CLARISSA, SCHIAVA D'AMORE PIÙ' SEDUCENTE DI PAMELA di Masolino D'amico

CLARISSA, SCHIAVA D'AMORE PIÙ' SEDUCENTE DI PAMELA CLARISSA, SCHIAVA D'AMORE PIÙ' SEDUCENTE DI PAMELA // capolavoro di Richardson tradotto daMasolino d'Amico UE STO è un invito a leggere uno dei capolavori assoluti della narrativa di tutti i tempi e un ringraziamento a Masolino d'Amico per averlo reso accessibile al pubblico italiano con una strenua e finissima traduzione arricchita da un'acuta ed elegante introduzione. Badate: si tratta di un invito piuttosto impegnativo, poiché Clarissa di Samuel Richardson ammonta, nell'edizione integrale italiana, a 2858 pagine. Certo, i tempi di lettura, non meno di quelli di vita, si scandivano più distesamente nel Settecento, e tuttavia vale la pena di cimentarsi con un libro di singolare fascino. Clarissa Harlowe - questo il titolo originale - venne pubblicato in più volumi nel 1747 e '48. Richardson, nato nel 1689 e morto nel 1761, aveva già al suo attivo un altro classico, tuttora il suo testo più proverbiale, Pamela, apparso nel 1740 e '41. Pure, siamo in molti a ritenere che Clarissa, come Pamela fondato su una struttura epistolare, rimanga la sua opera maggiore e forse il più grande romanzo del Settecento inglese. A differenza di Pamela, con il suo lieto fine che culmina nel matrimonio della protagonista, in Clarissa lampeggia la tragedia. La vicenda, banalmente riassunta, può sembrare abbastanza lineare. Clarissa, una giovane di elevata famiglia e di bellezza e virtù quasi angeliche, si innamora, o si infatua, di un giovane seduttore senza scrupoli, Robert Lovelace, contro il volere della famiglia. Lovelace la rapisce e la porta in un bordello, fingendo che si tratti di una casa rispettabile. Quando Clarissa scopre la verità, rifiuta il pentimento di Lovelace e il matrimonio riparatore, e muore di vergogna. Lovelace affronta in duello il cugino di Clarissa, il colonnello Morden, e va così egli pure incontro alla morte. In teoria, Richardson intese proporre un grande apologo morale: che cosa di più edificante si può immaginare della morte di Clarissa che perdona Lovelace e invoca Gesù, e della morte espiatrice del seduttore? In realtà, Clarissa, grazie all'efficacia di ciò che un sottile critico quale George Steiner ha definito r«indiretto» nel romanzo inglese a proposito della dimensione erotica, si presenta complesso, ambiguo e persino torbido, a dispetto della compunzione del suo autore. Nelle sue lettere confessione, Clarissa si propone indubbiamente, a cominciare dal nome, quale modello di verginale purezza; Lovelace (anche qui, rammenta d'Amico, con il suo nome simbolico, - suona come loveless, «senza amoro» - che ci riporta altresì a un poeta d'amore del Seicento inglese, Richard Lovelace) emerge nelle vesti di un libertino cinico e senza principi. Ma la giovane donna è schiava della famiglia, in particolare di un padre onnipotente quale il Dio del Vecchio Testamento, mentre per l'intero clan degli Harlowe ciò che davvero conta è il danaro. Così, Clarissa rivendica la sua libertà di scelta, grida in una lettera contro il principio di AUTORITÀ'! scritta in maiuscolo e con il punto esclamativo. Non solo: quando il subdolo fratello invita Solmes, che la famiglia vuole imporle come marito, a prendere la mano della «ribelle», essa se ne svincola chiedendo con quale diritto un simile gesto le venga imposto. Ecco un gesto rivoluzionario nel contesto di quell'ambiente sociale, sarebbe il caso di dire pre-femminista. Del resto, in una lettera alla madre, Clarissa scriverà che, con Lovelace, essa crede di ricomporre la «prima coppia», cioè Adamo ed Eva. In quanto a Lovelace, egli assomma in sé numerose identità. Sappiamo fin dall'inizio dei suoi raffinati interessi letterari, che irritano l'ottuso fratello di Clarissa: il giovane Don Giovanni, più simile al Don Juan di Molière che al diabolico cavaliere di Mozart, va giudicato un libertin nel senso francese o, come qualcuno ha osservato, un allievo di John Locke, dell'apoteosi della ragione. Lovelace si innamorerà a suo modo di Clarissa, unica donna reale della sua vita. Ma il nocciolo vero sta nel suo tentativo di risvegliare l'angelo alle pulsioni dell'eros, portandola dal cielo in terra. Sotto questo profilo, l'episodio del bordello acquista paradossalmente un senso, e il luogo di perdizione si trasforma in un santuario dell'amore, l'unico spazio per la libertà totalizzante della passione, una salvaguardia come, specularmen- // rapimento, il bordello, la morte e l'espiazione nell'Inghilterra del 700 "SADE E DIDEROT —I I rlier Isegni astrologici legati al corpo umano: al Cancro tocca il torace alla Bilancia le natiche tamento pressoché umano delle figure che influenzano il nostro destino (le costellazioni hanno pace e mescolati litigi). E poco importa se, navigando negli spazi interstellari, echeggia o altera dottrine e competenze specifiche; se prende da Lucrezio, Sesto Empirico o Porfirio unicamente ciò che la fantasia esige. La tavola allegorica è ormai pronta per l'uso, con qualche variante ornamentale: come i segni astrologici abbinati non ai pianeti, secondo la tradizione, bensì alle divinità dell'Olimpo greco-romano. E sapidamente maniliana è la suddivisione dei poteri astrali in rapporto alle povere membra dell'uomo: l'Ariete, capofila di tutta la schiera, ha avuto in sorte / la testa, e come sua pertinenza la bellezza del collo I il Toro... E via via tocca ai Gemelli la tutela delle braccia, al Cancro il torace, al Leone le scapole, alla Vergine i fianchi, alla Bilancia le natiche, allo Scorpione l'inguine, al Centauro i femori, al Capricorno le ginocchia, all'Acquario le gain*be, ai Pesci gli arti inferiori... Un poliambulatorio celeste attivo ventiquattr'ore su ventiquattro che ci rassicura dopo duemila anni di salute effìmera. Sappiamo finalmente con chi sottoscrivere il patto di prevenzione e quale specialista sollecitare in caso di bisogno. Diligentemente, gradualmente (non gli dispiace affatto che la sua opera vada a situarsi nel comparto della poesia didascalica), Manilio illustra il suo atto di fede: contro Leucippo, Democrito ed Epicuro; contro la filosofia atomistica, contro le bizzarrie del Caos, trionfa l'idea di un cosmo retto e protetto da una mente ordinatrice, da un'eterna, ancorché misteriosa, armonia. A quella «misteriosità» il poeta-scienziato intende dedicare il suo duplice impegno: sedurre i raffinati degustatori di similitudini, di pittoreschi paesaggi mitologici, di leggende ellenistiche (ad esempio, la Via Lattea: leggenda tenera, che rivoli di denso latte siano fluiti dal niveo / seno della regina degli dèi e abbiano tinto U firmamento I del loro colore), e istruire i devoti fruitori di oroscopi. Ai quali ultimi non si limita a partecipare le risultanze dello zodiaco. Manilio li induce a riflettere sulla natura apparentemente contraddittoria delle cose Idiscordia concors), sull'intimo linguaggio degli astri, sul compor- Giuseppe Cassieri

Luoghi citati: Inghilterra, Sesto