«Quel passi è mio, lo riconosco»

«Quel passi è mio, io riconosco» «Quel passi è mio, io riconosco» Un funzionario di Palazzo Chigi: l'ho scritto io IL PROCESSO PER TANGENTI Strazzeri, per i quali si attende oggi la decisione del tribunale della libertà di Brescia in merito all'ordine di cattura che li ha colpiti, hanno raccontato addirittura che a commissionare la creazione di un passi falso sarebbe stato lo stesso Di Pietro, e per questo si sono guadagnati un'accusa di calunnia aggravata. Sgarbi, che subito aveva sposato la tesi del falso, ha rimediato un paio di querele per diffamazione a mezzo stampa. L'avvocato Amodio, difensore di Berlusconi, che pure aveva avanzato dei dubbi presentando a Brescia una raccolta di carte e la testimonianza del suo cliente, ieri ha espresso invece tutta la propria per incontrare Berlusconi, non c'erano mai stati dubbi. Lo avevano ammesso lo stesso Berruti e confermato i più diretti collaboratori del Cavaliere. Anche se Berruti negò in seguito di aver potuto vedere Berlusconi perché impegnato in un Consiglio dei ministri. L'originalità o no del passi poteva tutt'al più rappresentare o un colpevole eccesso di zelo della procura nel dimostrare le proprie tesi o la semplice conferma di una visita acclarata. Con la differenza che nel primo caso - ipotesi «passi falso» - il processo a Berlusconi sarebbe saltato, i pm trasferiti o radiati e Mani pulite inficiata. Gli ex carabinieri Corticchia e MILANO MILANO I L famoso passi di Palazzo Cingi, m ritrovato nell'agenda dell'avvocato Berruti, non è falso. L'altro pomeriggio davanti al pm di Brescia Silvio Bonfigli, che indaga sulla vicenda, si è presentato un dirigente dei funzionari di Palazzo Chigi rivendicando la paternità del documento, la cui originalità venne messa in dubbio anche dai difensori di Berlusconi nel corso del processo per le tangenti alla Finanza e addirittura denunciata a Brescia dagli ex carabinieri Felice Corticchia e Giovanni Strazzeri. Cosi la cosiddetta «prova regina» dell'inchiesta, quella che spinse la procura di Mi- Silvio Berlusconi lano ad inviare un invito a comparire a Berlusconi mentre era presidente del Consiglio, è rientrata nei ranghi di uno dei tanti elementi rintracciati dalla procura milanese per chiedere di mandare alla sbarra il Cavaliere. Del resto, sul fatto che Berruti, consulente Fininvest e ora deputato di Fi, la sera dell'8 giugno '94 si fosse recato a Palazzo Chigi e costringere gli altri, speculandoci sopra, a occuparvi una poltrona-feretro dentro. Alla fine del mio duetto con lui, Bongiorno afferrata la mia totale buonafede mi invita a fargli avere in camera un mio libro, tipo Suicidi Dovuti, al che io, ma senza microfono e tra il vociare dei giornalisti più leccabongiorno accaniti contro di me, gli rispondo che non lo farò, per non toglierlo dal suo stato di grazia eterna e per farlo restare nella convinzione che, secondo la sua stessa dichiarazione, il Folletto fra lui e Chiambretti sia Chiambretti. E per tutta Sanremo serpeggiava, a voci sempre più alte, una domanda, una domanda che si sta facendo sempre più martellante fra le ali di folla che sommergono la Scarlatta Passerella del centro della Periferia Italia: perché lasciare in mano ai Bravi Direttori la televisione di Stato - a parte la convenienza di infilarci un «Padre Nostro» degli Ora O.R.O., Labore Dopo - e perché averla fatta e continuare a farla fare ai Bravi Presentatori e alle Brave Vallette e ai Bravi Mezzibusti, tutti un po' frolli da quel dì, e non a, per esempio, lontana dai clamori dei media nonché dalla speculazione edilizia che l'ha resa di fatto cara, rumorosa, inquinata, invivibile esattamente come quella dove abitate di solito. Inoltre si coronerà così il legittimo desiderio di non essere circondati, se maschi maschilisti, da ottuagenarie in tiro che non portano le mutandine nella feroce speranza che sulle scarpette di vernice col tacco a spillo l'occhio ballerino del cascamorto di Riviera colga riflessi della spessa, ammiccante forfora dei bei tempi piliferi andati. Insomma: occhio a non confondere un alluce valgo con un monte di Venere. L'apertura del Festival ha coinciso, come diagnosticato, con la sua chiusura: a parte i preparativi per vedere, non c'è poi niente da vedere. Resisto all'interno del Teatro Ariston i primi venticinque minuti di sbadigli repressi e poi vado, a passo molto lento, molto spaziato, a cogliere alcuni bagliori dello spegnimento generale dal televisore acceso nel bar dell'albergo: da lì, dal suo vero sito, lo spettacolino è ancora peggio. Una fine ignominiosa, lagnosa, sponsorosa, soporosa e di sfrenato conformismo. Gli spot interni e esterni sono pari al numero dei ridicoli vestiti della Panettona Star (e poi c'è chi si ostina a fare dell'ironia sulla femminilità della Bindi, vuoi mi¬ nistro vuoi cantautore). Deliziose ma risapute le perdite di ritmo e di senso del poco celestiale Bongiorno, che per la sua ostinazione a non abbandonare mai e poi mai la scena mi ricorda Carla Fracci: dopo la sua bordata contro Mediaset, vedo già Berlusconi fregarsi le mani dalla contentezza per l'autogol e l'ottimo pretesto che potrebbe addurre... Quanto a Chiambretti, che per quanto si faccia appendere rimane al terra-terra, Aldilà delle battute recitate a memoria, a braccio non ne indovina mai una. Il guaio è che alla televisione di Stato siedono uomini stanchi e acciambellati su se stessi, incapaci di aggiornamento, che non hanno il polso della realtà - ma questo, a parte me, qui in Italia ce l'hanno in pochi: occorre molto coraggio per essere realisti, bisogna, tanto per cominciare, aver vissuto ormai cinquant'anni felici e beati senza Dio, senza religione e senza preti ed essere di conseguenza davvero civili, gentili, generosi, responsabili, operosi, onesti, leali, intransigenti con se stessi e lungimiranti quanto alla sorte del comune imbarazzo di non essere che italiani, cioè dei bosniaci prossimi venturi. Capisco solo chi, comprandosi una seconda casa qui, cioè nell'Altrove-Che-Conta, si compra il primo loculo per poi fare bagarinaggio fuori dall'Ariston NIENTE LIBRI PER MIKE volta che / Una località viene nominata - sulla stampa / Ma radio, alla televisione - il valore del metro quadro / Di terreni e fabbricati sale di lire 10 (dieci) / Il che significa che tutti gli angosciati da status symbol / Confluiranno in quella località «esclusiva» già di massa, / Vecchie demoniache alla loro terza, sinistra vedovanza, / Capetti mafiosi in pensione, tangentocrati in liberta assoluta / Zigrinate glorie di tabarin, allibratori con lo stecchino / Fra i denti e donne, donne, donne / Con ancora l'illusione di qualcosa fra le gambe / Da far fruttare alla prima Sagra della Patata, / Tutti faranno a gomitate per avere lì / Il loro posto al sole pur se oscurato / Dai mille e passa parvenu cosi bramosi-di-apparire nel posto giusto Al funerale giusto che contribuiranno / A oscurare oscurandoselo. Requiescant in pace. liceo perché, a parte il risparmio sul metro quadro, prima di scegliere la seconda casetta (ma è poi cosi indispensabile?) sarà bene verificare che la località scelta sia rimasta il più possibile anonima, Aldo Busi? (Colpo della strega, domani salto: ce le ricantiamo e ce le risuoniamo sabato). m ^ il forza politica che si qualifica ancora «di sinistra» può comportarsi in modo simile? Le domande alle quali non solo il leader ma tutto il partito devono rispondere, in questi giorni di congresso, sono dunque soprattutto queste. D'Alema e il pds hanno davanti due strade: occupare il più pervasivamente e rapidamente i posti di potere pubblico per trasformarsi in una nuova burocrazia di Stato, forse più efficiente e moderna di quella democristiana, e di lì contrattare, di volta in volta, favori contro voti con i gruppi più forti e garantiti della società italiana. Una strada collaudata, ma forse non più praticabile alle soglie del Duemila. Una battaglia conservatrice tesa a difèndere privilegi vecchi che saranno travolti da un'economia e da poteri senza confini. L'altra strada è più difficile, anche perché comporta una scelta, quindi un prezzo da pagare. Difendere i più deboli, che non sono sempre quelli che appaiono i più poveri nelle dichiarazioni al fisco, può costare uno scontro con quei settori del sindacato più corporativi. Passare da uno Stato assistenziale a uno Stato sociale vuol dire sfidare interessi consolidati e vendicativi. D'Alema deve sapere, e lo sa benissimo, che quegli interessi sono ben rappresentati dentro quel Palaeur, trasformato in agorà, e molti di quei delegati che aspettano il suo discorso possono anche temere di perdere rendite di potere antiche e cospicue. E' possibile, perciò, che per vincere la battaglia il leader pidiessino finisca per perdere la guerra. Lo conforta, credo, mia convinzione: in un'epoca di bipolarismo le «congiure di palazzo» non scalzano più un segretario, neanche in un partito ex comunista. Una formazione politica che non raggiunge, neanche con tutti i possibili satelliti, il 30 per cento dei voti, inoltre, non può sperare troppo in ribaltoni parlamentari, come d'altra parte il voto sulla legge Rebuffa dimostra. Non c'è altra scelta quindi, per D'Alema, che alzare gli occhi dal palazzone dell'Eur, chiudere le orecchie alle troppe adulazioni dei sempiterni cortigiani del potere e guardare al silenzioso voto degb elettori di domani. nule meno: il lavoro innanzitutto, poi la sicurezza personale incrinata da criminalità vecchie e nuove, basti pensare alle conseguenze di una immigrazione incontrollata. Infine il futuro, quelle pensioni di cui troppo spesso si parla come «graziose elargizioni» di uno Stato sprecone e non come doverosa restituzione di contributi versati per decenni. Sembra uno scherzo della storia, eppure non lo è: la «classe generale» è diventata un enorme ceto medio e gli eredi di Gramsci, Togliatti e Berlinguer devono rappresentarlo e difenderlo. Ma D'Alema e il suo partito hanno un altro compito di rappresentanza, apparentemente più congeniale e invece più difficile, quello di individuare i ceti più deboli oggi, quelli non difesi da nessuno, ceti trasversali per età, professione, cultura. Sono i più bisognosi d'aiuto, sono in genere quelli che gridano di meno perché non hanno voce e neanche portavoce. I sindacati non li rappresentano perché non conoscono i loro indirizzi, così ben conosciuti, invece, dai gruppi di volontariato cattolici e laici. Ma anche perché non hanno interesse a farlo. Una D'ALEMA AL SECONDO TEMPO portante. L'esame però, che per fortuna di D'Alema non sarà fatto dai giornali ma dagli elettori, quello vero, verterà su altre materie. Un partito di governo, che viene dalla sinistra e che si propone all'Italia del Duemila come classe dirigente, ha due compiti fondamentali: rassicurare e offrire un futuro di sviluppo a ceti medi impauriti e senza guida, individ are e rappresentare i nuovi ceti «deboli» in una società che è molto cambiata. La sfida, non solo per vincere le elezioni, ma anche per garantire la democrazia in Italia, è quella che viene dai timori e dalle attese della grande classe media italiana. Come in Francia, come in Germania, è vissuta nella garanzia di un futuro sempre migliore per sé e per i propri figli. In Italia questa «garanzia», inoltre, è stata firmata dallo Stato e puntualmente onorata: ad ogni scadenza dei Bot. Ora tutte le certezze sono ve- Luigi La Spina E' mancata all'adotto dei suoi cari Anglolina Rossotti ved. Balzarro Addolorati lo annunciano i figli Maria Fausta con Silvio, Giorgio con Ada, Marta e Francesco. I funerali avranno luogo giovedì 20 febbraio, ore 11,30, presso la parrocchia San Pellegrino, corso Racconigi 28. — Torino, 19 febbraio 1997. Ciao nonna ANGIOLINA, i tuoi adorati nipotini Marta e Francesco ti ricorderanno sempre. Mario, Rosanna e Paola Gugllelmino partecipano al dolore di Giorgio e Maria Fausta per la morte della MAMMA. Affettuosamente vicini: Roberto Carlgnano Gianfranco Marasclo Michele Monteu Giuseppe Santoro. Direzione Generale Amministrativa Sanitaria Azienda U.S.L. 3 partecipano al dolore del dott. Giorgio Balzarro, Direttore sanitario ospedale Amedeo di Savoia, per la perdita della cara MAMMA. La Cardiologia Ospedale Maria Vittoria ricorda di Angiolina Rossotti dolcezza e simpatia. — Torino, 19 febbraio 1997. I Colleghi dell'Amedeo di Savola: Gloannlnl, Gridone, Leggeri, Llffredo, Mazengo, Mecozzl, Milano, Paggi, Plch, Soranzo, Veglio e Collaboratori partecipano al dolore di Giorgio Balzarro per la scomparsa della MAMMA. Condomini, Inquilini, Custode, Amministratore corso Racconigi 14 e corso Vittorio Emanuele II 200, Torino partecipano al lutto della famiglia. I Neoterl 77 partecipano al dolore dell'amico Giorgio Balzarro. La Direzione Sanitaria «Amedeo di Savoia» è vicina al direttore Giorgio Balzarro per la scomparsa della mamma Angiolina Rossotti — Torino, 19 febbraio 1997. A 87 anni si è spento serenamente Giuseppe Macchi Lo ricordano la moglie Udo, il figlio Mauro con Mattia, la nipote Giuliana con Pier Cesare, parenti tutti. Funerale venerdì 21 ore 11,45 ospedale Maurìzlano. — Torino, 18 febbraio 1997. Luigina affettuosamente partecipa. Abbracciano affettuosamente Mauro e sua mamma gli amici: Marina, Paolo e Lelia, Paolo e Lydia, Paolo e Costanza, Michele e Rosangela, Nanni e Silvana. E' stata chiamata alla Casa del Signore Adelina Gatta ved. Lustri Vi invitiamo a pregare con noi; i figli Germano con Susanna, Luigi con Marguerite e i nipoti Lorenzo e Cristina, parenti tutti. Rosario giovedì ore 18,30. Funerali venerdì ore 11,45 parrocchia «Madonna Divina Provvidenza". Un particolare ringraziamento a Maria Angela e Attilio e a tutti coloro che le sono stati vicini nella malattia. — Torino, 18 febbraio 1997. Giorgio, Anna, Fabio, Angiolina partecipano commossi al dolore di Germano e Susanna. Bruno e Vittoria partecipano al dolore della famiglia. Affettuosamente vicine le famiglie Gulaud, Gullnelli e Rametto. Antonina, Beppe, Enrico con affetto partecipano. soddisfazione per questo primo passo verso l'accertamento della verità. Ciò nonostante rimangono aperti alcuni interrogativi, cui il pm Bonfigli nei prossimi giorni tenterà di dare una risposta. Come la mancanza, dall'elenco dell'8 giugno dei visitatori di Palazzo Chigi, del nome di Berruti. Perché nessuno lo segnò? Chi commissionò il passi, visto che il funzionario che lo compilò quel giorno se ne andò dal palazzo alle ore 14? E perché tra gli agenti presenti la sera della visita di Berruti nessuno ricorda di aver consegnato il passi? Paolo Colonnello E' mancato Romano Rode anni 61 Lo annunciano la moglie, la figlia, il genero e parenti tutti. I funerali in Forno Canavese, giovedì 20 c.m. ore 16 in parrocchia. Un particolare ringraziamento ai dottori Commodo e Zanetti. — Asti, 19 febbraio 1997. E' mancata Emma Delvai ved. Cargnino di anni 90 Ne danno il triste annuncio la figlia Luisa con Eugenio, Mauro e parenti tutti. Funerali venerdì 21 ore 11,45 parrocchia Sant'Ignazio (via Monfalcone 150). — Torino, 18 febbraio 1997. li Gruppo Anziani Ativa partecipa al cordoglio della famiglia per la scomparsa del GEOMETRA Fernando Ferrerò — Torino, 19 febbraio 1997. L'Azienda Energetica Metropolitana Torino S.p.A. prende parte con dolore al grave lutto della famiglia per il decesso del signor Tommaso Vescera suo dipendente da diciotto anni. — Torino, 20 febbraio 1997. Il Presidente, il Vice Presidente, i Vice Presidenti e Amministratori Delegati, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, i Direttori Generali, i Dirigenti ed il Personale della Società Italiana per II Gas per Azioni prendono parte con profondo cordoglio al dolore dell'ing. Paolo Martinotti per la scomparsa del padre, signor Carlo Martinotti — Torino, 19 febbraio 1997. Il Gruppo Dirigenti partecipa a! grave lutto dell'ing. Paolo Martinotti per la perdita del padre, signor Carlo Martinotti — Torino, 19 febbraio 1997. Gli Ex AUC Cecchini di Confalonleri Corso 1936 ricordano l'amico CAPITANO Guglielmo Marcosanti — Torino, 19 febbraio 1997. E' mancato ai suoi cari Romolo Sabbioni anni 75 L'annunciano: la moglie Nlda; le figlie Graziella con Antonio ed Elisa; Zoralde con Luigi; parenti tutti. La cara salma partirà da Ciriè Ospedale Civile venerdì 21 corr. alle ore 14 per Borgaro ove si svolgeranno i funerali alle ore 14.30 dalla chiesa Centro Storico. Il presente è partecipazione e ringraziamento. è ppp- Clrlè, 19 febbraio 1997. Ci ha lasciati Luigina Musso ved. Berruti anni 78 La partecipano il figlio Carlo con Marmo-eia e l'adorato Livio, cognata, consuoceri, nipoti, parenti tutti. Un particolare ringraziamento al dott. Giovanni Poy per le amorevoli cure prestate. La cara salma sarà trasportata da Torino, corso Monte Grappa 110 giovedì 20, ore 13,15 in Valleandona, Asti, ove alle ore 15,15 seguiranno i funerali. — Torino, 19 febbraio 1997. ORARIO ACCETTAZIONE NECROLOGIE ED ADESIONI Sportelli PK. Salone LA STAMPA Via Roma, 80 - Lu/Ve ore 9-12,30; 14-18 Sabato 9-12,30 Sportelli PK. Via Maronco, 32 Lu/Ve ore 8.30-21 (apertura continua) Sab. 8.30-12.30; 14-21. Dom. e fest. 18.30-21