SCIENZIATO E LETTERATO Redi parassitologo nemico di Aristotele di A. B.
SCIENZIATO E LETTERATO SCIENZIATO E LETTERATO Redi, parassitologo, nemico di Aristotele Archiatra al servizio del Medici, moriva 300 anni fa sfatò la credenza che il veleno fosse la bile del serpente: era invece contenuto in ghiandole poste alla base dei denti. Smentì anche che si trattasse normalmente di un liquido innocuo, destinato a diventare tossico come allora si pensava, (anche se raramente mortale), solo nel momento in cui l'animale, disturbato, vi trasferiva la sua ira. ttei - una preziosa rarità scientifica per quell'epoca come scorpioni della Tunisia, cammelli, gazzelle, tigri. Su di essi fece gli esperimenti più vari, seguendo procedimenti d'indagine molto avanzati per quei tempi. I risultati erano poi riferiti in forma di lettera, in una prosa chiara ma dotta, intercalata qua e là da citazioni degli autori più svariati: Aristotele, Virgilio, Petrarca, Dante e addirittura studiosi arabi, tutti nelle lingue originali che conosceva bene. Nel 1664 scrisse una lunga lettera al conte Lorenzo Magalotti, segretario dell'Accademia del Cimento, letterato di grido e suo amico intimo. Intitolata «Osservazioni intorno alle vipere», essa condensava i risultati di oltre trecentocinquanta esperimenti. L'occasione era stata data dall'arrivo di un battello carico di vipere proveniente da Napoli. Esse servivano per proparare, nella spezieria granducale, la triaca, un medicamento allora considerato efficace per ogni male. Il Redi MA DISONESTO PIONIERE DEI MO GRAN conoscitore di lingue, tra cui l'arabo, studioso di letteratura greca e latina, ricercatore di antichi testi italiani, provenzali, francesi, catalani, Francesco Redi fu anche un pioniere dei moderni studi linguistici, ebbe l'incarico di lettore pubblico di lingua toscana nello Studio Fiorentino, curò un vocabolario di voci aretine ed entrò, fra i primi, nell'Arcadia. Come prosatore scrisse le briose e umanissime Lettere, come poeta è famoso soprattutto per il ditirambo «Bacco in Toscana», lode dei vini della regione, già celebri in quei tempi, che fu seguito dall'incompiuto «Arianna inferma», dedicato alle acque. Il Redi fu nominato Arciconsolo dell'Accademia della Crusca, della Quattro anni dopo lo scienziato pubblicò il suo capolavoro, «Esperienze intorno alla generazione degli insetti», dove dimostrava la falsità della generazione spontanea: le mosche nascono nella carne putrefatta solo quando vi siano state deposto le uova; se con carta o garza si proteggeva la carne, infatti, non vi si sviluppava nessuna mosca. Altri esperimenti, condotti su insetti e vermi presenti nella frutta, nelle galle delle piante e all'interno degli animali, dettero invece risultati contraddittori. Il Redi, ligio al principio che ogni affermazione va dimostrata, non se la sentì dunque di rifiutare in quei casi la vecchia teoria, e l'ammise in via provvisoria. Pensava di tornare in seguito sull'argomento, ma fu preceduto dal Malpighi, il quale nel 1679 dimostrò che neanche nelle galle vi era generazione spontanea. Ci vollero però altri cento anni perché Lazzaro Spallanzani la considerasse inesistente negli infusori, e cento anni ancora per le esperienze di Louis Pasteur, che la negarono anche per i batteri. Aristotele, grande fautore della generazione spontanea, continuò insomma a imporsi fino a tempi molto recenti, e va a onore del Redi l'aver cominciato a intaccarne l'autorità su questo argomento. Nel 1684 pubblicò il primo trattato sui vermi parassiti dei più svariati animali, che insie¬ Un ritratto di Francesco Redi, morto a Pisa tra il 1697 e il 1698 ODERNI STUDI LINGUISTICI quale corresse il Nuovo Vocabolario. In questo abbandonò il latino e il greco nella nomenclatura di animali, piante e minerali, introducendo termini toscani usati alla corte medicea. Se proprio era costretto a ricorrere a vocaboli classici, li ritoccava in modo che si potessero adattare alla struttura fonomorfologica della lingua italiana. Purtroppo nel lavoro al Vocabolario il celebre studioso non fu molto onesto: alterò e inventò autori e testi. Errare humanum est, perseverare diabolicum... E il nostro continuò nella frode per tutto l'arco dei quarant'anni di collaborazione al monumentale Vocabolario, lasciando così una disonorevole macchia sulla sua fama di grande uomo di cultura. [a. b.]
Persone citate: Aristotele Archiatra, Bacco, Francesco Redi, Lazzaro Spallanzani, Lorenzo Magalotti, Louis Pasteur, Petrarca
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