FIDEL lettere (d'amore) dal carcere
lettere (d'amore) dal carcere lettere (d'amore) dal carcere N bacio è uguale a un altro bacio, ma gli amanti non si stancano mai. Vorrei darti un abbraccio fortissimo, così forte che ti schiacci come un fiore nelle mie mani...». Il giovane carcerato intreccia amore, passione e una goccia di non represso sadismo scrivendo alla sua innamorata nel caldo gennaio tropicale che soffoca la Cuba del 1954: ha 27 anni, rada barba nera, una breve incursione nella rivoluzione conclusa con una condanna a morte trasformata, poi, in carcere duro. Si chiama Fidel Castro, di professione è avvocato anche se ha esercitato una sola volta, per difendere se stesso sfidando i giudici con una frase di orgogliosa intransigenza: «La storia mi assolverà». Lei, il fiore destinato ad appassire per soddisfare l'ardore d'un abbraccio disperatamente egoista, è Natalia Revuelta, una pallida signorina della buona borghesia cubana che ha coltivato il sogno della cospirazione con l'animo leggero di chi vuol vivere un'avventura romantica e, poi, a poco a poco, ne è stata rapita. Al punto di entrare, come il suo uomo, nella leggenda. La sua casa signorile è stata quartier generale di quei «guerrilleros urbanos» che, guidati da Fidei, il 26 luglio '53 compirono il disastroso assalto alla caserma della Moncada; il suo denaro e i suoi contatti nella «buona società» hanno contribuito a far sopravvivere il Movimento. Fu lei a scrivere in bella copia il manifesto della rivoluzione; lei ad acquistare i dischi che avrebbero dovuto essere trasmessi dalla radio diventando incendiaria colonna sonora della guerra di popolo, una volta che Castro e i suoi si fossero impadroniti del potere. Il progetto, allora, finì nel sangue. Morti, fuga, carcere. Ma il sogno, nonostante tutto, sopravvisse inseguendo l'utopia. Ed eccolo, Fidel, nella prigione dell'Isla de Pinos. Culla la voglia di rivincita d'un lider che non s'arrende e la nostalgia per una donna che, a poco a poco, scopre d'amare. «Un saluto affettuoso dalla mia cella - le scrive il 7 novembre '53 in una lettera vistata da un'occhiuta censura -. Con fedeltà ti ricordo e ti amo anche se da tempo non so nulla di te. Conservo e conserverò sempre quelle tenere righe che mi hai mandato attraverso mia madre. Se hai dovuto soffrire per colpa mia, pensa MIsla de Pinos IA cara Natty, le tue lettere brevi sono belle, e le preferisco perché mi arrivano con maggiore frequenza. L'allegria che una lettera trasmette I non è solo nel suo contenuto, ma, quando uno è prigioniero, è gioia anche l'arrivo stesso di una piccola busta conosciuta che si attende con affetto e impazienza. Ci sono frasi che sono baci. E c'è un miele che non nausea mai: ecco il segreto delle cose che mi dici tu. Da giorni vorrei chiederti una cortesia. Di tanto in tanto lascia stare la macchina: scrivimi a mano. E' incantevole la tua grafia delicata, femminile. InconfondibOe. Le tue parole sono sentite e tenere. E, visto che avevano un pizzico di tristezza, mi hanno un po' contagiato. Nell'immagine grande Fidel Castro, qui sopra la figlia Alina DAL GIOVANE RIVOL che io darei volentieri la vita per il tuo onore e per il tuo bene. Le apparenze di fronte al mondo non ci devono interessare: conta ciò che abbiamo dentro la nostra coscienza. Ci sono cose che durano, nonostante le miserie di questa vita. Ci sono cose eterne, come i segni che ho di te: così incancellabili che mi accompagneranno sino alla tomba». Fidel ha davanti a sé la voragine di 15 anni di galera (che poi, per una di quelle circostanze che deviano il correre della storia, vengono ridotti a due da un'amnistia). E Natty, «l'incomparabile Natty», diventa il confessore al quale raccontare «tristezze e amarezze» anche se l'uomo vorrebbe poter scrivere lettere che portassero sempre allegria. Ma come fare quando il «dolore soverchia»? «Io - dice con un sussul¬ sui personaggi minori, di medaglioni, di divagazioni, e lo ha tradotto. La famosa attrice racconta i pettegolezzi che si fecero intorno a Armande Béjart, moglie di Molière, fra tradimenti e tresche, giochi di potere e congiure, perfino con un intermezzo omosessuale del grande attore e commediografo. E diventa lo strumento attraverso il quale Garboli ricostruisce il fiorire del grande teatro molièriano alla corte di Luigi XIV. Ma il critico, per far ciò, si immerge anche, in una ridda fittissima di richiami e letture incrociate, nel mistero che circonda l'autore del pamphlet: un'indagine che ha affascinato la cultura francese fra '700 e '800, e per risolvere la quale sono stati tirati in ballo anche La Fontaine e Ratine. Al libro di Garboli è stato dedicato un servizio da Repubblica, giornale per cui collabora, e in una breve intervista il critico ha riassunto le sue conclusioni: «Non credo che UZIONARIO ALLA SUA NATTY Mi rimproveri perché ho tardato qualche giorno nel risponderti. Vedi, il fatto è che io vorrei trasmetterti sempre allegria, anche se non sempre può essere così perché la tristezza o l'amarezza o la passione sono più forti dei miei desideri. Quando il dolore soverchia si ha forse il diritto di renderlo ancora più grande? Io non voglio che tu soffra. La tua sofferenza: ecco una cosa in cui sono davvero un grande avaro! Non è stato necessario vederti perché, ora, io ti ami più che nei mesi scorsi: è bastata la tua grazia e l'affetto acceso delle tue lettere, brevi o lunghe. Mi scrivi «anch'io». Dimmi, che cosa vuol dire queH'«anch'io» che metti alla fine di uno dei tuoi messaggi? Ah, adesso ricordo... Davvero? Giuramelo! Più di me? Fidel to d'orgoglio - credo di possedere un'immensa capacità di soffrire, ma non tollero l'idea di poter contribuire ad aumentare la sofferenza d'una persona, meno che mai della persona che amo». Dura la vita nel carcere dell'Isla de Pinos: «Alle 5 in punto, quando uno finalmente crede di poter chiudere gli occhi, ecco una voce che urla "Appello", ecco battiti di mani. Ti ricordano che siamo prigionieri proprio quando, magari, l'avevamo dimenticato un attimo, sognando». Eppure la solitudine che brucia la speranza non piega un Castro in cui convivono l'esaltazione del «jefe» e lo struggimento dell'innamorato: «La prigione mi priva di molto, ma non delle mie convinzioni», «Tu sei donna. Donna è la cosa più delicata del mondo. Compagna di allegria, di piacere, di sentimento, di idee e di propositi, nel passato, nel presente e nel futuro, un minuto o una vita. La donna è degna, nel più intimo del cuore dell'uomo, d'una venerazione incensurabile e sacra». Natty è la figura angelicata, il simbolo etereo d'un amore che la nostalgia sublima. Ma ci sono momenti in cui il prigioniero rincorre suggestioni violente, ricordi che non sfumano nell'ideale: «La ragione è fredda come il ghiaccio, l'emozione calda come la lava: l'una è inutile nel campo dell'affetto, l'altra convince in modo irrefutabile. Sei spregiudicata e questo mi piace. Sono in fiamme. Sostieni che l'intimità è un nemico potente che può alzare muri e distruggere ponti. Non lo dirai mica per consolarmi, vero?». Corrispondenza fitta, discussioni su libri che la fedele Natalia, Il libello del '600 sulla moglie di Molière, pubblicato da
Persone citate: Fidel Castro, Garboli, La Fontaine, Luigi Xiv, Moncada, Natalia Revuelta
Luoghi citati: Cuba
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