«Contro Prodi lo sciopero fiscale»

Il senatur ha chiuso il congresso della Lega: è l'ora della battaglia per l'indipendenza Il senatur ha chiuso il congresso della Lega: è l'ora della battaglia per l'indipendenza «Contro Prodi lo sciopero fiscale» Bossi: alle amministrative niente alleanze coi romani rivolto a Pagliarini e agli altri ministri - di decidere se i popoli padani debbano o meno non pagare fin da subito i balzelli romani. E vi chiedo anche di organizzare in ogni Comune del Nord un presidio fiscale, in alternativa a quelli di Roma. D'Alema o fai chiarezza su quest'insulto o partiremo». Ma quando? Forse, lascia intendere il senatur, già con il prossimo 740. Prima della sfida finale, poi, occorrerà attendere l'esito del referendum suH'autodeterminazione della Padania, fissato per il 20 aprile. E le amministrative? Bossi ottiene dalle urne.del popolo a congresso la risposta attesa: l'83% dei leghisti vuole che la Lega si presenti da sola, tra il 17% restante prevale la linea per un'intesa con il centro destra. Ma Bossi, a prima vista, è perentorio: «C'è chi sostiene che, nonostante tutto, si debbano stringere alleanze con i partiti romani. Per MILANO. «Ieri avevo detto che, piuttosto di non indossare la camicia verde oggi sarei venuto con la canottiera». Umberto Bossi attacca la sua maratona oratoria al PalaVobis con questa notazione civettuola, accompagnata dall'ultimatum alla moglie Manuela. «Gliel'ho detto chiaro basta con le camicie d'altro colore. Buttale via, mi serve il verde. E per fortuna, oggi mia moglie me ne ha data una». Poi la promessa solenne davanti ai 12 mila del PalaVobis, abbondantemente «macchia¬ mmm®. ma anche e soprattutto per il lavoro di centinaia, di migliaia di generazioni di padani». E la magistratura? Proprio oggi cade il quinto anniversario di Mani pulite e Bossi non si lascia scappare l'occasione. «Sia chiaro - ruggisce - noi e non il Pool ha fatto cadere il regime. Voi magistrati eravate là a mangiare assieme a quelli che abbiamo cacciato». «Mani pulite - continua fu un'operazione di restaurazione, altro che i grandi magistrati. Lo so io che cosa sono...». «Terùn!» s'ode un grido dalla piccionaia verde.. «Sì - raccoglie l'Umberto - perfetto, quella roba lì. Ma è colpa nostra: neppure un magistrato, un poliziotto, un maestro di scuola padano. Il segretario dell'Onu, a cui gliel'ho detto a Roma, non ci voleva credere». E ancora su Mani pulite: «I magistrati stavano dall'altra parte, servivano a fermar la Le- l§iP$i liP neti l'ala della «secessione se proprio non se ne può fare a meno»; nei lombardi quella del «si deve fare subito e non andiamo alle amministrative». Poi, quando un corista della Scala ha intonato il Va' Pensiero, quando un fascio di luce l'ha illuminato e accompagnato al microfono, a dar la linea ci ha pensato Bossi: nè l'una nè l'altra, ci penso io con la trattativa. Lega compatta, tutti «uniti con Bossi e la Padania!». E da oggi, il Padano spericolato, inizia a trafficare. Materiale esplosivo: «Qui c'è un lago di benzina che aspetta solo un fiammifero...». Giovanni Cerruti ga. A colpire i segretari che non mollavano mentre la riforma del maggioritario serviva a impedire che i voti finissero alla Lega...». Bossi, insomma, contro tutti. O quasi. «Sia chiaro - grida - non c'è alcuna congiura contro il Sud. Siamo in Padania, terra di libertà. Siamo in battaglia contro Roma e l'Italia». Ed esplode qui l'applauso più fragoroso della platea milanese, intrattenuto da una mezz'ora abbondante dalla cornice della «rivoluzione liberale» come la vede Bossi: ima «corte superiore della giustizia padana», uno Stato meno invadente e pervasivo, più adatto ad affrontare la globalizzazione dei mercati. Ma prima, ammonisce il Senatur, occorre la lotta per la secessione, «lo sbocco naturale per un moderato come me». Ma è proprio così? Bossi non nutre né ammette dubbi. «Figli della Padania - chiude il senatur - se non lottiamo adesso rischieremo di rimpiangerlo per sempre. Il tiranno non ci piegherà, se è destino che dobbiamo morire, moriremo in piedi». Ugo Bertone FLASH VATICANO SECESSIONISTA. Speroni se la prende pure col Papa. «In Vaticano si parla contro la secessione, ma senza la secessione non esisterebbero neppure. E' l'unico esempio di secessione consensuale nella storia d'Italia. Sono nati nel '29 staccandosi da Roma: e sul piano giuridico non c'è differenza tra uno staterello di poche centinaia di abitanti e una grande Nazione come la Padania...». AOSTA SI', AOSTA NO. «Mi chiedo perché non ci siano tra le delegazioni estere anche Prodi e De Mita». Paolo Linty, segretario «nazionale» della Valle d'Aosta non ha digerito l'intervento Etienne Andrione, rappresentante «straniero» dell'Union Valdòtaine. «Il congresso mi perdonerà se parlo in italiano, come i delegati baschi, catalani e fiamminghi. L'Union Valdòtaine viene qui a parlano in francese, e poi a Roma vota per la Finanziaria di Prodi. Diteci se vale la pena che noi continuiamo a lavorare, visto che andate tanto d'accordo con questa gente. Ricordate Braveheart? Gli inglesi compravano i traditori scozzesi facendoli nobili, e Roma dà l'ordine del magna-magna ai suoi proconsoli in Vallèe». N0MEN 0MEN. Applausi scroscianti per Domenico Cornino: «Che libertà volete avere da un premier che si chiama Romano? Da un ministro dell'Interno che non a caso si chiama Napolitano? Da un presidente della Rai che non a caso si chiama Siciliano? Non ci sono più Polo e Ulivo, c'è soltanto il Ptm, il partito trasversale meridionale che ha partorito quella che chiamano Bicamerale, ma io preferisco chiamare Commissione meridionale...». IL TROMBETTIERE. Dopo i campanacci di sabato, ieri mattina al Palavobis ha debuttato la tromba. Piccola gaffe del trombettiere quando, durante l'intervento di Speroni, si sono alzate le prime note della Marsigliese. Poco prima la Francia era stata definita «lo Stato più centralista d'Europa». Immediata la frenata del musicista, subito ripartito con un Va'pensiero riparatore. RAI NEL MIRINO Per la seconda volta le troupe di Viale Mazzini sono state invitate ad allontanarsi. Sabato è toccato al Tg3-Lombardia, ieri al Tgl nazionale. L'operatore Michele Di Giorgio e il giornalista Donato Bendicenti stavano riprendendo il Palavobis e la cosa non è stata gradita-da alcuni militanti «caldi». Per fortuna è intervenuto il servizio d'ordine. Ma una decina di minuti più tardi la scena si è ripetuta, operatore e giornalista sono stati fatti uscire dal tendone a spintoni, (r. L] Cornino Formentini