Valsusa in scena la storia

TECNICA DELL'ILLUMINAZIONE TECNICA DELL'ILLUMINAZIONE Valsusa, in scena la storia Luci sulle opere architettoniche LE più recenti soluzioni dell'illuminotecnica, la poesia, arcaiche architetture religiose e militari, le montagne: sono gli ingredienti di un curioso triangolo geografico appena nato in Fiemonte, a cavallo tra le Valli Susa e Chisone. I tre vertici dello scaleno alpino sono la fortezza di Fenestrelle (Val Chisone), quella Exilles (Val di Susa), e il millenario monastero della Sacra di San Michele all'imbocco di quest'ultima. Tutti e tre i monumenti sorgono isolati tra i boschi e tutti e tre sono stati illuminati di recente con poderosi impianti luce. Ultima ad uscire dalle tenebre è stata la fortezza di Exilles, a mille metri d'altezza, che a giugno diventerà sede staccata del Museo della Montagna di Torino. In questo caso i criteri di illuminazione sono stati «cinematografici», firmati da Richi Ferrerò, torinese, regista del Gran Teatro Urbano, che da anni lavora con la luce. Ogni posizionamento dei fari è stato fatto a vista, con prove dirette sul campo. Alla fine sono state usate 22 lampade a ioduri metallici a luce fredda, da 1800 watt ciascuna, per non guastare le nuances naturali delle pietre, due lampade a gas che producono un tenue colore verde azzurro, «freddo», per esaltare i volumi interni della piazzaforte, e alcuni riflettori da mille watt. C'è mi solo faro a vapori di sodio (arancione), che spezza l'uniformità cromatica oltre l'ingresso della ripida Strada dei Cannoni. Decine di migliaia di lumen BUSSOLENO ES EXILLES GIAVENO hanno prodotto un miracolo, trasformando un tetro edificio militare sabaudo, in una specie di monastero tibetano, una magia notturna, che scompare di colpo, alle 2 quando scattano gli interruttori a tempo. L'allestimento ha tenuto conto anche di altri fattori, come l'inquinamento luminoso, non solo del cielo, ma delle foreste circostanti. I riflettori sono stati quindi opportunamente schermati o «bandierati», per non accecare né le stelle, né cervi e daini che popolano il parco del Gran Bosco di Salbetrand. L'immane fortezza di Fenestrelle in Val Chisone è stata invece illuminata dall'Enel, con un progetto (realizzato con simulazioni al computer), di Ferdinando Prono, un tecnico che da anni è responsabile di illuminazione pubblica e monumenti. Qui l'impresa è stata più impegnativa ancora, dato che il monumento parte dal fondo valle e s'inerpica per circa 700 metri di dislivello fino alle ridotte in quota. In questo caso sono stati posizionati 108 punti luce, lam- pade a vapori di alogenuri metallici a luce bianca, scartando le lampade a vapori di sodio (luce arancione), che avrebbero alterato i colori naturali. Bastioni e risalti di difesa, sono di serpentino grigio (pietra locale), con venature verdi e tracce di ferro: questi riflessi mettallici sarebbero stati in pratica oscurati. Le lampade hanno una durata media di 4/5 mila ore, che possono quasi raddoppiare grazie a stabilizzatori di corrente. La Sacra è stata illuminata per prima, già nel '94, su progetto di Marcello Cantore, ingegnere della Toelco di Caprie. Trenta i kilowattora impiegati, per 32 centri luminosi, composti da lampade accoppiate di alogenuri e vapori di sodio. Anche qui è stata fatta una simulazione al computer, salvi poi gli aggiustamenti sul campo. Grandi le difficoltà del terreno, poiché il monumento sorge a picco sulla valle, e grande cura nell'occultare fari e cavi, che risultano invisibili di giorno. Renato Scagliola

Persone citate: Marcello Cantore, Renato Scagliola, Richi Ferrerò

Luoghi citati: Bussoleno, Caprie, Exilles, Fenestrelle, Torino