Andorra alle urne, ma solo i patrioti di Gian Antonio Orighi
Andorra alle urne/ ma solo i patrioti Andorra alle urne/ ma solo i patrioti Ammesso soltanto chi ha superato un test nazionalista MADRID NOSTRO SERVIZIO continuativamente almeno 25 anni nel Paese per poter godere' di passaporto e di diritto al voto. E gli immigrati, affluiti in massa nella «Kuwait dei Pirenei» negli Anni 60 e 70 per il grande boom commerciale e turistico, sono la stragrande maggioranza della popolazione, quasi il 70 per cento (il 45 per cento spagnoli, il 10,8 portoghesi, il 6,7 francesi, 1' 1,5 inglesi, altri il 5,1 ). Non contento dell'impressionante limitazione, Forné ha poi avuto un'idea, 1'«esame di patriottismo». Tutti gli andorrani «doc» che ieri si sono recati alle urne hanno dovuto prima passare un esame orale presso un tribunale amministrativo costituito ad hoc. L'aspirante elettore ha dovuto rispondere nel questionario di storia, cultura e geografia andorrane, in catalano, la lingua ufficiale. «Per essere andorrano non basta essere nati qui - ha dichiarato il premier ad "Abc" -; bisogna sapere il catalano e conoscere bene U Paese». Il privilegio degb andorrani «doc» suscita da anni velate proteste degli immigrati. Solo la socialdemocratica Iniciativa Democràtica Nacional vuol dar loro il diritto al voto. Ma gli immigrati sono rassegnati. Il salario medio è quasi 2 milioni di lire al mese e solo il 12,2 per cento degli abitanti non lavora in proprio. E gli affari dei negozi senza Iva (Andorra non è ancora nella Ue), dei ristoranti e degli alberghi vanno a gonfie vele. E le elezioni del Capo dello Stato? Non esistono. Andorra, infatti, recita la Costituzione votata nel '93 (fino ad allora la struttura statuale era ancora feudale e non esistevano né partiti politici nazionali né «Carta Magna»), è un «co-principato parlamentare», cioè i Capi dello Stato sono due co-principi, il presidente francese Chirac ed il sessantottenne vescovo della catalana e limitrofa La Seul d'Urgell, Joan Alanis, che esercitano le loro funzioni «congiuntamente, a titolo personale ed esclusivo». L'origine «bicefala» della più alta Andorra, il maggiore dei microStati europei, 468 bellissimi chilometri quadrati che si stendono nei Pirenei a cavallo tra Spagna e Francia, è andata ieri alle urne per rinnovare i 28 deputati del «Consell General de les Valls», il Parlamento unicamerale. Ma votare nello Stato fondato da Carlo Magno non è mica facile. Su 64.311 abitanti, i maggiorenni sono 54.999 ma solo 10.838, il 20 per cento, hanno potuto eleggere i loro rappresentanti. E solo dopo aver superato un «esame di patriottismo». I quattro partiti che partecipano alle elezioni anticipate (Unió Liberal del premier Marc Forné e Agrupament Nacional Democràtic di centro-destra, Nova Democràcia ed Iniciativa Democràtica Nacional di centro-sinistra) approvarono nel settembre del '95 la «legge sulla nazionalità», in cui si stabilisce che i non andorrani debbano risiedere carica dello Stato, che nomina il «Cap de Govern» prescelto dal Consell General risale alla notte dei tempi. Per mettere fine alle guerre tra la Chiesa di Urgell ed i conti francesi di Foix, venne stipulato un accordo, il «Pareatge», nel 1278, che diede poteri assoluti ai due coprincipi. Nel 1589, i diritti dei conti di Foix passarono alla Corona di Francia. La Rivoluzione francese li abolì ma vennero ripristinati da Napoleone nel 1801. Gli andorrani, allora poverissimi pastori (oggi il reddito medio annuo viaggia sui 23 mila dollari), ot¬ tennero il voto nel 1886. Mica tutti: solo i capifamiglia che pagavano il «foc i lloc» (fuoco e casa), l'unica tassa che pagano ancora oggi tutti nel Paese famoso come paradiso ficcale (140 mila lire l'anno). Nel 1933 arriva il voto per gli uomini. Le donne hanno aspettato fino al 1970. E, nel Paese il cui inno nazionale, del 1921, comincia con «Il grande Carlo Magno, mio padre, dagli arabi mi libererà», non esistono ancora né sindacati né diritto di sciopero. Gian Antonio Orighi
Persone citate: Carlo Magno, Chirac, Joan Alanis, Nova Democràcia, Valls
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