LE GRANDI PURGHE DI BERIA NON ANNUNCIAVANO GORBACIOV

LE GRANDI PURGHE DI BERIA NON ANNUNCIAVANO GORBACIOV LE GRANDI PURGHE DI BERIA NON ANNUNCIAVANO GORBACIOV BERIA Amy Knight Mondadori pp. 372 L. 38.000 L primo documento artistico della perestrqjka è un film del regista georgiano Abuladze sulle perfide arti con cui il «tiranno» si compiace di perseguitare un giovane pittore e la sua famiglia nella città di Tbilisi in un periodo imprecisato della nostra storia recente. Il regista evita qualsiasi esplicito riferimento all'attualità, ma descrive ovviamente gli anni del grande terrore e compone la figura del tiranno con elementi che non lasciano alcun dubbio sulla sua reale identità. Il persecutore è Lavrentij Pavlovic Beria, forse il più spietato degli uomini che crearono e diressero lo Stato comunista fra la rivoluzione d'Ottobre e la disintegrazione dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991. La nazionalità georgiana, il viso tondo, gli occhiali, i modi apparentemente gioviali e il lampo lascivo che accen¬ d la sua biografia apparsa ora presso Mondadori, Beria fu per molto tempo l'«uomo di Mosca» nelle repubbliche transcaucasiche. Come Stalin e Ozhonikidze appartiene a quel gruppo di bolscevichi georgiani che fecero alla loro patria ciò che nessun russo, probabilmente, avrebbe osato fare. Per molti anni, fino al momento in cui Stalin lo volle a Mosca, diresse la Ceka georgiana e condusse una guerra spietata contro coloro che chiedevano indipendenza o autonomia da Mosca: menscevichi, socialisti rivoluzionari, intellettuali, borghesi, aristocratici. Fu lui che tra la fine del 1923 e l'inizio del 1924 represse e distrusse l'organizzazione clandestina nata nei mesi precedenti per l'indipendenza della Repubblica georgiana. «Secondo alcune stime, racconta l'autore, il numero degli arrestati sottoposti alla pena di morte da parte della Ceka oscillava tra i settemila BERIA Amy Knight Mondadori pp. 372 L. 38.000 pde ogni tanto il suo sguardo: tutto ricorda Beria, i suoi tic, i suoi vizi, la sua sconfinata crudeltà. A Mosca, negli anni in cui dirigeva l'NKVD, vale a dire la più potente organizzazione repressiva dello Stato sovietico, abitava in una palazzina settecentesca dove ha sede oggi l'ambasciata di Tunisia. Lì, in uno scantinato, venivano eliminati i suoi nemici e portate le ragazzine di cui s'invaghiva. Ancora oggi, quando passano di fronte al numero 3 della via Vspolnyj, i vecchi moscoviti cambiano marciapiede e abbassano la voce. Come racconta Amy Knight nel¬ e i diecimila, inclusi importanti capi menscevichi». Tanto zelo e una così puntuale esecuzione degù ordini impartiti da Mosca suscitarono l'attenzione di Stalin. Nel 1938 Beria approdò nella capitale, si sbarazzò del terribile Ezhov, gli succedette alla testa della polizia politica e divenne l'eminenza grigia del dittatore nell'ultima fase delle grandi purghe. Nessuno fu efficiente, scrupoloso e spietato come Beria. E nessuno, come lui, trasse altrettanto piacere dal compito che gli era stato affidato. Quando Stalin volle accordarsi con Hitler e decise di eliminare i diplomatici della cerchia di Litvinov, Beria' prese l'operazione nelle sue mani e «ripulì» il ministero degli Esteri con gioioso accanimento. Comincia in quegli anni l'irresistibile ascesa di Lavrentij Pavlovic al vertice dello Stato. Georgiano, complice e consigliere del pa-

Luoghi citati: Mosca, Tunisia, Unione Sovietica