E Occhetto abbracciò il nemico D'Alema di Fabio Martini
Al Palaeur avvio nel segno del leader, che domina la scena e dirige anche i lavori dell'assemblea Al Palaeur avvio nel segno del leader, che domina la scena e dirige anche i lavori dell'assemblea E Occhetto abbracciò il nemico D'Alenici // segretario: «Senza di lui, oggi non saremmo qui» non ha incontrato dissensi plateali in congresso. Certo, i distinguo di Veltroni («al governo dell'Ulivo è mancato l'appoggio dell'Ulivo», «l'anomalia del conflitto di interessi va corretta») sono per palati fini. Eppure, dietro questa sostanziale unità, non c'è ancora un partito pacificato. Nella foga di stravincere i collaboratori di D'Alema hanno commesso una gaffe 1ENTE, niente. Lasciamo perdere, quello che ho da dire sull'intervento di Veltroni, su quanto hanno detto qui al congresso sullo Strilo sociale, lo diro domattina (stamane per chi legge, ndr). Per oggi nessun commento a caldo». Sergio Cofferati si chiude a riccio, eci è inusuale per «il cinese» dai nervi d'acciaio. Segno che qualcosa gli e davvero andato storto in quello che ha sentito da Walter Veltroni nell'agorà del Palaeur. E' ormai sera nell'immensa «piazza» congressuale, risuonano gli ultimi inteiventi e Cofferati, il distintivo della Cgil all'occhiello della giacca al posto del portafortuna della tribù indiana, resta seduto, come ha fatto per tutto il giorno, in terza l'ila quasi alle spalle di D'Aleni;: e Mmiuti. E rimugina come limare quelle cinque, sei cartelle di intervento («noi ospiti abbiamo un quarto d'ora e voglio rispettare i tempi» di un intervento attesissimo, perché dovrà segnate la rotta del maggiore sindacato che ha il pds, come ieri il pei, nel suo Dna. E si trova come interlocutore il governo dell'Ulivo, «un governo amico, ROMA. Tra i delegati comincia a serpeggiare il sospetto che lo slogan scelto per il secondo congresso del pds, tratto da uno scritto di Rainer Rilke, «il futuro entra in noi molto prima che accada», e che campeggia da tutti i lati sul catino del palaeur, possa essere vagamente iettatorio. Se nei giorni scorsi, soprattutto tra i giornalisti politici, erano fiorite numerose battute, con continui riferimenti a un famoso personaggio provvisto di ombrello disegnato da Altan, ieri è prevalsa infatti una lettura meno allegra di quello che voleva essere un invito a guardare con ottimismo al domani. Se ne è fatto interprete dal palco del congresso, Pietro Marcenaro, segre¬ imbarazzante. Hanno passato al loro leader un ordine nei lavori che prevede per domenica l'elezione diretta del segretario da parte del congresso. Ma la modifica dello Statuto deve essere ancora approvata e uno dei delegati, Giovanni Mattioli, è dovuto intervenire per correggere D'Alema, che ha fatto pubblica ammenda. E nelle segrete stanze del congresso, fino a tarda notte le votazione sull'ordine del giorno dei comunisti sul Welfare State. Ma la scena-madre del primo giorno di congresso è stato l'inatteso abbraccio tra D'Alema e Occhetto. Nel cupo catino del Palaeur mancano pochi minuti a mezzogiorno, D'Alema è al suo terzo intervento: sta parlando del pei, il partito nel quale «io e molti di voi sono nati». E dopo aver usato il pronome «io» - un uso rimproverato ad Occhetto quando era segretario - D'Alema arriva al dunque: «Non saremmo qui se il pei non avesse avuto radici sane nella società e non saremmo qui se Occhetto non avesse infuso nuova linfa in un ceppo che rischiava di insecchirsi... Sono note le polemiche anche aspre che mi hanno diviso da Occhetto, ma nessuna polemica può cancellare la riconoscenza che ho verso di lui». Occhetto ha aspettato che l'applauso partisse, si consolidasse e finalmente (come immaginato la sera prima) si è alzato, ha percorso dieci metri sotto gli occhi palpitanti del congresso, ha stretto la mano di D'Alema e, sia pure per un attimo, lo ha stretto in abbraccio. Pace fatta, gli è stato chiesto più tardi. E lui: «Non si è capito?». si sono affilate le lame: la residua corrente comunista si batte per evitare l'elezione diretta del segretario e in congresso il vecchio Aldo Tortorella lo ha detto senza mezzi termini: «Il capo infallibile non esiste, non mi convince l'enfasi posta sulla figura e sui poteri del segretario». Ma la mina più insidiosa sarà calata domenica mattina: gli ulivisti-occhettiani - come rivela uno dei loro coordinatori Maurizio Chicchetti - «presenteranno un ordine del giorno per scongiurare il ritorno alla proporzionale e abbiamo già capito che ci verrà chiesto se si può soprassedere...». A D'Alema un pds iper-maggioritario, indirettamente antiRifondazione non può fare piacere, ma ieri il segretario nei suoi ripetuti interventi, ha ribadito: «Il pds è un par¬ tito unito, non unanime» ed ha quasi auspicato votazioni: «E' probabile che emergano differenze in congresso». A D'Alema l'immagine del partito bulgaro, unanimista non piace, vuole un congresso che lasci un segno e dunque non gli dispiacciono votazioni, divisioni, sicuro com'è che la stragrande maggioranza dei delegati è con lui. Anche nella probabi- Fabio Martini CASINI
Luoghi citati: Roma
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