Il testo di Pinter in prima nazionale il 18 al Teatro Carignano di Monica Sicca

Il testo di Pinter in prima nazionale il 18 al Teatro Carignano Il testo di Pinter in prima nazionale il 18 al Teatro Carignano COPRODOTTO dal Teatro Stabile di Torino e da quello di Firenze, debutterà in prima nazionale martedì 18 febbraio alle ore 20,45 al Teatro Carignano «La serra» di Harold Pinter. Lo spettacolo, che sarà replicato sino al 2 marzo, riunisce un interessante cast di attori ed è diretto da Carlo Cecchi, impegnato ancora una volta nella doppia veste di interprete e regista. Accanto a lui, Raffaella Azim (che con Cecchi interpretò nel 1981 un altro testo pinteriano, «Il ritorno a casa»), Valerio Binasco, diretto da Cecchi la scorsa estate in un inquietante «Amleto» allestito in un teatro in disuso del centro storico di Palermo, l'energico e travolgente Maurizio Donadoni (sua l'interpretazione di Benedetto nel «Molto rumore per nulla» presentato la scorsa stagione a Torino dallo Stabile di Panna) e poi ancora Lorenzo Loris e Giorgio Lanza. Le scene e i costumi hanno la firma di Titilla Maselli, le luci sono state curate da Giancarlo Salvatori. «La serra», in originale «The Hothouse», venne scritta da Harol Pinter nell'inverno del 195859 per poi essere ripresa, riveduta, corretta e pubblicata nel 1980. Lo stesso drammaturgo ne curò personalmente la regia nell'allestimento che si fece a Londra nell'aprile di quel medesimo anno e vestì persino i panni del protagonista in un'edizione che risale a tre anni fa. Raramente l'autore ha riservato ai suoi drammi simile cura e attaccamento, e dunque non è azzardato ritenere che su «La serra» Pinter abbia compiuto una sorta di investimento chiarificatore e paradigmatico, che il testo riassuma ed illustri cioè, nel modo più lucido ed esplicito possibile, lo specifico teatrale pinteriano e il relativo impegno eticocivile ad esso indissolubilmente connesso. «Trent'anni fa - ha affermato in un'intervista al critico teatrale del "New York Times" Mei Gussow (ora pubblicata da Ubu Libri in "Conversazioni con Pinter") - potevo essere considerato per certi versi un drammaturgo politico. Anche il personaggio centrale della "Serra", che risale al 1959, è un pazzo in preda ad un delirio di potere - una figu- carriera non paga, neanche l'esistenza funziona troppo: George ha messo incinta l'attrice giovane, Charlotte sta riconsiderando l'idea di tagliare la corda con un suo vecchio - soprattutto ricco spasimante. Arriverà davvero il mitico Frank? Riuscirà a scritturare i nostri eroi? Albertazzi dice che esploderà a questo punto la commedia, che si fa «farsa-tragicommedia-dramma amoroso-pa- ra per certi versi farsesca, ancorché brutale e inquietante, e che comunque appariva abnorme, caricata...». La serra del titolo, infatti, altro non è se non un ospedale psichiatrico, o per lo meno qualcosa che gli si avvicina tantissimo e che ha Nellafoto sotto Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi neeUAnni 70 a che fare con il peggiore dei nostri incubi. Un luogo in cui i pazienti sono segregati come in una prigione, sono sottoposti a trattamenti che assomigliano terribilmente all'elettroshock e vivono alla mercé di un feroce personale medico capeggiato da un direttore sadico e assassino. Lì gli individui vengono drasticamente manipolati sino ad essere privati per sempre della propria identità. Un'atmosfera torbida-e cupa dunque, quasi insopportabile se non venisse squarciata a tratti da improvvisi lampi di comicità nel più puro e acre genere grottesco. Non una comicità di situazioni o di contenuto, quanto di forma, attiva sul linguaggio e attraverso le dissociazioni mentali che mette in evidenza. Perché risulta evidente, man mano ci si addentri nel copione, che «La serra» non può certo essere una denuncia sullo stato delle case di cura inglesi per malati di mente: Pinter non è un drammaturgo che usa la sociologia per fare teatro, non si ferma al dato oggettivo, va oltre, lo utilizza, sì, ma unicamente per alludere ad altro, a ciò che veramente gli sta a cuore. «La serra» non è dunque un rapporto scandalistico sulla malasanità: è qualcosa di più, di più profondo, di più coraggioso, di più duro. E' una denuncia sulla follia inevitabile, biologica, del Potere e di chi lo detiene; è una straordinaria, rabbrividente, minacciosa metafora sul delirio di onnipotenza. E' un dramma in cui, con la puntualità di un trattato scientifico, si indagano i meccanismi ed il funzionamento del rapporto tra individuo e potere negando ogni ottimistica risoluzione possibile. Il tutto diretto da Carlo Cecchi. Non perdetevelo. Monica Bonetto La serra. Al Carignano dal 18 febbraio al 2 marzo alle ore 20,45 (festivo ore 15,30). Tel. 517.6246. Ingresso 38 mila. storal-dilettevole-esilarante-erotico», come direbbe il Polonio di ((Amleto», teatro nel teatro nonché grande occasione per grandi attori, che come si sa in scena non invecchiano mai. Monica Sicca La luna degli attori. Teatro Alfieri dal 18 al 23 febbraio (ore 20, 45, festivi 15,30). Biglietti 4537mila. Info al 562.38.00.

Luoghi citati: Firenze, Londra, Torino