Napoli, la bufera investe il questore di Giovanni Bianconi

A Palermo lavorerà Antonio Manganelli, attualmente responsabile del servizio di protezione dei pentiti A Palermo lavorerà Antonio Manganelli, attualmente responsabile del servizio di protezione dei pentiti Napoli, la bufera investe il questore Rimosso da Napolitano, al suo posto La Barbera ICOMINCIA un discorso che tutto sommato non si è mai interrotto». E' sera quando Antonio Manganelli, neo-questore di Palermo, lascia il palazzo del Viminale dove ha partecipato alla riunione del gruppo di lavoro che sta preparando la riforma della legge sui pentiti. L'effetto della nomina, ha precisato il comunicato del ministero dell'Interno, è «immediato», e Manganelli - 46 anni, una moglie e una figlia, il più giovane questore d'Italia in una sede così importante e «calda» comincia a pensare a quello che l'aspetta nel capoluogo siciliano. In passato il suo ufficio era sempre in un'altra città, ma Manganelli ha lavorato tanto a Palermo e in Sicilia. Prima in quella «squadra investigativa» messa in piedi all'inizio degli Anni Ottanta per affiancare il «pool» antimafia di Falcone, Borsellino e Caponnetto, guidata da Gianni De Gennaro che oggi è il vice-capo della polizia; poi nel Servizio centrale operativo, l'evoluzione di quella «squadra» con la quale Manganelli ha arrestato latitanti del calibro di Pietro Vernengo, «Piddu» Madonia e Nitto Santapaola; infine la guida del Servizio centrale di protezione, con la «cura» quasi personale, attenta ad ogni dettaglio ma nel rispetto rigoroso di tutte le regole, dei problemi di pentiti e testimoni dei delitti di mafia. Insomma, se un «uomo delle emergenze» come Arnaldo La Barbera, che a Palermo era stato inviato e ri-inviato nei momenti di necessità, viene ora chiamato a Napoli dopo il terremoto delle ultime settimane, nel capoluogo siciliano non si abbassa la guardia. E in questura, carico di entusiamo e voglia di lavorare, non arriva soltanto un poliziotto di immagine, ma soprattutto di sostanza, profondamente addentro alle «cose di Cosa nostra». Dottor Manganelli, che sensazione le fa tornare a Palermo da questore? «Palermo per me è un concentrato di emozioni, di dolori, di ricordi belli e brutti. Sono molto legato a questa città, che mi dato tanto sul piano professionale, ma anche su quello umano, emotivo e delle sfere affettive». Neanche un po' di preoccupazione? «Più che preoccupazione, direi consapevoleza di un incarico comunque difficile e delicato». Torniamo ai ricordi. I più belli? «Sono tanti, è difficile enuclearne uno. Il maxi-processo dell'86, per esempio, dopo quasi due anni di ROMA. Era nell'aria da qualche tempo, preannunciata da conferenze stampa e malumori. Ieri la decisione: il ministero dell'Interno ha rimosso il questore di Napoli, Luciano Rosini, sostituendolo con Arnaldo La Barbera, questore di Palermo. Al posto di quest'ultimo, va Antonio Manganelli, responsabile del Servizio centrale di protezione dei pentiti. Gli avvicendamenti avranno effetto immediato. «Il dottor Luciano Rosini, cui il ministro Napolitano ha recentemente confermato piena fiducia per il suo impegno e la sua professionalità, è destinato ad assumere un importante incarico nell'ambito del dipartimeto della pubblica sicurezza», fa intanto sapere il Viminale con comunicato dal sapore vagamente rituale. Il questore Rosini, insomma, sette mesi dopo essersi insediato su una delle poltrone più scottanti d'Italia, paga la coincidenza tra la recrudescenza degli omicidi di camorra e lo scandalo degli arresti tra poliziotti. Il tutto condito di polemiche al calor bianco con il procuratore di Napoli, quell'Agostino Cordova che è famoso per il suo carattere brusco e che qualche giorno fa era sbottato sulle «sciabole di latta» con cui si combatte la criminalità sotto il Vesuvio. La decisione ha colto di sorpresa i sindacati dei poliziotti. Sia il Siulp (confederale) che il Sap (autonomo) contestano. Dice Oronzo Cosi, segretario generale del Siulp: «Mi sa tanto di una rappresaglia cieca. Rosini non c'entra niente con quello che accade oggi in questura. Mi domando perché nessuno chiama in causa l'ex questore Ciro Lo Mastro, che impose Sossio Costanzo a capo della Mobile benché quello nemmeno avesse la qualifica di dirigente». Gli fa eco Giorgio Innocenzi, segretario generale del Sap: «E' solo un'operazione di lifting, un provedimento preordinato che inaicela finalità squisitamente politiche e non certo tecniche». Po¬ In alto il ministro dell'Interno, Giorgio lemico anche Giovani Aliquò, segretario dell'associazione funzionari di polizia: «Rosini è stato sacrificato sull'altare di una ragione politica che ci riesce difficile comprendere». Ma queste sono polemiche già superate di fronte all'insediamento di La Barbera e Manganelli. Uomini che riscuotono un plauso generale. Su tutti, Giancarlo Caselli, procuratore di Palermo: «Sento forte il dovere di esprimere profondo e sincero ringraziamento al questore Arnaldo La Barbera, per lo straordinario lavoro, come impegno e risultati, che ha saputo costantemente svolgere (motivando e coordinando in modo esemplare i suoi collaboratori) al servizio della città di Palermo. Quanto al questore Manganelli, conosciamo e apprezziamo da tempo la professionalità e le doti, essendovi già state numerose e importanti occasioni di proficuo lavoro comune». Anche il sindaco Leoluca Orlando ringrazia e saluta. Napolitano. Sopra poliziotti a Napoli impegnati in una operazione E chissà se queste affermazioni di stima per La Barbera, ottimo biglietto da visita, serviranno a placare le inquietudini di diversi parlamentari napoletani, preoccupati per la situazione dell'ordine pubblico nella loro città. Alfonso Pecoraro Scanio, ad esempio, deputato Verde e presidente della commissione Agricoltura, ha presentato un'interrogazione: «Non basta l'avvicendamento dei questori, occorre potenziare gli organici delle forze dell'ordine e i controlli al loro interno. Chiedo l'immediato potenziamento di quei commissariati, come Barra, dove si sono ripetuti numerosi omicidi di camorra». Due deputati di An, Alberto Simeone e Sergio Cola, ne fanno addirittura questione di lottizzazione politica: «L'operazione è una censurabile esigenza politica di occupazione di un centro di potere da parte dell'attuale maggioranza». Francesco Grignetti tuizioni o spunti investigativi oggi sono consapevolezze ampiamente acquisite. Insomma, una situazione certamente migliore rispetto al 1984». Che situazione lascia, invece, al Servizio centrale di protezione? «Lascio un ufficio sano, che ha avviato un progetto di riforma e di crescita che sta andando avanti bene. Un progetto fondato sul rigore, sul rispetto delle regole e sull'assoluta trasparenza. Quello ò un palazzo di cristallo, dove tutti possono controllare in ogni momento ciò che avviene dentro, come ho cercato di spiegare pochi giorni fa anche alla Commissione antimafia». In quella sede, però, lei non ha negato che sul fenomeno dei pentiti i problemi ci sono. «Certo che ci sono, ma possono essere affrontati e risolti con delle riforme che, senza intaccare l'utilizzo e l'importanza di questo strumento fondamentale nella lotta alla mafia, ridefiniscano certe situazioni. Si può fare». sere loro «il mostro di Firenze». Lui stesso lo è stato, «mostro», perché, ha raccontato, ha fatto il palo e una volta a Giogoli, quando assassinarono due studenti tedeschi, anche lui aveva sparato con l'introvabile Beretta calibro 22. Ecco, l'udienza di oggi dovrebbe essere una specie di prova del nove e ci sono tutti a far domande e ad ascoltare: il giudice per le indagini preliminari, Valerio Lombardo, che dovrà poi decidere, il pubblico ministero che è quello che sostiene l'accusa, gli avvocati difensori, gli imputati. Si comincia alle 9,30 e si conclude dopo le 17. «Siamo molto soddisfatti. L'interrogatorio, secondo noi, ha molto valore», dichiara il procuratore aggiunto Francesco Fleury. «Non è uomo che crolla: lui fa crollare», fa i PROTAGONISTI LUCIANO ROSINI. Dopo soli 7 mesi lascia la carica di questore di Napoli. Cinquantacinque anni, 2 figli, si è distinto per un paziente lavoro di investigazione sulla camorra ARNALDO LA BARBERA. E' il nuovo questore: 55 anni, 3 figli, è in polizia da 25 anni. Nel '92, dopo Capaci e Via D'Amelio, organizzò un gruppo di 007 per arrestare i mandanti delle stragi. ANTONIO MANGANELLI. Torna da questore a Palermo, la città in cui ha messo a segno colpi decisivi per la disarticolazione del vertice mafioso Quarantasei anni, ha una figlia. Giovanni Bianconi Firenze, pe