Insieme alle amministrative

Insieme alle amministrative Insieme alle amministrative Quando la politica ama circondarsi di cartapesta ROMA. I socialisti italiani di Enrico Boselli e il partito socialista di Ugo Intini si presenteranno alle prossime elezioni amministrative sotto un unico simbolo. E' stato deciso ieri da un'assemblea comune del Si e del Ps. «Questo sarà un anno elettorale decisivo - ha detto Boselli - e sarebbe difficile spiegare al popolo socialista che noi Socialisti italiani e il Ps abbiamo mancato l'appuntamento unitario». «Siamo rimasti in due - ha rimarcato Intini - a difendere le tradizioni socialiste. L'obiettivo immediato è quello di andare insieme alle elezioni amministrative con un simbolo riconoscibile e ponendoci al primo turno al di fuori dei due schieramenti». Entrambi hanno bocciato il progetto della «Cosa 2»: «Francamente - ha detto Boselli - crediamo che il progetto di D'Alema sia un tentativo che non vale la pena di essere fatto. Le nostre perplessità rimangono tutte». [Ansa] II presidente del Consiglio Romano Prodi «In un Paese civile il primo dovere è il rispetto delle leggi» UNQUE, la caduta dell'impero romano al congresso della Lega, e la settimana appresso l'agorà della democrazia ateniese al congresso del pds. Se poi si aggiunge il sedicente allestimento leonardesco che due mesi fa ha trasferito al congresso di Rifondazione «il fervore creativo dei cantieri rinascimentali», addirittura, con tanto di macchine sospese nei sotterranei dell'Ergife, beh, anche senza essere virtuosi della provocazione o estremisti del paradosso, viene da dire: perdonali, Panseca! Nel senso di Filippo Panseca, indimenticabile scenografo del regime craxiano, l'inventore congressuale del tempio greco (Rimini, 1987), della piramide telematica (Milano, 1989), del muro artificiale di Berlino (Rimini, 1990) e dell'arco di trionfo arcobaleno che invano si allungò sul camper (Bari, 1991, 40 gradi all'ombra). Ebbene, sarà pure stato un finto architetto, il geom. Panseca, ora anche creatore di creme anti-rughe, però lui quelle grottesche messinscene, quel genere di addobbi ondeggianti tra il kitsch e il trash a sfondo storico li impiantava per Bettino all'inizio degli Anni Ottanta. E chi allora lo disprezzava, oggi fa di peggio, e in ritardo, e comunque sempre con i soldi di tutti. Nel merito, al caotico addensarsi di arredi del congresso padano (fori cadenti, missiloni, cinghiali rupestri, mongolfiere, affreschi celtici, hostess druidiche e quant'altro), si contrappone l'ispirato nitore ' pseudo-democratico dell'agorà pidiessina. Luogo che naturalmente la retorica pre-congressuale pretende «orizzontale», «aperto», «trasparente», «sobrio» ed «essenziale». Una piazza - evviva - dove l'opinione di ciascuno vale quella di tutti gli altri. «L'idea - ha spiegato il coordinatore Minniti - è quella di un unico ambiente di dibattito, senza barriere tra presidenza e platea, che ha come obiettivo di unificare il senso della nostra discussione». Al che i più scettici, an- 11 s SCUE Q vale è finito - dice Giulio Maceratine presidente dei senatori di An -. Quindi, se alle minacce faranno seguito sciopero fiscale e altre violazioni. Prodi e "soci" di Bossi di un anno fa dovranno intervenire per far rispettare le leggi». Son preoccupati i partiti del Polo per la nuova offensiva leghista, soprattutto perché temono che le libere scorribande di Bossi finiscano per penalizzarli nuovamente nel confronto elettorale con l'Ulivo. Si tengano a maggio o a novembre, le elezioni amministrative provocano, infatti, serie preoccu¬ pazioni al Polo che non vive un momento felice. Ha bisogno di recuperare voti dei moderati ma, al Nord, c'è la Lega che gli ha già sottratto alle elezioni politiche una fetta dei quei voti e minaccia di farlo nuovamente alle imminenti alle amministrative. Per questo Silvio Berlusconi diceva ieri, dopo la partita a San Siro, che «la Lega continua ad essere la quinta colonna delle sinistre». Una spina nel fianco che il Polo non sa come tirar via, perché con Bossi An non vuole neanche parlare («con Bossi non è in corso alcuna partita»). E così Berlusconi e Fini hanno deciso di avviare una campagna per i moderati che votarono Lega, per esortarli a tornare all'ovile. «Il risultato del loro voto è solo quello di togliere voti ai moderati, consegnando così l'Italia alle sinistre» dice Berlusconi. La via del dialogo con Bossi, in realtà, tenta da tempo i «centristi» del Polo. Che ancora ci sperano. «Se Bossi elimina dal suo vocabolario tutte le ingiurie contro il Mezzogiorno e i meridionali, non c'è indisponibilità a definire con lui un percorso comune dalle prossime elezioni amministrative» è l'accomo- dante invito lanciato ieri da Clemente Mastella, presidente del ccd. Che pone, in verità, condizioni minimali. Ma An blocca questa strada. «Con chi teorizza la secessione non è possibile alcuna intesa, nemmeno puramente tattica» taglia di netto Adolfo Urso, portavoce di An. Sì allo svuotamento dell'elettorato leghista, ma no a patti con Bossi dice An. Che vede con sospetto le aperture dei centristi del Polo perché teme che sia uno dei passaggi per costruire quelle larghe alleanze che finirebbero per tenere fuori dalla porta del governo il partito di Fini. che nel pds, potrebbero riadattare antichi e disarmanti moti dell'animo: che s'ha da fa' pe' agorà... Ma tant'è. Dominato ormai dalla più febbrile immaginazione, dopo Leonardo, Pericle e le rovine di Roma, di questo passo il riemergente ceto partitico potrà di volta in volta trovare nessi e perciò ambientare i suoi futuri congressi nella ricostruita curtis medioevale o tra gli astrologi caldei, in finte catacombe o tra fasulli boeri e zulù posticci, senza tralasciare l'età della pietra. Con un po' di coraggio, la nuova scenografia partitocratica potrebbe forse anche prescindere dai ricordi liceali localizzandosi, a 360 gradi, su Love Boat o I Ching; oppure riadattando le guarnizioni sceniche e politiche che npn.mancherannp roai^ figurarsele^ alla Vuccirìa di Guttuso, o Lascia o raddoppia, La Settimana Enigmistica, I viaggi diGulli-. I ver, l'Inferno dantesco o Pane, amore e fantasia... D'altra parte dura ormai poco più di un musical, il congresso; l'importante è che sia sempre più compiutamente appariscente e forse addirittura consolatorio. Rassegnati, così, a non poter mai nulla mutare nel paesaggio vero, sembra che parecchi politici si sbizzarriscano a montare improbabili scenari entro i quali ambientare le loro periodiche rappresentazioni. Quel che però non riescono a cogliere è quanto, mirabilmente, quelle impalcature di cartapesta finiscono per corrispondere a una politica anch'essa di cartapesta. Una politica che oggi ha già così tanto, di finto, da non aver bisogno delle più strampalate e ridicole architetture dei vari Panseca di ritorno. «Lo squilibrio delle retribuzioni economiche è uno dei mali del Paese» eili eili Filippo Ceccareili eili

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