Sos scorie radioattive
Sos scorie radioattive Sos scorie radioattive «I boss le hanno nascoste nelle miniere di Enna» CALTANISSETTA. Come nella Piovra 5: le mani di Cosa nostra si allungano adesso sul business delle scorie radioattive. Le rivelazioni di un pentito mettono a fuoco una girandola di veleni e miliardi che ruota attorno all'ennesimo sfruttamento del territorio siciliano. E c'è un'indagine che scava nell'ultimo filone d'oro dell'economia criminale: la gestione illegale dei rifiuti tossici e il loro occultamento. I misteri della Ecomafia si nasconderebbero stavolta nelle viscere della terra, e per la precisione nelle profondità di alcune miniere abbandonate al centro della Sicilia: prima fra tutte quella di Pasquasia, alle porte di Enna, una delle pochissime di sali potassici in Europa, chiusa da 4 anni per problemi agli scarichi dell'impianto. La procura di Caltanissetta ha formalmente aperto un'inchiesta per accertare l'eventuale presenza nel sottosuolo di rifiuti tossici e nocivi. Nei giorni scorsi, gli agenti della Dia, la Direzione investigativa antimafia, hanno già chiesto all'Ems, l'Ente minerario siciliano, il permesso di effettuare a Pasquasia un'ispezione nell'impianto per l'estrazione di sali potassici. Gli accertamenti, insomma, stanno per cominciare sotto forma di scavi, sopralluoghi e perquisizioni sotterranee. Si cercano i nascondigli delle scorie chimiche che sarebbero sepolte nel labirinto dei cunicoli sotto terra. Si indaga per individuare i depositi ad alto rischio radioattivo. La «soffiata» viene da Leonardo Messina, pentito doc più volte definito dalle procure antimafia «altamente affidabile». A sentire il collaboratore, che è originario della provincia nissena, Cosa Nostra avrebbe scelto alcune miniere siciliane - ormai abbandonate - per utilizzarle come enormi depositi di materiale di risulta proveniente da vari impianti: inceneritori, industrie, centri ospedalieri. L'indagine -i riservatissima - è ancora alle fasi iniziali, ma l'aliar-j me s'è già diffuso da un capo all'altro dell'isola. Neri giorni scorsi, in occasione di una conferenza di servi-! zio svoltasi proprio ad Enna, la Regione ha istituito una commissione incaricata di svolgere accertamenti sulle cave e le miniere abbandonate. E l'assessore al Territorio, Ugo Grimaldi, ha denunciato pubblicamente il rischio radioattivo: «La Sicilia può diventare una pattumiera di sostanze tossiche e nocive. Perciò abbiamo il dovere di fare chiarezza». Sulla miniera di Pasquasia, di proprietà dell'Italkali, una società mista (la Regione, attraverso l'Ems, controlla il 51 per cento del pacchetto azionario, mentre il restante 49 per cento appartiene a soci privati) costituita per la gestione degli impianti estrattivi in Sicilia, è in corso anche un'altra indagine. Si tratta di un'inchiesta «finanziaria» scaturita dall'esposto presentato nell'ottobre scorso da Francesco Morgante, uomo di vertice dell'Italkali, per verificare se la chiusura, oltre a danneggiare gli impianti, non abbia di fatto favorito manovre ed interessi di società estere che operano sul mercato dei sali potassici. II sospetto che attorno alle miniere chiuse della Sicilia gravitino interessi illeciti, comunque, non è nuovo. Già nel 1995 il Consiglio comunale di Pietraperzia, piccolo centro della provincia di Enna, aveva sollecitato un'indagine «sugli strani movimenti notturni di mezzi pesanti presso la miniera di Pasquasia». E c'è di più. Con ano studio recentemente pubblicato da Legambiente, l'oncologo Maurizio Cammarata, in servizio a Enna, ha segnalato un drammatico aumento dei casi di tumore nella provincia, mettendolo in relazione alla «possibile presenza di materiale radioattivo sul territorio». Antonio Ravidà
Persone citate: Antonio Ravidà, Francesco Morgante, Leonardo Messina, Maurizio Cammarata, Ugo Grimaldi
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