Una mattanza nelle vie di Napoli di Fulvio Milone

Sempre più violenta la battaglia fra i clan della camorra. Un sondaggio: «Per il 70% qui lo Stato non comanda più» Sempre più violenta la battaglia fra i clan della camorra. Un sondaggio: «Per il 70% qui lo Stato non comanda più» Una mattanza nelle vie di Napoli Quattro morti e un ferito in meno di 24 ore NAPOLI. E' stato il giorno dell'ira, quella dei clan della camorra che ieri si sono affrontati in un quartiere di periferia e in una provincia malati di violenza. Il bollettino di guerra diramato dalla questura parla di 4 morti e un ferito in meno di 24 ore. E il bilancio si fa ancora più pesante, se in questo macabro elenco si aggiunge il nome di Ciro De Crescenzo, il suocero di un pentito, ammazzato sabato. «Dall'inizio dell'anno la guerra fra bande ha già fatto 23 vittime - commenta un funzionario della squadra mobile -. Continuando di questo passo, Napoli rischia di trasformarsi in una macelleria». Come se non bastasse, alle forze chiamate a combattere ima difficile lotta contro la malavita vesuviana non ha certo giovato il duro colpo all'immagine provocato dallo scandalo delle divise sporche: 19 agenti e un ex capo della squadra mobile finiti in prigione per collusioni con i clan. I casi di corruzione e la violenza nelle strade hanno messo a dura prova la fiducia dei napoletani nello Stato. Sembra essere proprio questo il risultato scoraggiante di un'indagine commissionata ad una società di ricerche dal giornale della città: per il 60 per cento degli intervistati la camorra non sarà sconfitta, mentre il 70 per cento condivide l'opinione del procuratore della Repubblica Agostino Cordova secondo cui «in alcuni quartieri comanda la malavita e non lo Stato». Un ultimo dato significativo: per il 54 per cento dei cittadini interpellati il fenomeno della camorra è aumentato nel 1996. Tre dei 4 caduti nella guerra fra i clan vivevano a Barra e a San Giovanni a Teduccio, quartieri della periferia orientale. I primi 2, Gennaro Autore e Michele Cirella, sono stati falciati dai proiettili dei sicari poco dopo l'una di notte, mentre si trovavano insieme a bordo di UN GIUDICE IN PRIMA LINEA Il corpo senza vita di Raffaele Cuccaro, ucciso ieri mattina in un agguato UNAPOLI NA guerra stracciona, ma non per questo meno sanguinosa. La bande della camorra hanno ripreso a sparare, disputandosi il controllo di quel che resta dei trafiici gestiti fino a qualche hanno fa dai capi storici della mala vesuviana. Federico Cafiero de Raho, magistrato di punta della Direzione distrettuale antimafia, non ha dubbi: la mattanza è frutto della disgregazione dei vecchi clan, ma anche della insufficienza della prevenzione che sarebbe possibile con una maggiore presenza delle forze dell'ordine. Perché si sono rotti i vecchi equilibri? «Negli ultimi anni sono maturate inchieste giudiziarie molto importanti, che hanno portato all'arresto di ima buona parte dei vertici della malavita campana. I risultati positivi delle inchieste sulla camorra, se da un lato hanno consentito allo Stato di segnare punti a suo favore, dall'altro hanno provocato effetti devastanti all'interno delle organizzazioni criminali. Da parte dei nuovi clan c'è una corsa folle a riempire gli spazi un tempo occupati da chi esercitava il potere ed ora si trova in carcere». Prima i capi camorristi comandavano anche dall'interno di una cella. Non è più così? «No. Oggi c'è l'articolo 41 bis, che rende il regime carcerario particolarmente duro per i detenuti più pericolosi. L'isolamento ostacola molto i rapporti con l'esterno: la conseguenza è che i capi storici della camorra perdono potere». Padova, ha 4 anni: volevano prendergli un pupazzo «Fra le nuove cosche c'è una corsa folle a riempire gli spazi un tempo occupati da chi aveva il potere e che ora è in cella» UN MESE NERO SOTTO I LA STRAGE. Sono 23 i morti dall'inizio dell'anno nella guerra fra i clan della camorra. LE VENDETTE. Nel mirino dei sicari sono finiti anche i parenti di alcuni pentiti. Il 26 gennaio è stato ucciso Ciro Zirpoli, 16 anni, figlio di Leonardo, ex boss che ha deciso di collaborare. Il 10 febbraio è stata profanata la tomba del ragazzo. Il 15 febbraio un commando ha assassinato Ciro De Crescenzo, suocero di un altro pentito. SCANDALO SULLE DIVISE. Il 30 gennaio sono finiti in cella 19 poliziotti, sono accusati di collusioni con i clan. Il 7 febbraio viene arrestato l'ex capo della Squadra Mobile ed ex responsabile dell'antidroga Sossio Costanzo: indagati anche altri 3 dirigenti. Il 13 febbraio scattano le manette per 5 agenti della Polstrada, accusati di aver imposto tangenti sul soccorso stradale. un'auto. Le vittime erano imparentate con i fratelli Luigi e Gennaro D'Amico, che controllano un rione di San Giovanni a Teduccio. Sì, perché ormai tra le mille piccole bande proliferate dopo l'arresto di molti boss si combatte strada per strada: si muore per il controllo dello spaccio di droga in un singolo vicolo, o per uno sconfinamento in una piazza che si trova sotto il controllo di un gruppo rivale. La risposta al duplice omicidio non si è fatta attendere. Poco prima delle 9 di ieri, sul marciapiede di via Velotti, nel quartiere Barra, la polizia ha trovato il corpo crivellato dai proiettili di Raffaele Cuccare, 41 anni. E' stato «fucilato» in strada senza che nessun abitante della zona abbia visto nulla. Gli investigatori ritengono che la morte di Cuccare sia un altro anello di una faida mortale in corso a Barra per il controllo del traffico dell'eroina. Il clan D'Amico, alleato con le cosche For¬ L VESUVIO micola e Reale, conterebbe su un esercito di un centinaio di uomini pronti a tutto pur di scalzare le bande avversarie guidate dalle famiglie Cuccaro, Mazzarella e Aprea. La mattanza è proseguita nel pomeriggio, quando i sicari si sono fatti di nuovo vivi in piazza Duca degli Abruzzi, non lontano da San Giovanni a Teduccio. Questa volta, però, non hanno avuto una buona mira. Pasquale Mosca, la vittima designata, legato ad una banda di spacciatori, è stato soltanto ferito. Hanno invece compiuto la loro missione di morte i killer entrati in azione ieri sera a Torre Annunziata, una cittadina costiera a Sud di Napoli. La vittima, Francesco Iannucci, è stato falciato da una raffica di mitra mentre si trovava con un gruppo di amici davanti al bar Veneto, nel centro del paese. Fulvio Milone A Napoli è ormai un bollettino di guerra Nella foto il procuratore della Repubblica Agostino Cordova Federico Cafiero de Raho magistrato della Direzione distrettuale antimafia

Luoghi citati: Napoli, Padova, Torre Annunziata