Pubblico impiego, arriva il part-time

Pubblico impiego, arriva il part-time Pubblico impiego, arriva il part-time Lo Stato rìsparmierà 1500 miliardi in tre anni Mood/s premia i Paesi dell'Uem La tripla «a» miche per VItalia se entrerà tra iprimi nell'Euro ROMA. Un quarto dei pubblici dipendenti vuole, e dal primo marzo può, lavorare con un contratto part time: una circolare emanata ieri dal ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini ne spiega le modalità e conferma che per lo Stato questo significherà un risparmio di 1500 miliardi in tre anni. Innanzi tutto converrà ricordare che esisteva la possibilità di lavorare a tempo determinato, per alcune categorie di pubblici dipendenti, fin dal 1989. Su questa formula però gravavano forti limitazioni, ora rimosse da una disposizione contenuta nel collegato alla finanziaria '97. UNA POSSIBILITÀ' PER CHI? Al part time potranno accedere - spiega la circolare Bassanini - tutti i dipendenti pubblici, compresi insegnanti, medici, magistrati, fino alla qualifica di funzionario. Sono invece esclusi i dirigenti, le forze di polizia, i militari e i vigili del fuoco. Per ciascuna categoria «ammessa», il part time potrà riguardare una quota non superiore al 25% dell'organico di ogni singolo ufficio. SECONDO LAVORO. Finora i dipendenti pubblici che avessero voluto svolgere un secondo lavoro avevano bisogno di una autorizzazione scritta. La tendenza era comunque a scoraggiare questa possibilità, per cui molti statali erano costretti ad arrotondare il bilancio familiare con lavoretti in nero. Ora, pur rinunciando ad una parte dello stipendio, potranno svolgere una seconda attività, in piena regolarità. INCOMPATIBILITÀ'. La circolare Bassanini stabilisce però delle incompatibilità: 1) il secondo lavoro non dovrà avere carattere di stabilità, insomma non deve essere un altro «lavoro fisso». 2) Il «secondo lavoro» non deve configurare un confermate - dice la circolare ministeriale - le disposizioni che regolano il trattamento giuridico ed economico». Per quanto riguarda le modalità del nuovo contratto part time, il ministro Bassanini ha dato disposizioni all'Arali, l'agenzia che segue per conto del governo i contratti pubblici, di avviare un confronto coi sindacati. RISPARMIO. Secondo un sondaggio compiuto da Data Media per conto della Funzione pubblica nello scorso autunno, un dipendente pubblico su quattro sarebbe interessato al part time, e quindi la quota massima del 25% prevista dalla finanziaria dovrebbe essere coperta. Per il bilancio statale l'applicazione del tempo parziale dovrebbe comportare una diminuzione di spesa di 1526 miliardi nel triennio '97-'99 (620 miliardi nel '97, 490 nel '98 e 416 nel '99). Una parte di conflitto di interessi con «il primo», ragion per cui le singole amministrazioni, di volta in volta, dovranno giudicare l'opportunità o meno di concedere l'autorizzazione. Tutte le libere professioni (avvocato, medico, commercialista e simili) dovranno essere svolte in regime di part time (sempre salvo conflitti di interesse). COME SI ACCEDE. La legge stabilisce che entro il primo marzo i dipendenti che lo vogliano possano scegliere tra il regime di part time e quello full time. Per il part time ogni dipendente interessato dovrà presentare domanda alla propria amministrazione e otterrà risposta entro sessanta giorni. L'amministrazione potrà rinviare «la trasformazione del rapporto di lavoro per non più di sei mesi e solo quando vi sia grave pregiudizio alla funzionalità del servizio». QUANTO SI PERDE. «Sono Franco Bassanini questo risparmio dovrebbe andare a vantaggio delle pubbliche finanze e il resto sarebbe reinvestito in incentivi per la mobilità del personale. SANZIONI. Chi pur non avendo optato per il part time continuerà a svolgere un secondo lavoro, verrà licenziato in tronco. Raffaello Masci ROMA. Moody's dà fiducia all'Unione monetaria europea e dice che se l'Italia ne farà parte potrà riottenere la «tripla a», il voto più alto sull'affidabilità creditizia di un Paese che aveva perso nel 1992 (adesso il voto è aa3): secondo l'agenzia internazionale l'Urne avrà infatti un impatto positivo sull'indebitamento in valuta estera e sui titoli di Stato dei Paesi membri e consentirà qumdi di unificare la loro «pagella» ad «aaa». Secondo Moody's «l'Unione monetaria appare più probabile di giorno in giorno e gli investitori devono prendere in considerazione gli effetti della moneta unica quando valutano il rischio a lungo termine nei Paesi che potrebbero aderire». Secondo l'agenzia di valutazione dell'affidabilità creditizia di Paesi e aziende, il «rating» relativo all'indebitamento dei Paesi aderenti sarà quello massimo (la tripla a) per quanto riguarda le emissioni in valute estere e in euro. Quelli che entreranno con il primo gruppo, inoltre, «costituiranno un'unica categoria di creditori» e per questo il loro voto sarà portato ad «aoa». Moody's ricorda i casi di Finlandia, Irlanda e Belgio, dove il rating passerà da «aal» ad «aaa». «Lo stesso accadrebbe a Spagna e Portogallo (al momento valutati ad aa2) e Italia (aa3)». Un altro effetto dell'Unione monetaria europea - sottolinea Moody's - sarà quello di elevare anche il «rating» delle emissioni da parte del settore pubblico e privato il cui «voto» è spesso condizionato dal giudizio sull'affidabilità creditizia del Paese. L'agenzia aggiunge però che la «tripla a» non sarà automaticamente concessa alle emissioni di tutti i Paesi: «Quando l'Unione monetaria prenderà il via, il rating sull'indebitamento in valuta locale sarà quello delle obbligazioni in euro. Al momento, tutti i titoli di Stato in valuta locale hanno un rating di «aaa», salvo quelli di Spagna, Portogallo, Italia e Belgio, che adesso sono nella categoria «a».

Persone citate: Bassanini, Data, Franco Bassanini, Raffaello Masci