«Laico nel mondo della fede» di Ernesto Galli Della Loggia
«Laico nel mondo della fede» «Laico nel mondo della fede» «Un illustre laico si è accostato di recente al mondo dei credenti», con soddisfazione, Avvenire pubblica la prefazione di Ernesto Galli Della Loggia a un volume pubblicato da Mediagraf di Padova (intitolato Il libro di Agorà. Un anno di idee e dibattiti) che raccoglie 50 articoli apparsi sulle pagine culturali del quotidiano cattolico. «Leggere il giornale "d'ispirazione cattolica" - scrive il politologo - significa fare un'esperienza che mai e poi mai, forse, un "laico" si sarebbe aspettato di fare, e cioè l'esperienza dell'anticonformismo, della diversità che non teme di sfidare l'opinione sicura della maggioranza... Vuol dire una diversa gerarchia delle rilevanze, una diversa considerazione dei valori in gioco, una'mancata riverenza agli idola». gnata sulla base di manuali «chiamati a rappresentare l'incarnazione didattica» dei programmi ministeriali dei quali, manuali e programmi, non si può praticamente fare a meno. Perché, scrive, «gli uni e gli altri rappresentano e trasmettono l'idea di uno sviluppo logico della materia, perché definiscono l'intelaiatura considerata indispensabile delle nozioni di base della stessa, e infine perché in entrambi questi modi essi stabiliscono un paradigma, vale a dire quell'insieme di nozioni-interpretazioni comunemente accettate (e, se è permesso aggiungere, quell'insieme di valori che ad esse ineriscono) che l'autorità politico-culturale preposta all'istruzione dei giovani ritiene opportuno che essi apprendano. Sembra difficile che senza tali paradigmi possa esservi una società che non sia una casuale somma di individui». Galli Della Loggia mi fa un le su questi temi? Sono tuttavia state avanzate nei giorni scorsi anche altre obiezioni che meritano una risposta. In particolare, quelle di Ernesto Galli Della Loggia pubblicate con grande risalto sul Corriere del 12 febbraio. Prima critica: Galli Della Loggia mi accusa di avere più o meno subdolamente introdotto col mio decreto lo studio della storia locale, fino al punto che il fantasioso titolista del Corriere ha inventato l'espressione «storia self-service», in base alla quale si studierebbe «a Bari la Magna Grecia, a Udine i Visigoti», chiedendosi affranto «dove finirà il nostro passato comune?». Mi sembra un approccio scandalistico ed indignato insieme. Gli obiettivi programmatici del ministero non abbasseranno ceno la guardia di una cultura storica quanto meno europea. E tuttavia, per una percentuale ragionevole, ritengo utile e proficua anche l'attenzione alla storia locale. A che serve un approccio unilatera- Ad ogni buon conto, come ha già acutamente osservato Sergio Romano proprio su La Stampa rispondendo a Galli Della Loggia, gli editori che pubblicano i libri di storia dovranno per forza continuare a mettere sul mercato prodotti «nazionali», validi sia a Bari che a Udine. Ma soprattutto ho fiducia nella intelligenza e nella preparazione dei nostri insegnanti, e sono certo che essi sapranno trovare la giusta misura perché la scuola dell'autonomia resti pur sempre una scuola nazionale senza il temuto «frantumarsi ancor più localistico e parrocchiale degli oggetti di studio». Ma lo scritto di Galli Della Loggia mi ha anche suscitato una forte curiosità. Ho capito bene infatti, se penso che nel suo intervento abbia voluto invitare il ministro al «suo dovere» di Garante della verità storica? Cosa sostiene, infatti, Galli Della Loggia? L'utilità, forse la necessità, che la storia sia inse¬ ALE complimento. Pensa che il mio spirito liberale - ormai vaccinato da sempre a favore della fedeltà alla laicità scientifica - sia sufficiente garanzia contro i rischi di dottrinarismo e di dirigismo culturale. Ma io non posso accettare questa investitura, che resta pericolosissima, e comunque esposta a tutti i rischi di compressione della dialettica e della libertà sia della ricerca che dell'insegnamento storici. Ripeto, è un'impressione, ma l'argomento è così delicato che è bene spazzare via ogni pur lieve sospetto. I programmi ministeriali o - come faremo in futuro gli obiettivi, fissano i grandi eventi da studiare, la loro periodizzazione, ma poi sono gli studiosi, gli autori dei singoli libri di testo, scelti e adottati liberamente dai professori, dagli insegnanti, a descrivere, collocare, giudicare perfino, apertamente o implicitamente, avvenimenti e personaggi.
Persone citate: Ernesto Galli Della Loggia, Galli Della Loggia, Sergio Romano
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