore». - Un alibi di ferro che tuttavia soddisfa parzialmente le ambizioni di Manilio. Lui, le meraviglie del mondo siderale, oltre che trasporle in tarsie alessandrine, vuole indagarle e decifrarle con i mezzi concettuali di cui dispone. Una sorta di puntiglio etico, dovuto alla formazione stoica, gli impedisce di attingere pigramente ai repertori acquisiti. Se sbaglia, sbaglia in proprio. E davvero non gli difetta la consapevolezza di muoversi con orgogliosa autonomia nel coro dei sapienti: «.Una mia storia narrerò, a nessuno dei vati dovrò la mia bocca, / e non un plagio, ma un'opera autentica ne uscirà». E più avanti: «Questo è l'argomento che con l'aiuto di Dio vorrei / innalzare alle stelle, né tra la folla, né per la folla costruirò il mio poema». Il viaggio è dunque quello di uno spirito solitario, di accento profetico, che trova la felicità dove gli altri, per eccesso di clamori e di passioni, la perdono. IL POEMA DEGLI ASTRI Manilio Fondazione Valla Mondadori pp. 385 L. 48.000 tuale: Publilio, cultore del teatro mimico, Staberio Erote, cultore di scienza grammaticale, e il Manilio cultore di scienze astrali appena resuscitato grazie alla Fondazione Valla e a un trio di studiosi affilatissimi: Enrico Flores per l'edizione critica, Riccardo Scarcia per l'introduzione, la traduzione, il commento, e Simonetta Feraboli per le note che consentono di risalire alle fonti scientifiche dell'universo descritto nel poema: Cleomede e Tolomeo innanzitutto; ma anche, in via diretta o mediata, Eudosso, Ipparco, Posidonio. Quanta importanza assumono allora nel testo il bagaglio speculativo, la quotidiana dimestichezza col cielo stellato, la vocazione esoterica? A occhio e croce molto meno di quel che Manilio ama credere; e non per nulla i curatori sono spesso costretti a segnalare approssimazioni di calcolo e illazioni dilettantesche, a separare il piano inclinato della favola dal sapere codificato, a marcare l'istanza estetica - questa sì legittimamente dominante - negli Astronomica. Del resto Manilio era incoraggiato ad avventurarsi fuori le mura da una solida consuetudine: mettere in versi, purché attraenti, qualsivoglia disciplina accendesse l'estro; e lo stesso Cicerone, interessato a estendere i liberi pascoli dell'oratoria, si compiaceva di teorizzare la subordinazione del tema alle iridescenze stilistiche dello scrittore, chiamando a testimoni un altro

Persone citate: Arato, Boezio, Cicerone, Delle Stelle, Enrico Flores, Riccardo Scarcia, Simonetta Feraboli