...Perché SANREMO è...veleno di Stefania Miretti

Sono tutti nervosi. Papi picchiato e Chiambretti s'infiamma: il festival sono io Sono tutti nervosi. Papi picchiato e Chiambretti s'infiamma: il festival sono io Perché SANREMO • • • è... veleno SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Piero Chiambretti, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto? Era senza voce come Pippo Baudo, si esprimeva come Valeria Marini («Le cifre designano un successo da un insuccesso. Sembro la valletta di Bongiorno? Nessun problema, sono a disposizione»), pensava come Mike («Ho dimostrato che anche una telepromozione può essere vissuta in modo gradevole»). E' chiaro, una metamorfosi sta avvenendo sotto i nostri occhi, e non è quella contemplata dal copione: sul quale sta scritto, davvero, che il quinto giorno l'angelo si muterà in demonio e si collegherà in diretta dagli inferi dove potrà finalmente dire tutto ciò che pensa. Cose del genere: «Mike è il salumiere dell'etere, la Marini è un'anguilla marinata» e, un po' meglio, «Ferré è il vero eroe di questo Festival, continuo a pensare a quest'uomo che sta a casa e cuce, cuce, aiutato da dieci muratori, pensare che con un vestito di Valeria ci fa una sfilata intera». Ma non è poi detto che vada a finire davvero così. Mentre un'intera platea di giornalisti, funzionari Rai e addetti stampa discografici applaude le battutacce qui sopra riportate con lo stesso entusiasmo col quale ventiquattr'ore prima tributava ovazioni ai proclami moralizzatori di Mike, Chiambretti appare in corso di più inquietanti trasformazioni, sul cui esito per ora è impossibile sbilanciarsi. «Sia chiaro, tutto ciò che funziona qui, compreso Mike, 10 si deve anche a me», baudeggia severo, «perché Bongiorno al Festival non ce l'ha messo la Rai, ce l'ho messo io. Tramontata l'ipotesi della Carrà, ho pensato a Mike. Questi due soli nomi erano di mio gusto. Bongiorno era un uomo stanco, vecchio, deluso, professionalmente morto. Aldo Grasso gli aveva già fatto il necrologio Dietro la Pasqua di Mike c'è l'angelo vendicatore». Per la cronaca, nel futuro di Chiambretti c'è invece una trasmissione di seconda serata, che lui stesso illustra sbrigativo e un po' scocciato: «Un programma internazionale, lo farò dall'estero, sarò 11 primo esule nell'era dell'Ulivo, io e Craxi saremo gli unici due che lavorano dall'estero per l'Italia». Scusi Piero, sarà mica nervoso?, fa qualcuno. «No, non sono nervoso, solo non pensavo che condurre il Festival fosse così pesante». «Vivo blindato», dice proprio così Chiambretti, come Bongiorno, «non riesco neppure ad andare a comperare i giornali, gli armadi della security alla sera mi spingono direttamente nell'armadio di camera mia, dove dormo». Anche la tv dell'arrembaggio, tuttavia, l'ha inventatami, come Mike, e ci tiene a farlo sapere: «Io andavo all'assalto, ma sempre in modo educato. Poi sono arrivati tanti replicanti che hanno involgarito ciò che facevo. Ricci? Non vive felice, e non coglie mai l'occasione di stare zitto». Sì, dev'essere nervoso, come tutti, d'un nervosismo fine a se stesso, autoprodotto dal grande corpo festivaliero ITAL «Ed ecco a ivi Martina Rei e i Dirotta con Cuba(Il presidenle Vespa presento Marina Rei e i Diretta su Cuba», Dopotestival, 1 9 febbraio) BRUNO E LE STORIE TESE. La tragica apparizione sanremese della Bicamerale, nella persona del suo presidente Bruno Vespa, sconta la mancanza d'ironia che l'addormentatore del Dopofestival ha appreso dai suoi amici politici, i quali d'altronde avevano copiato Mike Bongiorno. Dopo aver intervistato migliaia di volte Forlani, Berlusconi e D'Alema senza mai credere, giustamente, neanche a una parola, Vespa si è consegnato a Elio e le Storie Tese con l'ingenuità del neofita, abboccando penosamente a tutte le Lucia Annunziata opera della «security» di Mike: purtroppo nella zuffa viene sbattuto a terra un innocente che passava al termine d'una dura giornata di lavoro, Stefano Rabino, anziano suonatore di fisarmonica nei ristoranti di Sanremo, ricoverato all'ospedale con una spalla fratturata, e questa ci sembra al momento l'unica Storia del Festival; infine, nella hall di un albergo se le è prese anche Gabriele Paolini, sedicente editore, habitué di ogni convention, appassionato distributore di preservativi: voleva consegnare un profilattico, i body-guard della Marini glielo hanno impedito, all'ospedale pure lui. Troppi angeli, custodi e non, neri e vendicatori e tra di loro in concorrenza, infestano Sanremo da giorni, dev'essere questo il problema. Chiambretti ti voglio parlare mentre dipingi un altare, non si potrebbe recuperare un po' d'umana cattiveria? E infine, a proposito di-perfidia, un'indiscrezione: l'ottima battuta con la quale Mike Bongiorno ha concluso il match dell'altro giorno con Busi, e che tutti hanno potuto ascoltare in qualche tg («Mi faccia avere un suo libro in albergo, magari con dedica, lo leggerò volentieri») non era, naturalmente, farina del suo sacco, ma gli è stata passata dall'ufficio stampa Rai. Dì così, che poi ti spieghiamo. ANGELI. Con tutto il rispetto per la signora Aspesi, che quando non scrive di cinema è sempre acutissima, il tentativo di trasformare Valeria Marini in una intellettuale d'area è speculare alla trivialità pronunciata dal Grande Prosciutto. Il vetero Bongiorno ci dipinge come un paese di onanisti da bar, il che in parte è vero, ma non è il caso di dirlo in mondovisione: e con orgoglio, poi. Aspesi, un po' vetero anche lei, si esibisce nel classico elogio della valletta che non è sciocca ma fa finta, LA CANZONE BUONA/4. La poesia del Tamaraoke raggiunge vette astronomiche ma opera anche feroci discriminazioni. Mentre le stelle cascano, le comete hanno lo strascico e i pianeti sono ridotti a uno spezzatino, gli arcobaleni non fanno assolutamente nulla: non cadono, non si frammentano, non hanno neppure la coda. Perché? Stefania Miretti

Luoghi citati: Bruno, Cuba, Italia, Sanremo