LEGISLATORI SIATE ELOQUENTI

LEGISLATORI SIATE ELOQUENTI LEGISLATORI SIATE ELOQUENTI l'esecutivo (in termini di competenze e di stabilità) deve tener conto di questo dato strutturale della nostra storia, degli scenari di crisi future e della possibilità di un uso strumentale delle istituzioni a fini di parte. Ma la garanzia che un premier indicato dagli elettori non si trovi ad essere un leader inamovibile o un generale senza esercito, non sta probabilmente solo in alcuni minuti congegni, per altro importantissimi, del sistema elettorale. E' richiesto anche un cambiamento della cultura politica. Ancora una riprova, dunque, che la scienza politica e l'ingegneria costituzionale non bastano, da sole, a toglier le castagne dal fuoco. Proponendo un bilancio della stagiono referendaria in materia elettorale, Sartori ci diede due anni fa un volumetto (una raccolta di editoriali 19921995) dal titolo eloquente: Come sbagliare le riforme. Continuiamo ad attendere, alle soglie della Bicamerale, un breviario che ci insegni ad «azzeccarle». CICERONE E LA ELOQUENZA ROMANA Emanuele Narducci Laterza pp. 186 L. 37.000. HE cos'è un oratore? Nella società contemporanea usiamo questo termine (e non lo usiamo molto) per indicare chi tiene un discorso pubblico, una conferenza, un'arringa; o parla in un'adunanza, in un comizio e simili. L'oratoria non è dunque un'arte o una professione autonomamente riconosciuta: chiunque può essere definito occasionalmente oratore; e sempre il vocabolo può essere supplito da un altro, più specifico per l'occasione (conferenziere, avvocato, uomo politico, sindacalista ecc.). In altri temimi, oggi non si riconosce più un'autonoma natura, struttura e funzione dell'oratoria. Ma nell'antichità non fu così. Il più celebre oratore di Roma antica, Cicerone, celebra l'eloquenza «come la forza civilizzatrice che ha permesso all'umanità di trascendere l'originario stato ferino, riunendola nella vita associata, e ha poi reso possibile la codificazione delle leggi e dei diritti»; con queste parole Emanuele Narducci, nel suo nuovo libro Cicerone e l'eloquenza romana, definisce bene la differenza tra il mondo antico e quello moderno. C'è un ultimo aspetto, singolare e curioso, da considerare: il rapporto ripetutamente istituito da Cicerone tra l'oratore e l'attore. In realtà, l'oratoria è considerata un'arte, con le sue manifestazioni intrinseche ed estrinseche. Se l'attore deve per la natura della sua professione calarsi nel personaggio, CICERONE E LA ELOQUENZA ROMANA Emanuele Narducci Laterza pp. 186 L. 37.000. retta del premier o l'uriinomiiiale possa compiere il miracolo. Che cosa garantisce che quelle procedure portino davvero alla selezione dei migliori e non alla semplice riorganizzazione di interessi particolaristici? Molte delle cose sostenute sono ragionevoli, ma sarebbe bene non illudersi e non attendersi troppo dall'ingegneria istituzionale. La storia del nostro sistema politico è nel segno, come Sartori ci ha insegnato, del pluralismo polarizzato. Il consociativismo sembrò averlo sepolto, ma con gli Anni Novanta è risorto, diverso ma più virulento che mai. A quali condizioni l'elezione diretta del premier può riuscire a disciplinarlo? Un disegno costituzionale di rafforzamento del¬ politica izzatrice: i Cicerone C'è un ultimo aspetto, singolare e curioso, da considerare: il rapporto ripetutamente istituito da Cicerone tra l'oratore e l'attore. In realtà, l'oratoria è considerata un'arte, con le sue manifestazioni intrinseche ed estrinseche. Se l'attore deve per la natura della sua professione calarsi nel personaggio, tanto più l'oratore non può presentarsi con un atteggiamento indifferente nell'esporre vicende reali, rispetto alle quali la sua compartecipazione è indispensabile: in un processo che Cicerone rievoca, l'oratore piange di fronte ai giudici, lacera la tunica dell'accusato per mostrarne le cicatrici procurate combattendo per la patria... In realtà l'oratore, a differenza dell'attore, non agisce in un ruolo estraneo, ma afferma la propria stessa personalità. Dicevamo che la grande oratoria riflette un periodo breve nella storia politica e culturale dell'antica Roma. Poi, con il medioevo, prevale la retorica come materia di insegnamento, teorizzata ma al contempo smmuita nella sua funzione sociale e politica. Tuttavia la crisi vera e propria, o meglio la trasformazione profonda, comincia nell'età moderna, quando si delinea l'articolazione (e sostanzialmente la frammentazione) tra l'oratoria parlamentare e politica, quella forense e quella più genericamente culturale (conferenze, lezioni ecc.). E' finita l'unità, è finita la stessa realtà autonoma dell'oratoria, che si atteggia ormai secondo le occasioni, senza che vi siano in premessa uno studio o una preparazione specifica particolari. C'è, in Cicerone, un'analisi acuta del pubblico a cui l'oratoria è destinata: tribunali, assemblee politiche, insomma ogni confronto con la società. L'oratore deve saper fiutare l'ambiente, intuire la disposizione d'animo di chi lo ascolta e regolarsi di conseguenza, ora orientandosi secondo il vento delle emozioni e ora invece affrontandolo per contrasto. Vale come riferimento l'immagine del Pier Paolo Portinaro TiConUno per il ciclo INTERNET:

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