I FUOCHI DI DOLORES

I FUOCHI DI DOLORES I FUOCHI DI DOLORES La Pasionaria, l'eroina della guerra civile spagnola: una figura tra leggenda e verità per Montalbàn RO antico»: così Eduardo Haro Tecglen definì, nelle sue memorie di «bambino repubblicano», la voce di Dolores Ibarruri, la Pasionaria, l'eroina della guerra civile spagnola. E a quella voce non era stato insensibile neppure Hemingway: «...La notizia stessa splendeva in lei con una luce che non era di questo mondo. Nella sua voce si poteva sentire la verità di quel che diceva». Verità di vittoria, nelle prime ore speranzose di guerra, e verità di resistenza «nelle ore basse della sconfitta» quando, alla radio, ripeteva il celebre «No pasaràn». E quella «voce incontrastabile, insolita in una donna» la si udì a Roma, nel 1975, quando il Partito Comunista spagnolo e italiano organizzarono uno spettacolare omaggio in occasione del suo ottantesimo compleanno. Sul palco del Palazzo dello Sport all'Eur, Dolores sedeva vicino a Berlinguer, Nenni e Mario Soares, eroe della rivoluzione dei garofani in Portogallo. E Vittorio Vidali, che nella guerra civile era stato commissario del famoso 5° reggimento della difesa di Madrid, fece ancora in tempo a rievocare, nelle sue Memorie, il bel portamento di Dolores che avanzava decisa verso il palco e la voce, che, ascoltata «a occhi chiusi» gli sembrò (quasi) la stessa di tanti anni prima. Ed era forse inevitabile che Manuel Vàzquez Montalbàn, nato nel 1939, l'anno in cui Dolores aveva lasciato la Spagna dopo la sconfitta, nella sua grande carrellata sulla storia recente del suo Paese (famosi Io, Franco e la storia dell'agente antifascista Galindez) finisse per imbattersi un giorno nel mito della Pasionaria (Pasionaria e i sette nani, a cura di Hado Lyria). A renderla mitica, in un'epoca in cui i miti non erano promossi dai media, ci fu tutto: la nascita (nel 1895) in Biscaglia, in una famiglia tradizionale per cattolicesimo e convinzioni carliste. La vita di operaia (un po' come l'ottocentesca Flora Tristan) e di moglie di operaio, l'adesione spontanea agli scioperi e alle lotte sociali. Ma soprattutto c'è lei, con quel viso dai tratti nobili e severi di madre e compagna di avversità, donna di sacrifici e passioni che si ritrova in una celebre litografia di Picasso, venduta, per l'appunto, negli Anni Sessanta, in favore dei detenuti politici spagnoli. E c'è poi il nome Pasionaria che gli avversari, dai fascisti ai franchisti, distorsero in senso osceno, sulla scorta di una famosa definizione del giornale francese Gringoire che, nel 1936, ne aveva fatto una sorta di Dracula («Ex-suora, sposò un frate che aveva gettato il saio alle ortiche... E' diventata celebre per l'essersi buttata nel bel mezzo di una strada su uno Pablo Neruda A sinistra: Ernest Hemingway sventurato sacerdote, cui tagliò la giugulare con i denti») ma significava soltanto il fiore della passione, la passiflora o pasionaria, pseudonimo scelto da Dolores per il suo primo articolo pubblicato durante la settimana della Passione a cui forse non era estranea il fascino della figura dell'Addolorata. Altre donne furono, in Spagna, più coerentemente femministe di lei e si prodigarono con altrettanto eroismo durante la guerra civile, ma soltanto a lei, madre dolorosa dalle molte perdite, costretta a mandare i figli in Unione Sovietica quando fu incarcerata (e perse poi il figlio nella lotta contro i nazisti nel 1942), donna certamente amata, ma non di grandi amori, furono dedicati versi e versi: da Neruda a Alberti a Nicolas Guillén fino a poeti come Blas de Otero o Jaime Gii de Biedma, che la conobbero ormai vecchia. E perfino da Jorge Semprùn, lo scrittore antifascista, finito a Buchenwald, che lei stessa volle espulso dal partito nel 1964 (a lui narrò la vicenda drone, «proprietario» della più straordinaria macchina poliziesca e repressiva mai creata da uno Stato moderno, divenne, con pochi altri, un possibile «delfino». Ma Stalin non amava i pretendenti, anche quando lui stesso aveva contribuito ad allevarli. Fra il 1952 e il 1953 Beria sentì crescere intorno a sé l'atmosfera di sospetti e freddezza che annunciava i fulmini del dittatore e di cui egli stesso si era servito per isolare i suoi avversari prima di eliminarli. Fu «graziato» dall'improvvisa morte di Stalin nel marzo del 1953. nell'Aurobioara/ìa di Federico Sanchez) e che tuttavia le rese omaggio alla morte. Ed è lui, Semprùn, l'unico che, almeno letterariamente e drammaticamente, possa figurare accanto alla Pasionaria. Un divario spaventoso e incolmabile esiste tra la statura di lei, tutta ombre e luci, (che Vàzquez Montalbàn esamina con profonda onestà), perennemente divisa tra la fedeltà al Partito Comunista e la devozione alla causa spagnola e quella degli altri, quelli che la circondano. Personaggi notissimi quali Jesus Hernàndez, lucido osservatore dei fatali errori della guerra civile, Enrique Lister che Hemingway raffigurò in Per chi suona la campana, lo stesso Santiago Carrillo, rappresentante, dopo il 1977, del pce, e altri meno noti, come il giovane amante di Dolores, Francisco Anton di cui lei si liberò abbastanza presto, forse in ossequio alle direttive del partito: tutti coinvolti in tragiche vicende che ebbero a volte peso intemazionale, ma tutti nettamente in¬ Una biografia lenta di far passare il feroce capo della polizia staliniana come un anticipatore della perestrqjka Beria: forse il più spietato dirigente nella storia dell'Unione Sovietica L'epilogo ricorda quello di un dramma elisabettiano. Pochi mesi dopo Beria fu arrestato e ucciso. Ma nessuno, neppure l'autore di questa scrupolosa biografia, può dire come egli sia morto. Secondo i documenti ufficiali fu processato e fucilato alla fine del 1953. Secondo il figlio fu ucciso nella sua casa con un colpo di pistola. Secondo Khrusciov fu soffocato dai compagni del Presidium nel corso di una riunione il 26 giugno. A Mosca, nell'estate del 1953, molti erano convinti che Beria fosse già morto. Se non conosciamo le circostanze della morte sappiamo oggi tuttavia, grazie alle ricerche di Amy Knight, che egli non sarebbe stato eliminato per la crudeltà di cui aveva dato prova nei lunghi anni del terrore, ma per l'ambiziosa politica riformatrice di cui fu protagonista dopo la morte di Stalin. Proclamò un'amnistia, sostenne VISTA DA I POETI !

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