Minacce in musica all'agente in cella

Napoli, le frasi erano in una cassetta con i successi di Sanremo '96 destinata a uno dei poliziotti arrestati giorni fa Napoli, le frasi erano in una cassetta con i successi di Sanremo '96 destinata a uno dei poliziotti arrestati giorni fa Minacce in musica alFagente in cella Inviti a non confessare inseriti nelle canzoni NAPOLI. La cassetta gira nel registratore diffondendo le note di «Vorrei incontrarti fra cent'anni», la canzone regina di Sanremo '96. La voce di Ron si interrompe e nella pausa ecco d'improvviso una frase, una piccola frase tagliata da un brano diverso e inserita per spedire un messaggio oltre i muri del carcere militarer «Se parli tu sono... se parli tu sono...». Una minaccia in musica, secondo i carabinieri che hanno sequestrato il nastro prima che arrivasse al destinatario, uno dei 19 poliziotti accusati di aver stretto un patto con la camorra. A portare quella raccolta di successi del Festival nel penitenziario, una settimana dopo l'arresto dell'agente, è stata una sua collega. E ora gli investigatori sostengono che è stata manipolata da qualcuno che aveva un obiettivo: imporre il silenzio. Si tinge di giallo la storia delle divise sporche che sono venute a patti con i boss dei clan vesuviani. Mentre i giudici del tribunale del riesame sono chiamati a pronunciarsi sul destino dei poliziotti arrestati, vengono fuori nuovi particolari, tutti molto inquietanti. Come le nuove accuse dell'agente «pentito» Innocenzo Treviglio che parla finanche di un finto conflitto a fuoco con i camorristi, sceneggiato a beneficio dei superiori e che fruttò premi ed encomi. L'uomo della sezione Narcotici della squadra mobile non risparmia il sarcasmo: «Nessuno ha mai sparato addosso alla polizia. La polizia ha sparato addosso alla polizia». Ma è il nastro truccato a suscitare ora sospetti e preoccupazioni sulla macchina che si è messa in moto per porre un freno al lavoro incalzante dei magistrati. La cassetta è stata consegnata al personale del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere da una poliziotta, Assunta De Maria, in servizio al commissariato di Portici-Ercolano, proprio quello finito nel mirino degli inquirenti per le collusioni con il clan del boss Simone Cozzolino. I messaggi in codice individuati dagli investigatori sono tre: oltre l'intimidazione nascosta 'nella canzone di Ron, ci sono gli avvertimenti contenuti nei brani «La terra dei cachi» di Elio e le Storie Tese e in quello presentato a Sanremo da Federico Salvatore, «Sulla porta». Nel primo si inserisce una voce che canta «Guarda che già tieni il raffreddore», nel secondo la pausa musicale viene riempita da un motivo diverso: «Fingere è difficile lo sai». Parole che avrebbero dovuto convincere Antonio Coppola, coinvolto nella retata del 30 gennaio scorso, a tenere chiuso il becco. La poliziotta è stata interrogata, per ora come testimone. Ha sostenuto di essere andata al carcere il 7 febbraio, accompagnata da due colleghi che l'aspettarono fuori. Da loro - ha raccontato - aveva ricevuto il pacco da consegnare all'amico detenuto, con dentro la cassetta incriminata, altri due nastri ed indumenti. Le raccolte musicali, Avevano invocato il segreto: «Siamo ministri di culto» PALERMO. La pubblica accusa ha chiesto ieri la condanna a cinque anni di reclusione di Giovanni Riina, 21 anni, primo dei quattro figli del capo di Cosa nostra, Totò Riina. La sentenza del giudice per le indagini preliminari, Antonino Tricoli, è attesa per oggi, a conclusione dell'udienza preliminare nei confronti dei componenti di cosche mafiose palermitane. In esame ci sono anche il sequestro e l'orrenda uccisione (venne strangolato e poi sciolto nell'acido) di Giuseppe Di Matteo, 13 anni, figlio del pentito Salvo Di Matteo. Ma il rampollo del padrino di Cosa nostra viene giudicato per associazione per delinquere mafiosa, e non per quell'orribile delitto che, una volta scoperto, scosse l'opinione pubblica. Il giovane aveva sollecitato il rito abbreviato. In caso di condanna, pertanto, la pena sarà ridotta di un terzo. Tra gli accusati per l'assassinio del ragazzo c'è Giovanni Brusca, considerato il mandante, [a. r.] PALERMO .s a$H§j .s frase inserita: «fingere; a$H§j W è difficili lo' WÌwKI E' ancora bufera sugli agenti di polizia di Napoli arrestati nei giorni scorsi. A fianco, Sossio Costanzo, ex capo della Mobile partenopea coinvolto nell'inchiesta «lL §i «Lo terra dei cachi» «lL e le stetfé f«£§i Frase inserita: «Guajl^. già tig il róffreddcfe.^ ^. | «Vorrei incontrarti tra i cent'anni», di Ron Frase inserita:«SeparjK tu sono..,». E nell'inchiesta spuntano anche sparatorie fra gli uomini in divisa finte

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