Torino, la destra tentenna tra Costa e il Duca Amedeo di A. Z.

Torino, la destra tentenna tra Costa e il Duca Amedeo Torino, la destra tentenna tra Costa e il Duca Amedeo Milano, il Polo arranca Ulivo e Lega già in fuga TORINO ORNO I L sindaco uscente Valentino B Castellani per l'Ulivo. Raffaele Costa o il Duca Amedeo d'Aosta per il Polo, ma con l'ex ministro in pole position. C'è chi dice (An e Cdu), «con la nomination in tasca». Poi la Lega con due consiglieri comunali - il capogruppo Pietro Molino o Pierangelo Martucci - e il segretario piemontese, capogruppo a Montecitorio, Domenico Cornino. Questi, i duellanti delle elezioni per il Comune di Torino. Salvo sorprese determinate da liste civiche o da movimenti che oggi non sono usciti allo scoperto. Valentino Castellani, professore del Politecnico, «imprestato» nel 1993 alla politica, tenta il bis. Allora fu eletto sotto le bandiere di Alleanza per Torino, una coalizione definita «anticipatrice» dell'Ulivo, perché fondata su un'intesa fra pds, verdi e laici. Ad essa ora si aggiungono i popolari. Da risolvere il nodo di Rifondazione Comunista. Domenica il presidente del prc, Armando Cossutta, ha spiegato che «non esistono pregiudiziali sul nome di Castellani», ma prima di arrivare ad una candidatura, ha chiesto un confronto «programmatico per verificare le ipotesi di un'alleanza organica al primo turno». Ipotesi, quest'ultima, che l'Ulivo sembra non gradire. II centro-destra, invece, è ancora alla ricerca dello sfidante. Ieri, nel corso di una riunione, Alleanza nazionale, Cdu e Ccd hanno «spinto» a favore di Raffaele Costa, mentre Jo stato maggiore di Forza Italia poneva in campo ancora altri personaggi. Ma quel summit era riunito prima della notizia, arrivata a metà pomeriggio, che le elezioni si svolgeranno il 27 aprile. A questo punto la decisione: mantenere la candidatura del Duca d'Aosta che proprio Forza Italia aveva lanciato a gennaio, accanto a quella dell'ex ministro. Domani 3 Polo, con i segretari Rosso (Fi), Martinat (An), Vietti (Ccd) e Fabbio (Cdu) li incontrerà entrambi a Roma. Il Duca per ora tace. Parla invece l'ex ministro. «Prima di sciogliere la riserva - chiarisce intendo verificare la consistenza Valentino Castellani delle alleanze politiche che potrebbero costituirsi attorno al mio nome». Con una prospettiva: trovare consensi «anche al di fuori del Polo». Altro «concorrente», la Lega Nord. Spiega il segretario piemontese, Domenico Cornino: «Allo stato attuale correremo da soli. Anzi, useremo la campagna Ma per il sindaco resta l'incognita Bertinotti Forse sarà desistenza CATANIA CITTA' A CONFRONTO elettorale per lanciare il referendum suU'autodeterminazione della Padania del 20 aprile». I candidati? «Non certo Maroni che deve fare il ministro del governo provvisorio». E allora, in corsa potrebbe esserci lo stesso Cornino, già candidato nel 1993, oppure il capogruppo in Consiglio comunale, Pietro Molino o il notaio Pierangelo Martucci. Un sondaggio commissionato da «La Stampa» all'Istituto «Datamedia» rileva, intanto, che un torinese su tre non sa ancora a chi dare il voto. Fra coloro che, al contrario, dicono come voteranno, il sindaco Castellani, pur in calo rispetto ai consensi ottenuti a gennaio in un'analoga rilevazione, uscirebbe vincitore dal ballottaggio, grazie alla crescita dell'alleanza tra Ulivo e Re. Scendono, infine, le preferenze di Polo e Lega Nord. AMILANO LE', si parte: ore 16 di lunedi 17 da Roma arriva l'annuncio ufficiale - si vota il 27 aprile, ballottaggio l'I 1 maggio - ed è subito campagna elettorale. Bene, esulta Marco Formentini, sindaco in carica, leghista doc, pronto a sfoderare il proverbiale sorriso e a rivendicare il primo vaticinio sulla data: «L'avevo detto che non ci sarebbe stato alcun rinvio». Bene, concorda Marco Fumagalli, candidato ufficiale dell'Ulivo, finalmente sollevato dopo settimane di alterne speranze - si voterà, non si voterà? che, insieme alla prima buona notizia (si vota) ne incassa una seconda: la disponibilità del leader di Rifondazione Fausto Bertinotti, da sempre tiepidino verso la candidatura dell'ex presidente dei giovani industriali, a trattare sul programma. Bene, insiste Fumagalli: «Ho sempre detto che era giusto andare al voto alla scadenza naturale del mandato, cioè in primavera - spiega tradendo un pizzico d'emozione che Marco Formentini non guasta in tanto aplomb - con tutti i problemi che stanno di fronte a Milano, con tutte le urgenze che ci sono, rinviare di sei mesi le elezioni era un lusso che la città non poteva permettersi». Sorrisi, come s'addice al primo flash di una campagna elettorale. Ma anche nervosismi. Già perché se c'è chi, come la Lega, come l'Ulivo, I ha da tempo risolto il problema di chi candidare, c'è chi ancora il candidato o non ce l'ha o non l'ha deciso. Il Polo, per esempio, che non a caso è stato il più attivo - in questi mesi - nel cercare di spostare a novembre lo scontro elettorale. Chi correrà per il Polo? Decideranno Berlusconi, Fini, Casini e Buttiglione nella riunione di mercoledì: questione di ore, si dice. Calma, calma, fanno sapere i luogotenenti berlusconiani. Beppe Pisanu non ha dubbi: «Milano - dice - è piena di milanesi per bene, tra di loro troveremo un candidato». Stesso refrain per il responsabUe degli enti locali di Forza Italia, Enrico Valducci: «Siamo allenati alle campagne elettorali, non ci spaventa certo correre ad aprile anziché a novembre, troveremo un nome». Già, un nome: ma chi? Di nomi negli ultimi tempi ne sono circolati parecchi: quello di Letizia Moratti, tanto per cominciare, l'ex presidente Rai che Berlusconi vorrebbe fortissimamente a Palazzo Marino, e poi Roberto Formigoni, attuale presidente della Regione Lombardia, e poi il nome dell'ex ministro delle Finanze Giulio Tremoliti e poi, ancora, quello dell'ex questore Achille Serra. Candidati finiti, m un modo o nell'altro, nell'elenco dei desideri... La Moratti che si autoesclude, dopo che il suo nome è corso e ricorso, con un'intervista al Corriere, il giornale più letto a Milano: «Io con questa politica non voglio avere nulla a che fare». Tremonti che la unita («Mi è stata prospettata una proposta tempo fa, ma io la declinai») non senza una frecciatina cattivella: «Io non sono come la Moratti che dà interviste per dire che non si candida». Formigoni che si (ri)dice soddisfatto che 2 suo nome sia stato preso in considerazione ma che ripete: «Non mi candido». Oddio, a dirla tutta, c'è chi nel Polo considera le resistenze del presidente della Lombardia una sorta di pretattica: il nodo da sciogliere, pare, è quello della legge elettorale regionale che imporrebbe il ritorno al voto nel caso di dimissioni del presidente prima che siano passati due anni dall'investitura. Sull'argomento non tutti sono d'accordo ma certo, far fronte a nuove elezioni al PireUone per candidare Formigoni a Palazzo Marino, è un rischio che pochi vorrebbero correre nel Polo. [a. z.]