Una notte d'interrogatorio per Netanyahu di Fiamma Nirenstein

Il direttore del tg che ha sollevato lo scandalo preannuncia «nuove rivelazioni a giorni» Il direttore del tg che ha sollevato lo scandalo preannuncia «nuove rivelazioni a giorni» lina notte d'interrogatorio per Netanyahu Tre ufficiali raccolgono la deposizione su «Hebrongate» NABLUS. La prima Borsa azionaria palestinese è stata inaugurata ieri mattina a Nablus, in Cisgiordania, con una seduta «sperimentale». Il direttore generale del «Palestine securities exchange», l'autorità addetta alla gestione della borsa, Safwan Bataina, nel darne notizia, ha detto che le contrattazioni sono cominciate con la vendita di 100 azioni di una società di assicurazioni, che sono state quotate 4 dinari giordani l'una, e di 10 azioni di una società immobiliare, quotate 11 dinari. Le transazioni avvengono in valuta giordana, lo Stato arabo al quale storicamente i palestinesi sono più legati. Nella fase sperimentale iniziale ci sarà solo un OTEL AVIV PPORTUNISTA! Voltagabbana!». Ormai questo grido, che si alza vigorosissimo dai banchi parlamentari su cui siede lo stesso Netanyahu, quelli della destra, suona piuttosto un complimento che un'accusa. Ebbene, sì, Netanyahu è un autentico bugiardo rispetto alle promesse fatte al suo elettorato, promesse da falco, prima di diventare primo ministro nel giugno scorso. Del resto fra i leader mondiali suoi pari, o fra i leader delle opposizioni destinati a ruotare al potere, chi non lo è? Da Clinton a Chirac, a gran parte dei leader Est europei, ai diversi ex socialisti o ex comunisti (da Tony Blair a Massimo D'Alema) non c'è chi non la dica in un modo e poi la faccia in un altro, oppure chi non dichiari senza troppo rammarico una morte della sua precedente ideologia abbracciando im conclamato pragmatismo. Ma questo fa male alla salute del mondo? A giudicare da quel che succede in Israele, tutt'altro. Sembra che il pragmatismo dettato dalla catena che ormai lega tutti i leader del mondo affluente o che ambiscono ad entrare nella koinè del benessere, detti di fatto, insieme con i comportamenti orientati verso la conservazione del potere, anche dei valori, per così dire, automatici. Primo fra tutti quello della pace. Prendiamo dunque Netanyahu, che è tornato dal suo viaggio negli Stati Uniti avendo promesso a Clinton (così sembra, anche se non è confermato ufficialmente) di non intraprendere le costruzioni ebraiche nella zona di Gerusalemme .chiamata Har Homà. Sennò, non ci sarebbe stata quella bella photo-opportunity che ritrae Clinton che gioca con i bambini di Bibi in segno di grande familiarità. Har Homà è una vasta zona verde a Sud di Gerusalemme, fra il kibbutz di Ramat Rachel e Beit Sachur, un villaggio sotto il controllo dell'Autorità palestinese. Già da tempo (da quando la città era governata dalla sinistra, sindaco Teddy Kollek) era stato fissato ed approvato nel piano regolatore di costruirvi 6300 unità abitative per 25 mila cittadini. Per tutt'e due le parti possedere quella zona è strategico: se ci costruiscono gli ebrei, allargano il confine della città a Sud impedendo un autentico accerchiamento di Gerusalemme da parte dell'Autorità palestinese, che a sua volta godreb- A NABLUS velate minacce, forse addirittura con ricatti? Rafik Halaby - il direttore del tg che si gioca adesso una carriera di vent'anni di giornalismo tv - ha preannunciato nuove succose rivelazioni per i prossimi giorni. «Per il momento non vogliamo disturbare l'inchiesta - ha spiegato -. Ma siamo sempre di più persuasi della fondatezza delle nostre accuse». Nella previsione di dover trascorrere la nottata con gli ufficiali della polizia (che hanno preparato decine di quesiti) Netanyahu si è concesso ieri alcune ore di relax e ha invitato al ristorante la moglie Sara. «Netanyahu è tranquillo dato che la polizia si è limitata a chiedergli una testimonianza - ha detto un suo collaboratore -. Del resto è stato lui il primo a invocare un'inchiesta della polizia per far luce sulle accuse delle televisione». Chi è invece sui carboni ardenti è il ministro della giustizia Zani Hanegby, che viene adesso indicato da alcuni dirigenti del Likud come il principale responsabile di un intrigo - forse lecito, ma di sicuro non molto estetico - che crea grande imbarazzo a Netanyahu. «Hanegby deve dimettersi», ha affermato l'ex ministro Benyamin Begin dando così il via alla caccia al capro espiatorio. Aldo Baquis colleghi leader cinquantenni? Certo, non ha soltanto lati positivi. Consumismo, materialismo, appiattimento, cinismo, ne sono i prodotti collaterali. E poi, dal punto di vista pratico, diventa molto difficile decidere per chi votare senza punti di riferimento ideologico sicuri. Ma è facile invece immaginare che fra tanta aridità di cuore, pure la pace sarà salva. Il leader palestinese Feisal Husseini minaccia in queste ore guerra se Har Homà verrà costruita. E Netanyahu questa volta ci crede: e sa che potrebbe essere peggiore di quella che gli aveva promesso Arafat prima dell'apertura della galleria sotto il Muro del Tempio. Se anche adesso dicesse: «Va bene, costruiamo», non c'è da credergli. Rimanderà almeno imo a che non saranno avviati colloqui per la fase definitiva degli accordi di Oslo. Fiamma Nirenstein COLOMBIA Dopo sei mesi

Luoghi citati: Cisgiordania, Colombia, Gerusalemme, Israele, Oslo, Stati Uniti