Emozionarsi nel buio

Emozionarsi nel buio Emozionarsi nel buio SPERDUTE nel buio», il volume con le 77 recensioni cinematografiche di Mario Luzi, a cura di Annamaria Murdocca, uscirà la prossima settimana nelle edizioni di Rosellina Archinto. Il «critico coatto», ma amante di cinema, non fa lo schizzinoso, tiene conto del pubblico al quale si rivolge. Dai buoni gialli americani, dai western appena originali, tira fuori tutto quel che può. Non arretra di fronte ai Figli di nessuno di Matarazzo; anche se non avalla frodi in commercio né polpettoni fini a se stessi. E mette in guardia dall'ultimo Disney, diventato «maestro di feste patronali», come dimostra Alice. Più si impegna quando ha di fronte un Umberto D., che trova «in certe parti opprimente», nonostante lo «stile sostenuto» di De Sica; o Roma ore / f di De Santis, dove «la ripresa grezza e inerte della realtà» non conduce a nulla. Assai meglio Le ragazze di piazza di Spagna, per la freschezza che vi ha infuso Emmer; o, su altro versante, Achtung! Banditi! di Lizzani, «un uomo nuovo il quale lascia molto sperare». Molta attenzione agli attori, dal girandolesco José Ferrer di Orano al grandioso Orson Welles di Ote//o; e soprattutto alle attrici: Jane Russell è «indubbiamente atomica», Greer Garson «tutta affogata nel suo miele», Judy Holliday «ha vita e estro», pur in «una povera cosa» come Nata ieri. Con qualche curiosa distrazione: come per Ava Gardner in Pamela e soprattutto Liz Taylor in Un posto al sole. Entrambe ignorate. [g. e] «Marilyn come attrice non mi dava granché, però mi ha ispùato ima poesia: è l'immagine della doìuia sacrificale» Sembra quasi scusarsi, l'autore del Quaderno gotico, di quelle note che buttava giù al bar, dopo essere uscito dal cinema, per darle subito al giornale. E qualche volta il bar era Le Giubbe Rosse, dove era nata tanta letteratura italiana negli Anni 30, e dove le ultime pagine scritte sarebbero state proprio quelle recensioni. «Ci trovavamo là, o al Paskowski. Non c'erano più molti lette- rati, nel 1950, avevano trasmigrato Montale, Gadda, Vittorini, Pratolini. Ma l'abitudine di fermarci là, con Rosai, Parronchi, Bigongiari, c'era ancora». In compenso, in quei film, c'erano tante belle attrici. «Ah, le attrici. L'attrice è una creatura perenne, anche nel cinema la cercavamo: a cominciare dalla Garbo. L'ho vista come l'immagine femminile che esprimeva - giornale era un peso. Ma era un periodo interessante: di ripresa, specie per il cinema americano, anche se di declino, per il neoreahsmo italiano e francese». Perché recensiva anche film come Cameriera bella presenza offresi e O.K. Nerone! «Perché non avevo un vice, dovevo recensire tutto. Se saltavi un film, i proprietari delle sale protestavano».

Luoghi citati: Orano, Roma