«Obbedisco, me ne vado via» di Fulvio Milone

« « , me ne vado via» Rosini: mi spiace soltanto di non averfinito la mia opera NAPOLI. E' quasi sera quando sulla questura si abbatte come una mazzata la notizia ufficiale, e il primo a commentarla è un interdetto sindacalista, Antonio Ascione, segretario del Siulp. Definisce «inspiegabile ma soprattutto inopportuno» il trasferimento del questore Luciano Rosini: «Inspiegabile perche: non si capisce il motivo per cui debba essere rimosso un dirigente che è stato insediato solo sette mesi fa; inopportuno perché mai come in questo momento gli uomini della questura di Napoli avrebbero bisogno di serenità». E la serenità, nel palazzo di marmo bianco di epoca fascista, è merce rara ormai da tempo. E' scomparsa ventuno giorni fa, quando sono scattate le manette ai polsi di 19 agenti del commissariato di Portici e della sezione antidroga, e dell'ex capo della squadra mobile Sossio Costanzo. E ora, con una decisione accolta da mugugni e recriminazioni, è saltata la testa di Rosini, 55 anni, due figli, che prima di assumere l'incarico a Napoli ò stato questore a Caserta e a Firenze. «Ma che c'entra lui, che non ha alcuna responsabilità in relazione alle vicende giudiziarie che hanno portato all'arresto dei poliziotti?», si chiedono polemicamente i deputati di An Sergio Cola e Alberto Simeone, che ipotizzano oscure manovre politiche: «La sostituzione dei vertici della polizia di Napoli, oltre che palesemente ingiusta, sembra dettata da un tentativo di occupazione di un centro di potere da parte dell'attuale maggioranza». Questore Rosini, perché hanno deciso di trasferirla? «Non lo so. Evidentemente l'amministrazione ha ritenuto che sono utile da qualche altra parte, e io rispondo come ogni buon funzionario dovrebbe rispondere: obbedisco». Se lo aspettava un provvedimento del genere? «Senta, io non sono abituato a mettere in discussione le direttive del ministero. Mi spiace solo di non poter portare a termine il piano che avevo preparato...». Quale piano? «Un progetto di ristrutturazione complessiva della polizia a Napoli». Crede che l'avvicendamento al vertice della questura sia da mettere in relazione con l'inchiesta sulle divise sporche? «Per carità, non diciamo sciocchezze». Può darsi che con la nomina del suo collega La Barbera si sia voluto dare un segnale forte all'opinione pubblica scossa dallo scandalo che si è abbattuto sulla questura? «Ma quale segnale? Non nego certo che l'arresto dei diciannove poliziotti e dell'ex capo della squadra mobile sia stato un colpo terribile per tutta la questura. Questa brutta storia, però, non ha certo rallentato la nostra attività. L'inchiesta giudiziaria ha rafforzato in noi la voglia di lavorare, se non altro per dimostrare che su venti poliziotti che possono avere sbagliato, ce ne sono altri quattromila fedeli allo Stato». Ha già parlato con il capo della polizia Masone? «Sì, ma su questo argomento non mi chieda niente. Ripeto: se i miei superiori hanno deciso che posso essere utile altrove non mi resta che obbedire». Quale sarà il suo prossimo incarico? «Ancora non so. Mi accingo a rientrare a Roma, poi si vedrà». La sua esperienza napoletana è stata brevissima. Si sente tradito da questa città? «Niente affatto. Ritengo di aver l'atto un buon lavoro, porto con me un ottimo ricordo di Napoli». Fulvio Milone r la prima volta in aula. I difensori: «Inattendibile»

Persone citate: Alberto Simeone, Antonio Ascione, La Barbera, Luciano Rosini, Rosini, Sergio Cola, Sossio Costanzo

Luoghi citati: Caserta, Firenze, Napoli, Portici, Roma