«Condannate De Lorenzo a 10 anni» di Mario Deaglio

Napoli, l'ex ministro della Sanità: pazzesco. Rispondo solo di finanziamento illecito al partito Napoli, l'ex ministro della Sanità: pazzesco. Rispondo solo di finanziamento illecito al partito «Condannale De Lorenzo a 10 anni» Iòni: ha intascato 9 miliardi, nessuna attenuante D'Avino l'imputato non merita alcuna attenuante: «A che titolo dovrebbe beneficiarne un uomo che, in qualità di ministro, ha intascato oltre nove muiardi? - si chiede il magistrato -. Che ha preso tangenti CATANIA. Il gup Sebastiano Cacciatore ha prosciolto, con formula piena, dall'accusa di abuso d'ufficio il sindaco di Catania Enzo Bianco e una parte della giunta con lui in carica nel 1989. Rinviati a giudizio due assessori dell'ex Giunta Bianco: Santo Cantarella e Angelo Lo Presti, con delega ai Lavori pubblici e all'Urbanistica. Oltre a Bianco, sono stati prosciolti gli ex assessori Francesco Attagliile, Franco Cazzola, Giovanni Cristaudo, Santo Furnari, Paolo Beretta, Luigi Attanasio e Piero Banna. Idem per il geometra Franco Di Bella, accusato di millantato credito per presunti favori ottenuti spacciandosi come consulente dell'allora assessore Cantarella. In un rapporto i carabinieri del Ros avevano appurato che il sindaco Bianco e gli assessori in due sedute, il 13 e il 19 luglio del 1989, avrebbero approvato illegalmente 167 delibere per la direzione e la progettazione di opere pubbliche, per decine di muiardi di lire, mai eseguite. Gli incarichi sarebbero stati affidati a professionisti esterni invece che a tecnici comunali e senza la necessaria copertura finanziaria per i relativi onorari, circa sette miliardi e mezzo di lire. La prima udienza del processo è stata fissata per il 20 gennaio del 1998 davanti alla prima sezione penale del Tribunale. [Agi] L'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo se sempre a favore dell'industria farmaceutica? Che ha incassato mazzette perfino sulla normativa che riguarda le vaccinazioni obbligatorie?». Nei 97 capi d'imputazione mossi a De Lorenzo, conclude D'Avino, vi sono «cinquantasei episodi criminosi di cui quarantotto di carattere esclusivamente corruttivo». L'ex ministro «ha dimostrato un asservimento completo e sistematico all'industria farmaceutica e non». L'altro pm, Fragliasso, non è certo più tenero: si dilunga sul reato di associazione per delinquere per di¬ L'accusa: «Ha preso tangenti perfino sulle protesi per sordomuti dimostrando completo asservimento alle industrie farmaceutiche» sui farmaci, sulle acque minerali, perfino sulle protesi per i sordomuti, sulle campagne anti-Aids e su ogni operazione che riguardasse il ministero della Sanità? Che ha brigato affinché la spesa sanitaria fos¬ gliasso - De Lorenzo non l'ha fatto, e questo dimostra che era d'accordo con Marone». L'ex ministro si difende contrattaccando: «L'accusa sostiene il contrario della verità emersa dal dibattimento attraverso documentazioni ufficiali e testimonianze inconfutabili - commenta -. La richiesta di condanna è quindi coerente con il castello accusatorio creato dalla magistratura inquirente sin dall'inizio delle indagini». De Lorenzo dice di avere ancora fiducia nella giustizia: «I miei avvocati riusciranno a dimostrare che le mie responsabilità penali - quelle politiche non devono essere affidate al giudizio della magistratura sono esclusivamente limitate al finanziamento illecito del partito. Voglio sperare che le accuse della cosiddetta "corruzione legislativa" per alcune leggi da me proposte come ministro e votate dal Parlamento non trovino accoglimento nel processo. Resta la mia fiducia nel collegio giudicante e per questo, nonostante tutto, sono sereno». La conclusione è un durissimo atto d'accusa contro i pubblici ministeri: «Sono allarmato dalla volontà dell'accusa di fare un processo all'attività parlamentare e di governo senza avere la benché minima conoscenza delle norme che regolano l'attività di un ministro. E' questo un preoccupante segnale della rivoluzione giudiziaria e della onnipotenza dei pm». ABUSO D'UFFICIO Fulvio Milone DOVE SI PUÒ' TAGLIARE PRIMA PAGINA mente decisa senza che prima vengano chiariti gli orientamenti del Paese che nell'Unione Europea ha il maggior peso economico. Ammesso quindi che di «manovrina» si debba veramente parlare (e non piuttosto di una manovra complessiva per il 1998 da decidersi entro l'estate, secondo le indicazioni del ministro del Tesoro Ciampi) è importante tener conto, accanto ai dati quantitativi, di alcuni elementi qualitativi, la cui assenza potrebbe portare a conseguenze gravi. Basti pensare che una forza politica non trascurabile, come la Lega, si pronuncia apertamente per lo sciopero fiscale. In questa preoccupazione qualitativa, la priorità nella riduzione delle spese spetta alle istituzioni pubbliche. Il costo del Parlamento e dei Consigli regionali e provinciali è piuttosto elevato e potrebbe facilmente essere ridotto, anche con un contributo di solidarietà a carico di parlamentari e consiglieri. Le cifre in gioco non sono elevatissime, ma neppure del tutto irrilevanti e, nel momento in cui ci si appresta a chiedere contributi di solidarietà a una parte non piccola della popolazione, il «Palazzo» dovrebbe presentarsi con le carte in regola. Una riduzione, chiaramente annunciata, delle spese per celebrazioni e festività nazionali, all'interno e nelle rappresentanze all'estero, avrebbe un chiaro valore simbolico. Vi fecero ricordò, in più occasioni, e senza vergognarsene, americani e inglesi, anch'essi sovente alle prese con difficoltà di bilancio. In secondo luogo, ci sono molti «salvataggi» in gioco, che inevitabilmente finiranno per gravare sul Tesoro, a cominciare da quello dell'Alitalia che ha totalizzato nel 1996 perdite più gravi del previsto. Non si chiederà alcun contributo di solidarietà a quei lavoratori, dai salari non precisamente bassi, il cui posto di lavoro continua a essere mantenuto a spese della collettività? Solo con queste premesse si può affrontare veramente il problema delle pensioni e dei contributi di solidarietà ai «baby-pensionati». E' inevitabile che questi vengano richiesti (la stessa Rifondazione comunista, intransigente sulle pensioni «normali», ha qui una posizione più sfumata) e tanto varrebbe farlo subito, senza giri di parole; quando parla di baby-pensionati, invece, la classe politica è presa da un incredibile senso del pudore e affronta il problema solo per via indiretta. Si è preferita così la strada della condanna dell'«iniquità» delle «pensioni d'oro», salvo poi scoprire che sono assai poche. In realtà, la misura dell'iniquità di una pensione non può essere data dalla sua entità; deriva invece dal confronto tra la rendita pensionistica effettivamente percepita e quella alla quale si avrebbe diritto in base ai contributi versati durante la vita lavorativa, la differenza essendo a carico della collettività. Si scoprirebbe allora che molte categorie di lavoratori che godono di pensioni modeste hanno fatto un buonissimo affare, perché hanno pagato in contributi una cifra assai piccola rispetto al valore della rendita pensionistica che ricevono per il resto della vita; e che assai spesso pensioni piccole sono cumulate tra loro e danno un totale di tutto rispetto. In definitiva che l'Italia si metta sulla via della «manovrina» o che segua altri sentieri di risanamento delle finanze pubbliche, sarebbe bene che da parte governativa si abbandonasse un'eccessiva prudenza verbale e si affrontassero in maniera diretta i problemi sul tappeto. In questi anni di transizione, gli italiani sono cresciuti abbastanza per poter essere trattati da adulti. Mario Deaglio

Luoghi citati: Catania, Italia, Marone, Napoli