Prodi: subito in Europa, per fermare la Lega

«La minaccia della secessione è seria, Bossi e i suoi vogliono spaccare il Paese. Non possiamo fallire» «La minaccia della secessione è seria, Bossi e i suoi vogliono spaccare il Paese. Non possiamo fallire» Prodi; subito in Europa, per fermare la Lega «Bonn non ci condiziona» ROMA DALLA REDAZIONE «E' un affare serio. La Lega oggi è cambiata. Non è riuscita ad essere l'ago della bilancia in Parlamento e allora è diventata un movimento con un solo obiettivo: la secessione». Romano Prodi affronta di petto il problema Lega e allerta gli alleati, oltre che il suo governo: «Quando succedono queste cose in politica vuol dire che possono fare di tutto». E così, accanto al problema essenziale del che fare per far partecipare l'Italia alla moneta europea tra i primi, si aggiunge la preoccupazione per l'indipendenza della «Padania» che Bossi ha fatto inserire nello statuto della Lega. Il governo cosa può fare? «La nostra risposta è semplice: se siamo fuori dall'Europa la Lega riscuote perché potrà dire che il governo degli "stranieri" ha fallito anche quell'obbiettivo». E proprio per fugar dubbi e avere informazioni il presidente del Consiglio riprende domani la via della Germania. Andrà a Monaco per parlare col presidente del Land, Edmund Stoiber e poi a Francoforte per un incontro con la stampa internazionale e un pranzo nella sede della Commerzbank, ospite del presidente Kohlhaussen. La Germania, precisa peraltro Prodi, rappresenta «una realtà molto dinamica, ma non è tutto in Europa». E, a proposito delle indiscrezioni sulle difficoltà tedesche, Pro- MESTRE. «Se il Piemonte ha fatto l'Italia, il Nordest farà l'Italia federale». E' questo uno degli slogan adottati dal neonato movimento del Nordest, venuto alla luce ieri in una piccola sala del municipio di Mestre, gremita di giornalisti e da oltre 500 persone. Al battesimo hanno assistito anche i due ministri veneti Tiziano Treu e Paolo Costa. A lanciare la scommessa di un movimento «trasversale», seduti a un tavolo verde sullo sfondo di un manifesto con la scritta «Libere regioni del Nordest in un'Italia federale», sono stati il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, l'ex presidente della Confindustria veneta Mario Carraro, arnministratori pubblici e dirigenti di categoria del mondo produttivo. Regista e presidente della riunione il senatore veneziano Mario Rigo (gruppo misto), 67 anni, uno degli organizzatori del movimento che punta alla trasversalità politica, all'impegno per la riforma federalista. Rigo non esclude che il movimento scenda in campo per le prossime elezioni anmiinistrative. [Ansa] Il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi OMILANO NOREVOLE Fini, Berlusconi l'accusa di voler percorrere «la via vecchia, piii comoda e rassicurante». Ma che succede nel Polo? «Piano, piano. Non c'è alcun dissenso tra di noi». Sorride Gianfranco Fini davanti a taccuini e telecamere. Questa giornata milanese, del resto (è in programma la conferenza di Alleanza nazionale sui trasporti) poteva esser l'occasione giusta per rispondere, da Milano, alle bordate di Bossi a congresso. E invece, l'argomento del giorno da affrontare con i cronisti sono le punture di spillo in arrivo dal fronte azzurro... Ma Berlusconi è stato esplicito: prima le riforme e dopo l'unità del Polo... «E io dico che ripete argomenti già usati da noi di An. L'unità del Polo non è un bene in sé, ma vale solo in funzione degli obiettivi. Capita che tra di noi ci siano due modi diversi di veder le cose ma questo è il frutto di due culture diverse, non del dissenso. Si tratta di due modi diversi di interpretare una strategia identica». Eppure c'è la sensazione che le diversità siano sempre più evidenti: Stato sociale, previdenza, privatizzazioni. 0 no? «Io questi dissensi non li vedo. Sullo Stato sociale abbiamo proposte comuni. E siamo entrambi impegnati a rivedere al più presto la riforma Dini. Noi, forse loro non ancora, ci siamo anche schierati contro il contributo di solidarietà chiesto a chi è già in pensione. E sulle privatizzazioni il nodo non sta A MES TRE dei mass media alla caccia di ogni rapporto inventato o reale da chiunque sia fatto: impiegato di secondo livello olandese o funzionario di una banca della Bassa Sassonia» purché il rapporto ipotizzi l'esclusione dell'Italia dall'Unione monetaria. «E' una operazione politica di demolizione continua fatta a fini solamente interni, per far dire che i tedeschi non ci vogliono». Essenziale per l'ingresso nell'Europa delle monete è la stabilità del governo. «Sono presidente da soltanto nove mesi e credo di avere già superato in durata 36 governi della Repubblica su 54». Certo, la politica di rigore ha deluso una parte degli elettori dell'Ulivo, ammette Prodi: «E' un prezzo che abbiamo pagato allo sforzo per l'Europa che andava fatto. E, tutto sommato, i delusi mi sembrano pochi». Prodi ha qualcosa da dire anche a Massimo D'Alema, il suo più importante alleato, col quale spesso si è trovato in contrasto. Il segretario del pds sta lavorando per creare un forte partito socialdemocratico, nella speranza di farne il «polo riformista» che sfida il «polo moderato». Prodi avvisa: «Dopo la caduta del muro di Berlino è difficile che una alleanza di centro-sinistra possa essere tenuta insieme da una sola ideologia politica. Non è più possibile che una linea riformista venga interpretata da una sola "casa del riformismo": una unica espressione politica non può avere successo». «Il rigore è un prezzo che andava pagato I delusi sono pochi» Il presidente del Consiglio Romano Prodi DALLA PRIMA PAGINA L'ANTICO EROE conda manche di Alberto sotto i riflettori del Sestriere, sulla pista di slalom accerchiata da migliaia di tifosi e aggredita dal vento. Isi Kostner e Morena Gallizio invece sono arrivate quarte, appena sotto il podio, il risultato peggiore, il più diffìcile da accettare perché solo una manciata di centesimi ha diviso, con una specie di colpo di scure, i premi e i castighi. L'obiettivo, in questi Mondiali, era di battere il record di Sierra Nevada dove gli azzurri, l'anno scorso, hanno vinto quattro medaglie d'oro e una d'argento, ma le delusioni dell'ultima giornata hanno impedito la realizzazione del sogno. All'appuntamento con la gloria sono mancati soprattutto i ragazzi, che hanno conquistato, oltre a Tomba, una medaglia di bronzo con Ghedina in discesa. Le ragazze invece hanno disputato un mondiale esaltante. Deborah Compagnoni, Isolde Kostner e Lara Magoni hanno infiammato i tifosi del Colle vincendo tre medaglie d'oro e una d'argento. Sono stati dieci giorni di festa e di gioia, dieci giorni che hanno acceso nei cuori della gente il fuoco della passione. Le nostre ragazze hanno sbaragliato il campo in ogni senso, battendo le rivali sulle piste, con disarmante sicurezza, e conquistando l'amore delle folle, non solo dei tifosi dello sci. La nazionale rosa è diventata insieme una rilevante realtà sportiva, perché mai nella lunga storia dello sci italiano le ragazze avevano raggiunto vette cosi alte, e un confortante fenomeno di costume, fondato sulla simpatia e sulla stima reciproca, sulla lealtà e sull'amicizia, sulla rivalità che non diventa prevaricazione: sentimenti semplici, che però troppo spesso la nostra cinica società sembra aver dimenticato. Carlo Coscia