Trieste, Illy sbatte la porta
Trieste, iily sbatte la porta Trieste, iily sbatte la porta // sindaco: la maggioranza non mi sostiene TRIESTE. Riccardo Illy torna al caffè. Il sindaco di Trieste getta la spugna, dopo un infuocato Consiglio comunale che, nella notte fra giovedì e venerdì, ha registrato una clamorosa rottura tra il primo cittadino della giunta di centrosinistra e la sua stessa maggioranza. «E' da tempo - spiega Illy - che lamento i problemi incontrati in Consiglio comunale, sia per l'opposizione ostruzionistica della minoranza sia per la scarsa partecipazione dei consiglieri della maggioranza. Ieri siamo giunti al colmo... Ho voluto così anche tutelare la dignità degli assessori: sono dieci, lavorano a tempo pieno, 10-12 ore al giorno, vengono regolarmente offesi dai consiglieri dell'opposizione e senza possibilità di difesa, perché vi è una tendenza della giurisprudenza a considerare le accuse verbali non condannabili se pronunciate in un consesso politico». Per Trieste è uno choc. «Di fronte alle dimissioni di Illy non posso che esprimere preoccupazione: le crisi non fanno certo bene alla città», sostiene Claudio Magris, noto scrittore e germanista triestino. «Le dimissioni sono un grosso problema, spero ci siamo gli elementi per farle rientrare», incalza Mauro Azzarita, leader degli industriali. E i compagni di cordata dell'Ulivo insistono perché il sindaco dimissionario torni sui suoi passi. Fuori dal coro, Roberto Menia (An), leader d'opposizione, commenta: «Speriamo se ne vada davvero». Illy ha venti giorni di tempo, poi le dimissioni diventeranno irrevocabili. «Ritornerò ad occuparmi della mia azienda - insiste Illy -. Ma per la città e il Comune non cambierà nulla. E' come se mi mettessi a letto con una brutta influenza: la giunta e il Consiglio proseguiranno l'attività fino alleprossimeelezioni, che probabilmente finiranno per essere anticipate a primavera. Il fatto è che invece dell'influenza ho un gran mal di testa». Un «mal di testa» esploso l'altra sera dopo aver partecipato ad una Il sindaco di Trieste Riccardo Illy che - con grande disappunto di Illy - ha raccolto, oltre a quelli dell'opposizione, anche i voti di parte della maggioranza. A quel punto, il primo cittadino non ha più resistito: «Ritengo che siano venute meno le condizioni per lavorare con questa maggioranza, visto che alcuni dei miei consiglieri hanno votato per l'allontanamento dall'aula della giunta. Ai sensi dell'articolo 67 presento dunque le mie dimissioni». Dimissioni irrevocabili? «A farmi cambiare idea - risponde Illy - non saranno certo i mea culpa e le parole, ma i fatti. Ci sono 20 giorni di tempo in cui ci aspettano incombenze importanti, dal bilancio al piano regolatore. Chi desidera dimostrare buona volontà avrà l'occasione per farlo». «Ho venti giorni di tempo, ma non mi accontento di parole» seduta burrascosa dedicata al progetto per una piscina. Discussione non scontata, almeno a parere di una consigliera della Lega - Federica Seganti, battuta alle elezioni amrninistrative - che ha chiesto seduta segreta per la delicatezza della discussione. La proposta è passata ma poi si è posto il problema di chi fare uscire dall'aula. Anche la giunta, composta da «tecnici»? Secondo Illy l'esecutivo doveva restare in aula. Di diverso parere parte del Consiglio comunale. Così, si è scatenata la bagarre. E Jacopo Venier, consigliere di Rifondazione, ha presentato una mozione a favore dell'esclusione della giunta (r. int.]
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