CHE SIA AVVENTUROSO

CHE SIAAWENTUROSO CHE SIAAWENTUROSO Nell'autunno del '34 usciva il primo numero nel segno di Flash Gordon e Jim uomo della giungla A prima storia italiana a fumetti, secondo il bellissimo Catalogo che la Biblioteca Marucelliana di Firenze dedica ai fumetti Nerbini pubblicato a cura di Roberto Maini, Anna Nocentini, Letizia Vecchi e Marta Zangheri, sarebbe apparsa nel numero 16 di Topolino in data 6 maggio 1933 a firma di Giove Toppi. Era una storia semplice e ridanciana in rosso, giallo e marrone che esibiva i suoi balloons, ma non rinunciava ai versetti in calce come per limitare l'audacia dell'innovazione. Era intitolata «Un corno... porta sfortuna» e constava di sei vignette. Nella prima era presentato un rinoceronte che si sentiva l'acquolina in bocca alla vista di un bel frutto librato tra le foghe sulla sua testa, e sospirava: «Che bella pera! Come sarà dolce e saporita». La seconda vignetta raccontava un tentativo del pachiderma di raggiungere a balzelloni la pera per farne un solo boccone, ma ricadeva goffamente a terra, con un amaro rimpianto: «Accipicchia! Per un pelo non ci arrivo!». Il rinoceronte, tuttavia, non si rassegnava e nella terza vignetta, tentava l'Avveriteneschi dre, di state particanni amediu un altro modo per conquistare il boccone che lo ingolosiva, puntando tutto sul suo peso. «Proviamo a scuotere l'albero. Eccola!». La pera, infatti, si staccava dal ramo, ma, dispettosamente, nella quarta vignetta andava a infilarsi nel corno, aveva ragione, quindi il rinoceronte di lamentarsi: «To'! Guarda che mi succede!». Nella quinta vignetta gli era concesso di rallegrarsi per la solidarietà animale espressagli da una premurosa cornacchia con l'invito «Vieni qua che te la tolgo io!» a cui bastava rispondere «Sì, fammi il favore!», ma, ahimè, la cornacchia tradiva le aspettative del pachidenna nella sesta vignetta, e si allontanava portandosi la pera con un beffardo «Grazie! Questa pera me la pappo io!». Povero, cornuto rinoceronte. Gli esplodeva in testa un grosso, doloroso punto interrogativo. Una storiellina lieve come i primi abbozzi di fumetti dei disegnatori americani di fine Ottocento e inizio Novecento. Ma Giove Toppi avrebbe fatto ben altro. Giove Toppi, quando il balloon fu liberalizzato contava già molto per la Nerbini e altre case editrici che pubblicavano dispense illustrate. La casa editrice Nerbmi ne metteva in circolazione in edicola di più specie. C'erano quelle d'avventura consacrate a vari eroi che lottavano contro il crimine o per il crimine, da Nick Carter a Lord Lister, da Nat Pinkerton al falso Petrosino, da Frank Allan a Todd Marvel, ma c'erano anche quelle consacrate a grandi opere delle letteratura italiana e mondiale come La Gerusalemme liberata ed altri classici e tutte abbisognavano di illustrazioni interne, ma soprattutto di copertine. I due maggiori copertinari furono Tancredi Scarpelli e appunto Giove Toppi. Tancredi Scarpelli era più arcigno e spietato, Giove Toppi sapeva esserlo quando occorreva, ma sapeva anche essere più carnale e piccante appena poteva disegnare una donna. Giove Toppi diventò il maggiore copertinista degli albi in cui venivano raccolti i fumetti pubblicati a puntate su Topolino e poi su tutti gli altri periodici Nerbini sino al grande Avventuroso. La sintesi di copertina costituiva per Giove Toppi una gara con l'autore da lui copertinato, ed era una gara che vinceva sempre lui, il copertinista. Vinse anche quando si dovette misurare con un genio del disegno come Alex Raymond, il padre degli eroi dell'Avventuroso. Il primo Avventuroso uscì in formato cm 31 x 43 e constava di 8 pagine: 1 a colori, la prima, dedicata alle avventure di Flash Gordon destmato a diventare eroe spaziale e disegnato da Alex Raymond, 3 pagine in rosa, 2 delle quali dedicate alle avventure dell'Agente Segreto X9, destinato a diventare eroe poliziesco e disegnato ancora da Alex Raymond, 1 pagina a colori, l'ottava dedicata alle avventure di Jim l'uomo della Giungla destinato a diventare eroe esotico e disegnato ancora e sempre da Alex Raymond che faceva il pieno con i suoi eroi «nati vincenti», più 4 pagine in bianco e nero di cui 1 contenente la prima puntata del romanzo I filibustieri del Gran Golfo di Emilio Fancelli, 1 i fumetti di Radio Patrol di Charlie Smith e 2 altre ingombrate da prove di fumetti italiani da dimenticare, e che furono subito dimenticati nella sconvolgente febbre per il resto dell'Avventuroso, il delirio, il culto peggio che fanatico. A risfogliarlo oggi, nell'edizione anastatica curata dai coniugi Giuliana e Alfonso Pichierri, quel primo numero dell'Avventuroso in data 14 ottobre 1934 non parrebbe granché, eppure è in grado di regalarci un'emozione. Sono soprattutto i colori a tener banco. I colori Nerbini. E, a poco a poco, ci si sente regredire verso quelle settimane scolastiche che si riducevano a un soIg giorno. Il giorno in cui usciva Flash Gordon e la testata dell' «Avventuroso» r.CORNWÉlUll CIMIT e «l'i ma non riescono a mettersi d'accordo su chi fa il padreterno l — non mi pica che p'alema mi ha cia1 preceduto anche qui- - LA VIGNETTA DI MARAMOTTI

Luoghi citati: Firenze, Gerusalemme