Giornalisti e fotografi in rivolta «nel recinto»
Giornalisti e fotografi in rivolta «nel recinto» Giornalisti e fotografi in rivolta «nel recinto» PARTITI E MASS MEDIA CROMA HE Massimo D'Alema non ami i giornalisti è cosa nota. Giusto qualche giorno fa ha consigliato ai cronisti stranieri di non utilizzare i quotidiani italiani come fonte d'informazione. Peccato che quando un corrispondente inglese, la mattina dopo, ha chiamato l'ufficio stampa di Botteghe Oscure per avere del materiale sul congresso si sia sentito rispondere che avrebbe potuto trovare tutte le informazioni necessarie sui giornali italiani. Alle assise nazionali del pds, però, l'ufficio stampa ha voluto seguire alla lettera la linea del segretario. E così i cronisti si sono trovati tutti rinchiusi in una sorta di recinto. Tutti, tranne qualche giornalista «amico» che usufruiva di un «passi» speciale. Alla stampa, quindi, non è stato consentito di avvicinare Il condirettore dell'Espresso Pansa con l'immancabile binocolo i politici: solo discorsi ufficiali e comunicati. E ai fotografi non è andata meglio. Anzi. La Quercia ha dato l'esclusiva del «parterre» all'agenzia Contrasto, che collabora da tempo con il pds. Per gli altri una pedana, lontana dal palco. Inevitabili i mugugni, che alla fine si sono trasformati in una vera e propria rivolta. I fotografi hanno abbandonato il congresso: impossibile per loro lavorare in quelle condizioni e per di più con le luci bassissime (ma dopo un'estenuante trattativa sono stati in parte accontentati e oggi torneranno). Anche i giornalisti hanno protestato e scritto una lettera che però non ha sortito il benché minimo effetto. Il portavoce di D'Alema, Fabrizio Rondolino, è stato inflessibile. Del resto non era colpa sua. In una riunione operativa tenuta nell'intervallo del congresso, è stato lo stesso segretario, di fronte alle obiezioni di alcuni collaboratori, a dire: «Si continua così». Perciò a nulla è valso il comunicato del segretario del «sindacato» dei giornalisti, Paolo Serventi Longhi, il quale ha criticato il fatto che sia stato «penalizzato il diritto di cronaca». E a niente è servita l'analoga nota dell'associazione della stampa parlamentare. Anzi, Giovanna Melandri, che di mestiere fa la responsabile dell'informazione del pds, ha controreplicato a tutti così: «Non capisco - ha detto - le richieste dei giornalisti». I più arrabbiati tra i cronisti erano quelli dell'Unità. E proprio a sinistra, dal «Manifesto», è partita l'iniziativa della lettera che è stata sottoscritta dai giornalisti di tutte le testate. Ma Rondolino insisteva: «In Europa si fa così». Eppure anche i corrispondenti stranieri erano più che perplessi. E mentre la sala stampa del congresso era in subbuglio, le agenzie trasmettevano i commenti di giornalisti illustri. Indro Montanelli: «Questi sono brutti segni: nei recinti ci vanno le belve e non i cronisti». Giampaolo Pansa: «C'è da rimpiangere la liberalità della vecchia de, del psi e del vecchio pei». Giuliano Ferrara: «Se oggi scopriamo che D'Alema ha anche un fotografo personale, non resta che prendere atto che siamo in presenza del vero erede di Bettino Craxi». Già, perche l'ex leader del psi, che non amava i giornalisti neppure lui, aveva un «suo» paparazzo. Ferrara ipotizza una similitudine con Craxi. Ma in questo clima di grande intesa tra D'Alema e Berlusconi se ne potrebbe azzardare anche un'altra. Lo spunto viene offerto dallo stesso Cavaliere che in mattinata, rimirando il Palaeur, confidava: «Questo congresso è proprio bene organizzato, tutti stanno al loro posto». Maria Teresa Meli
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