«E' stato un omicidio politico»

L'ex magistrato Carlo Palermo: in Consiglio proverò che Waldner è morto per il suo impegno in Regione L'ex magistrato Carlo Palermo: in Consiglio proverò che Waldner è morto per il suo impegno in Regione «P stato un omicidio politico» Delitto dì Bolzano, un ex giudice superteste C'è una pista politica per l'omicidio di Christian Waldner, il consigliere regionale altoatesino ucciso sabato mattina con cinque colpi di pistola davanti alla reception in disuso dell'hotel Castel Guncina, sopra Bolzano, davanti alle Dolomiti. Il pubblico ministero Cune Tarfusser non si sbilancia, dice solo che «Waldner conosceva il suo assassino, ne abbiamo la certezza». Poi si limita a snocciolare i risultati dell'autopsia: due colpi alle spalle, due in testa, uno al braccio destro, preso di striscio nell'inutile tentativo di Waldner di difendersi dalla pioggia di proiettili calibro 22. Poco, troppo poco per spiegare l'omicidio dell'uomo politico uscito dalla Svp, ultra degli autonomisti sudtirolesi, in passato legato al movimento nazionalpopolare austriaco di estrema destra di Joerg Haider, adesso in consiglio regionale con il gruppo che lui stesso aveva fondato, «Buendnis '98». «Ma io ho la certezza che si tratti un omicidio politico, ho gli elementi per sostenerlo, ho già fornito molta documentazione al magistrato», rivela Carlo Palermo, l'ex giudice trentino che all'inizio degli Anni '80 svelò gli intrecci tra finanza, politica e traffico d'armi. E' tra quegli intrecci anche la trama di questo omicidio? Carlo Palermo non anticipa nulla, promette di dire tutto quello che sa questa mattina in consiglio regionale. Dove siede nelle file del «Movimento per la giustizia», il banco giusto a fianco di quello che era di Waldner. «Abbiamo parlato a lungo, in queste settimane», spiega MERANO Cii MERANO. Cominciano l'O febbraio '96 gli orrori firmati da Ferdinand Camper, il serial killer di Merano. Sette morti in tre settimane, sette colpi di calibro 22. E alla fine, dopo aver ucciso un vicino di casa e un maresciallo dei carabinieri, l'uomo, 39 anni, il 1 marzo, si spara alla testa. l'ex giudice trentino, che in un'ora fa mettere tutto a verbale davanti al pm Cuno Tarfusser. Il sospetto che il movente sia da cercare nella vita politica di Waldner, arriva anche a Franz Waldner, suo padre, a capo della clinica villa Melitta, nel cuore di Bolzano: «Christian aveva tanti nemici, con la sua attività è normale, ma arrivare fino a questo punto... Non so proprio chi possa averlo ucciso». Non è un mistero che Waldner da settimane fosse tempestato di lettere anonime. Tutte uguali, tutte scritte in italiano, in stampatello con l'inchiostro nero. Un pacco di quelle lettere è stato trovato nella scarpata vicino alla strada che scende da San Genesio e da Castel Guncina. Assieme alle carte gli inquirenti hanno trovato due bicchieri, fracassati. Quasi che l'assassino volesse liberarsi di tracce compromettenti, di indizi gravi, della firma dell'omicidio. O forse è stato solo un depistaggio, perché tutti pensassero che la soluzione dell'omicidio è proprio lì, in quei fogli. O in quei due bicchieri, con cui la vittima ha offerto da bere al suo assassino. «Noi indaghiamo a 360 gradi, seguiamo ogni pista», ripete a tutti Alexander Zalger, il capo della squadra mobile di Bolzano che sta passando ai raggi «X» tutta la vita di Waldner. Una vita fatta di eccessi, troppe donne, tanti soldi, troppa politica, che fa a pugni con la tranquillità di Castel Guncina, il maso giallo con la torre rotonda e il tetto a punta, scoperto dai turisti austriaci negli anni '30, di gran moda fino a 10 anni fa, adesso desolatamente vuoto. Rimangono i cartelli, che indicano la strada per arrivare al «Reichriegelorhof». Strada che da Bolzano porta a San Genesio, ma prima, sulla destra, c'è il piccolo sentiero che porta all'albergo. Dove lunedì sera, quasi per caso, hanno scoperto il cadavere di Waldner. Per caso, perché l'assassino ce l'ha messa tutta per nascondere ogni traccia dell'omicidio, per prendere tempo, per avere quelle 48 preziosissime ore di vantaggio. Prima ha sparato, poi con uno straccio ha pulito per terra e ha raccolto i bossoli. Poi dalla hall dove è avvenuto l'omicidio, appena a destra, mentre Waldner stava dietro al bancone della vecchia reception, ha trascinato il cadavere fino allo studio. Che poi ha chiuso a chiave. «Non ci siamo accorti di nulla, quando siamo tornati domenica sera le luci erano tutte spente. E poi non avevamo molta confidenza con lui...», taglia corto Michael Ruedi, che abita nella villa bianca a fianco dell'albergo. Ma domenica sera Waldner era già morto, almeno dal giorno prima. Tra le 12 e le 14 di sa¬

Luoghi citati: Bolzano, Merano, San Genesio