Fede, la rabbia in diretta «Vogliono processarmi» di Paolo Colonnello
Fede, la rabbia in diretta «Vogliono processarmi» Fede, la rabbia in diretta «Vogliono processarmi» BORRELLI «Diamo ancora fastidio» MILANO. Il procuratore Francesco Saverio Borrelli, a cinque anni dall'avvio di Mani Pulite, ritiene che «di acqua ce ne sia, e ce ne sia tanta, anche se non ci sono più le confessioni a cascata». Nel corso di un'intervista al Tgl, il procuratore capo della Repubblica di Milano fa il punto della situazione, ribadendo l'importanza che il pm resti indipendente dal potere politico e sottolineando che in ambienti politici il fastidio nei confronti dei magistrati sia presente. «Un certo fastidio - precisa Borrelli per il timore che la magistratura possa continuare a controllare attraverso i processi la permanenza di determinati soggetti nell'arengo politico». [Ansa] ro. Ma per davvero. Raggiunto al telefono, prosegue lo sfogo. «La notte famosa della diretta durante l'interrogatorio di Di Pietro, avevo mandato due inviati: Brosio e Mario Marchi. A un certo punto, durante una diretta Marchi dice: direttore, è arrivata una telefonata anonima che dice... Alt! dico io, se è anonima non la voglio sentire. Allora i colleghi degli altri giornali si sono incuriositi e hanno chiesto a Marchi di che si trattava. Il giorno dopo il Corriere ha riportato la notizia di questa telefonata. Ma in diretta la frase che Di Pietro era stato arrestato non è mai andata. Anzi, io conclusi il telegiornale dicendo che l'interrogatorio era finito e che mi auguravo che Di Pietro avesse potuto raggiungere i suoi cari in famiglia. Ma è possibile una giustizia così?». I giudici d'appello però hanno deciso di rinviarla a pata attenzione. Se lei vuole leggere tutti i libri che io ho scritto finora, egregio Osservatore, vedrà che io sono dalla parte delle vittime e non da quella dei carnefici. Del resto è raro che la Letteratura sia dalla parte dei carnefici (è potuto succedere). Dalla parte dei carnefici ci sono state soprattutto le Ideologie, e magari le Religioni; la Letteratura un po' meno. Sono dalla parte delle vittime, e dalla parte delle loro famiglie [...]. E sono dalla parte delle persone condannate senza tali implacabili riscontri obiettivi. 6 - Conclusione. In questo Paese, in cui siamo nati e in cui viviamo, si è manifestata una diffusa opinione pubblica, come lei avrà capito, che dissente dalla sentenza di un tribunale. Sono, queste, voci che vengono dal mondo della scuola, dell'università, del lavoro, dell'arte, e che espongono ragionevolmente e civilmente la loro opinione. Mi sembra che non abbiamo tirato sassi contro le vetrine, il che sarebbe un altro discorso. Pertanto lei esprima liberamente il suo consenso a una sentenza che la convince, e magari la pubblichi. Ma, per favore, lasci che possano esprimersi anche coloro che la pensano in maniera diversa dalia sua. Antonio Tabucchi giudizio ugualmente. Come lo spiega? «Non lo so. Figuriamoci che il gip di Bergamo aveva concluso il procedimento con un non luogo a procedere. Allegata all'ordinanza c'era la cassetta del telegiornale di quella sera e anche la trascrizione di quanto avevo detto. Il pm ha appellato al tribunale di Brescia e adesso mi ritrovo a giudizio». Conclusione? «Sono letteralmente terrorizzato da una giustizia che a distanza di 50 chilometri decide prima di archiviarti e poi di mandarti a giudizio. E può capitare a tutti di finire in una storia del genere. Io non lo auguro a nessuno. Ma da cittadino inesperto, dal punto di vista tecnico giudiziario, intendo, questa vicenda mi lascia stupefatto, terrorizzato e preoccupato». Risentimento per Di Pietro? «Io dico che il professor Dinoia e il professor Di Pietro, e lo dico senza ironia, sanno benissimo, non possono non sapere che io non ho mai detto che Di Pietro era stato arrestato. Mi auguro, e lo dico ancora senza ironia, che tutte le verità di Di Pietro non siano come questa». Paolo Colonnello
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