Fugge l'esecutore degli attacchi a Roma e Napoli

Fugge l'esecutore degli attacchi a Roma e Napoli Fugge l'esecutore degli attacchi a Roma e Napoli La retata ha avuto il nulla osta da parte di Damasco pendeva da anni un mandato di cattura intemazionale emesso dalla giustizia di Tokyo, era stato arrestato una prima volta nel 1972 dopo l'attacco terroristico all'aeroporto di Tel Aviv costato la vita a 26 persone ed il ferimento di altre 76, in maggioranza ebrei provenienti dall'America Latina. Nell'azione, la prima dal carattere «transnazionale», rimasero anche uccisi due dei tre kamikaze giapponesi. Condannato all'ergastolo, Okamoto venne rimesso in libertà tredici anni dopo, nel maggio del 1985, a seguito di uno scambio di prigionieri. Questa operazione rappresentò probabilmente il più importante successo di Ahmed Jibril, leader del «Fronte popolare per la liberazione della Palestina - comando generale», che riuscì ad ottenere, in cambio della liberazione di tre soldati israeliani catturati in Libano, la scarcerazione di 1154 detenuti, fra cui appunto Okamoto, il cui rilascio suscitò grande indignazione in Israele. Avvertito dell'arresto del terrorista dell'Armata rossa, il governo di Tokyo ha inviato in Libano alcuni investigatori e annunciato di aver chiesto l'estradizione dei prigionieri. Operativa dal 1971, l'Armata rossa giapponese è responsabile di alcuni tra i più efferati attacchi terroristici degli Anni Settanta e Ottanta. Guidata dal 51 enne Fusako Shigenobu, sul cui capo pen- de un mandato di cattura internazionale, l'organizzazione sarebbe composta da 30/40 terroristi che operano principalmente in Medio Oriente. Secondo l'intelligence giapponese, anche Shigenobu si sarebbe rifugiato in Libano. L'Armata rossa, chiamata in Giappone «sekigunha», professa è Priyanka Gandhi, con indosso il sari color crema di nonna Indirà, e Robert Vadra posano per i fotografi è operatore fili nanziario a 1 Delhi. Ma ieri, circondato M dai vertici M politici e da una famiglia che incapsula la storia dell'India indipendente, dev'essersi domandato che cosa possa riservare il futuro a chi sposa colei che è figlia, nipote e pronipote di primi ministri indiani, oltre che - secondo molti - un primo ministro del futuro. La cerimonia si è svolta, con il tradizionale rito dei pandit - o LONDRA. Finalmente sposa, \ con una fastosa t, quanto riservata cerimonia: dopo un rinvio, provocato dalla causa giudiziaria di un mitomane che sosteneva di essere già lui il marito, Priyanka Gandhi ha indossato ieri il sari color crema di nonna Indirà ed è diventata la signora Vadra. Suo marito, Robert, è rampollo di una danarosa famiglia per metà indù e per metà cristiana dell'India settentrionale, ha 28 anni (due più di Priyanka) ed è qualche modo rimettono in discussione le culture e gli interessi della base sociale pidiessina. In tempi, oltretutto, in cui si tratta più di togliere che di dare. Certo, oggi il segretario del pds si trova (per suo merito) nelle condizioni politicamente e psicologicamente migliori per affrontare questa prova. Ma da domani in poi l'abilità tattica davvero non potrà bastargli, e neppure l'invocazione del primato della politica nei confronti degli altri poteri. Il fascino della conquista del governo può durare al massimo una dozzina di mesi, poi si dissolve e conta solo quel che una leadership collettiva sa fare. La vera prova che attende D'Alema, paradossalmente, non è quella della conquista del Centro, del dialogo con i poteri forti, del patto con Berlusconi: è nel rapporto con la sua gente che dovrà fare a meno del primato della tattica e fondare una più alta idea della politica. DALLA TATTICA ALLA POLITICA militanti pidiessini non si sono divisi in correnti durante il dibattito congressuale è anche perché non ne avevano il tempo, dovendo dedicarsi più che mai in passato all'esercizio del potere. Valuteremo in futuro la qualità di tale esercizio spicciolo del potere ai più vari livelli. Per ora limitiamoci a rilevare le profonde modifiche che ne derivano nella struttura stessa del partito. Stiamo parlando di un'organizzazione di massa storicamente radicata nel territorio anche grazie all'autopercezione di sé come contropotere, entità «altra», modello sociale alternativo. Vogliamo chiederci, da questo punto di vista, che cosa siano diventate già oggi le mitiche sezioni del pci-pds? Chi ha occasione di girare per l'Italia si accorge di come in parecchie realtà la leadership non solo del conflitto ma della stessa mediazione sociale sia passata dal pds a Rifondazione comunista, quando non alla destra sociale di An. Più che le parole d'ordine radicali dei vari Bertinotti o Cossutta, conta direi l'ospitalità naturale che la loro organizzazione è in grado di fornire a numerosi leader locali un tempo destinati a rappresentare sul territorio il partito che D'Alema ha portato al governo. A questo livello, là dove non si sfugge alla necessità quotidiana di misurarsi con istanze e soluzioni concrete, la politiqtie d'abord del segretario n. n può bastare. E la trasformazione del pds in partito di governo apre problemi strategici che neppure la democrazia cristiana ha dovuto mai affrontare, se non forse nei suoi ultimi anni di vita. La de ha infatti usufruito di lunghe fasi economiche espansive in cui potevano conciliarsi il partitopotere con il partito-società, attraverso la pratica di politiche redistributive forse irresponsabili ma certo assai redditizie in termini di consenso. A D'Alema viceversa tocca un doppio salto mortale: perché sia il riassetto istituzionale dello Stato che la riforma del Welfare oggi in ne scaturirà. A differenza di altri osservatori, non credo ci sia da essere né stupiti ne scandalizzati dalla percentuale plebiscitaria del 98% con cui la mozione firmata dal segretario si presenta alla verifica dei delegati della Quercia, ormai pronti a fare a meno dei simbolo comunista incastonato nelle sue radici. Anzitutto sarebbe apparso masochistico qualsivoglia tentativo di contrapposizione al segretario cui è riuscito ciò che in passato non riusci neppure a Togliatti, Longo e Berlinguer. Ma soprattutto non dimentichiamo che cosa significhi concretamente, nella vita delle sue federazioni provinciali e dei suoi comitati regionali, la nuova identità del pds quale partito-cardine del governo. Certo, già nei decenni della Prima Repubblica il pci-pds ha amministrato enti locali e ha avuto voce in capitolo nella gestione di molti centri di potere anche di rilievo nazionale, ma adesso è diverso: dalle nomine nelle partecipazioni statali fino a quelle nel settore bancario-assicurativo, passando per le autorità di garanzia e i responsabili della pubblica sicurezza, sono poche le decisioni che possano prescindere completamente se non da un placet quanto meno da un'informazione dei dirigenti pidiessini. Oggi il segretario del pds toscano, ma anche veneto o campano, si trova a rivestire un'autorità innegabilmente superiore a quella del passato. Solo per fare un piccolo esempio, se prima si dava per ovvio un suo rapporto privilegiato con le locali organizzazioni del sindacato, adesso gli toccano rapporti istituzionali di pari intensità con le associazioni degli imprenditori; avrà più voce in capitolo nella scelta dei consiglieri della Cassa di Risparmio; definirà con il prefetto e le altre autorità locali dello Stato molte scelte inerenti le politiche dell'immigrazione o la lotta alla criminalità organizzata. Si è cioè accresciuta la sua funzione di mediatore politico-sociale. Mi scuso dunque se faccio un'osservazione prosaica, ma se i Cristianamente è mancato all'affetto del suoi cari Domenico Beltramino anni 87 Ne danno il triste annuncio la moglie Celestina Bosso, i figli Maria, Ida, Giovanni, Bernardino e Elsa, unitamente le nuore, I' generi, nipoti, pronipoti e parenti tutti, i funerali, mercoledì 19 febbraio 1997 ore 15 parrocchia S. Bartolomeo, Airasca. la presente è ringraziamento e partecipazione. — Airasca, 18 febbraio 1997. L'Amministratore Delegato, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, i Dirigenti e i Dipendenti tutti della Editrice La Stampa SpA prendono parte al dolore di Bernardino Beltramino per la morie del padre Domenico Beltramino — Torino, 18 febbraio 1997. Il reparto Spedizione partecipa al dolore della famiglia Beltramino. Partecipano: Roberto Andrels Enrico Balbo Gianni Baldi Ilario Bau Gaetano Brescia Antonino Cavaletto Graziano Cestino Domenico CMtlllo Maurizio Currldori Fabio Leone Giancarlo Fabbri Giovanni Facci Mario Fatta Aldo Fasslo Giancarlo Forni Domenico Gara Michelangelo Giorgi Alessandro Gugllelmlnottl Mariano Luca Rosanna Malavoltl Mauro Maragna Daniele Marchls Antonio Martinelli