Fondi neri di F. Poi.

Fondi neri Fondi neri Interrogatorio in Svizzera MILANO. Interrogatorio in Svizzera ieri per Dionigi Resinelli, direttore della Società Bancaria Ticinese, l'istituto di credito in cui avevano i loro conti l'ex capo dei gip di Roma Renato Squillante e l'avvocato Attilio Pacifico. A Lugano sono andati tre magistrati del pool (Ilda Boccassini, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo) accompagnati da Carla Del Ponte, procuratrice generale della confederazione elvetica. Era lei che, per rogatoria, doveva porre le domande al banchiere ma, in realtà, l'interrogatorio si è rivelato piuttosto insoddisfacente. Oltre ai magistrati, infatti, era presente un nutrito e agguerrito stuolo di avvocati svizzeri in rappresentanza dei vari inquisiti (nell'inchiesta, oltre a Squillante e Pacifico, sono coinvolti anche l'ex ministro Cesare Previti e l'avvocato Giovanni Acampora). Hanno dato battaglia su molte questioni procedurali e su una, importante, sono riusciti a spuntarla: non potevano essere utilizzati i documenti bancari sotto sequestro. Senza carte in mano Resinelli è così rimasto piuttosto nel vago, ribadendo nulla di più che quanto aveva già raccontato ai magistrati milanesi, in Italia. Quando, venuto in Sardegna per una vacanza, si era visto arrestare per reticenza e aveva potuto lasciare gli arresti domiciliari solo dopo aver risposto alle domande del pm Colombo (una procedura che i magistrati svizzeri hanno definito «sconcertante»). Nulla di «sconcertante», invece, nell'interrogatorio di ieri che era stato programmato quasi un anno fa, il 3 aprile del '96. Ma nel frattempo i vari ricorsi hanno bloccato tutto. Fino all'ultima sentenza della corte federale di Losanna che ha dato il via libera a tutti i documenti sequestrati alla Società Bancaria: cioè i movimenti di conti appartenenti a Squillante, a suoi familiari, a Pacifico e a Previti (su quelli riferiti ad Acampora non c'erano ricorsi) in cui - secondo la procura di Milano - sarebbero transitate varie tangenti. Compresa quella di 67 miliardi proveniente dalla famiglia del defunto petroliere Nino Rovelli. Sull'invio di questi documenti in Italia esiste però, come ha spiegato il portavoce di Carla del Ponte, ancora una possibilità di ricorso. Ed è su questo fatto che hanno puntato gli avvocati per chiedere, e ottenere, che Resinelli non potesse consultarli per rispondere alle domande, [r. m.] che si fanno o non si fanno», conclude Tarquini, seduto dietro alla scrivania al secondo piano della procura. Non prima di lanciare un sibillino «tutte le cose hanno un perché...». La Spezia, che da tempo si è spogliata di tutte le inchieste su Di Pietro, ribadisce la fiducia al Gico di Firenze. In un comunicato firmato dal procuratore capo Antonio Conte e dai sostituti Silvio Franz e Alberto Cardino, si conferma che la trascrizione di tutte e 39 le bobine si conoscerà solo ai primi di aprile, quando terminerà il lavoro dell'impresa specializzata incaricata il 2 ottobre dell'anno scorso. [f. poi.]

Luoghi citati: Firenze, Italia, La Spezia, Lugano, Milano, Roma, Sardegna, Svizzera