Il ct Maldini: conta vincere e di vecchio ci sono solo io

Il et Maldini: conta vincere e di vecchio ci sono solo io Il et Maldini: conta vincere e di vecchio ci sono solo io LONDRA DAL NOSTRO INVIATO «E' un illuso chi parla di gioco all'antica: leggete gli albi d'oro. Paolo? E' stato grande guai a chi lo pizzica. E il complimento più bello è vedere come mi guardavano negli occhi i ragazzi» Aeroporto di Heathrow. Un brontolio improvviso fende la calca: «Ma quale gioco all'antica? Qui di vecchio ci sono solo io». Cesare Maldini inforca il breviario del suo calcio per raccontare quello che L'Equipe ha definito «le crime parfait», il delitto perfetto. La seconda, storica, vittoria dell'Italia a Wembley. Storica, perché mai gli inglesi avevano perso in casa una partita valida per le qualificazioni mondiali. Mai. C'è ressa intorno al mister giurassico. I fusignanisti, scornati, giocano di sponda. Il risultato, d'accordo: ma lo spettacolo? La grande Ungheria, la grande Olanda, quelle sì che erano squadre: pur sconfitte, hanno lasciato tracce memorabili. Il tecnico che è in Cesare sobbalza. «La grande Olanda, la grande Ungheria? Voi siete degli illusi. Il risultato. Non conta altro. Bisogna "ganar" (testuale). "Ganar" e basta. Quando sfoglio gli albi d'oro, ci trovo il Brasile, l'Italia, la Germania. Non l'Olanda, e neppure l'Ungheria. "Ganar", vincere: è tutto». Il papà che è in lui, in compenso, si inalbera quando gli toccano il figlio. A molti non è piaciuto: «Se volete pizzicarmi, non ci sto. Sinceramente: che giocasse Beckham, io non me ne sono accorto. Dalla sua parte c'era il "signor" Maldini. E state sereni: vi parlo da tecnico, non da padre». E poi via, senza freni, a rivisitare la notte del trionfo: «Grandissima partita, grande intensità. Capisco l'euforia: giocare a Wembley trasmette sempre vibrazioni speciali. Vincervi poi, non è da tutti. Anzi. Sapevo di Le Tissier: anch'io ho le mie spie. Il primo tempo è stato fantastico, ma pure nel secondo siamo stati all'altezza. Altro che catenaccio: Baggio ha avuto la palla del raddoppio: e non casualmente, ma in capo a un'azione da manuale. Sì, me la sono proprio goduta, questa gioia, però attenzione: anche con Bearzot avevamo disputato fior di partite. E poi, come emozione personale, mi tengo stretta la Coppa dei Campioni del mio Milan», la prima in assoluto conquistata da una società italiana. Il complimento più bello? Cesarone si illumina: «Al di là della forma, il complimento più bello, per un allenatore, è come ti guardano i tuoi giocatori. Prima, durante, dopo. I loro occhi nei miei: non li dimenticherò mai. La partita, l'avevamo preparata nei minimi dettagli, giorno dopo giorno, a Coverciano e Londra. Sempre studiando gli avversari, parlandone, rivisitandone pregi e difetti». Le scelte. Costacurta libero, Cannavaro in marcatura. Complimenti. Sorride: «Cannavaro lo conosco dai tempi della Under. Sapevo che era in forma. Quanto a Costacurta, ho privilegiato l'esperienza, come mi pareva di aver detto sin dal primo giorno». E Panucci in tribuna? Voce dal l'ondo: i bruciori di stomaco gli son venuti all'annuncio della formazione. Maldini fiuta il tranello: «Christian era la prima alternativa a Costacurta. Con Billy fermo per la contrattura al polpaccio, dovevo guardarmi attorno. L'ho provato, sarebbe andato in panchina. I bruciori di stomaco non sono una scusa. Fidatevi». Nazionale sorriso: la chiamano così, adesso. Maldini vola basso: «Non credo di aver messo in crisi qualcuno, ho solo cercato di sbagliare il meno possibile». Il presidente Nizzola, lui, gonfia il petto: «Sono rimasti i nomi, ma i giocatori sono cambiati, tutti. Più sereni, più tranquilli. Ecco la chiave. E mercoledì notte, niente smancerie, niente champagne: solo acqua minerale, e a nanna presto. Vi racconto questa. Lunedì sera ero disposto a parlare di premi. Mi hanno detto che non era proprio il caso, "in quel momento lì". La differenza fra Sacchi e Maldini? L'argomento schemi non mi interessa. E' diverso l'approccio. Completamente». Cesare fa una solenne promessa: «Il 5-3-2 non è un dogma. I Chiesa e i Del Piero non debbono sentirsi esclusi. La flessibilità dell'impianto resta il mio pallino. Ripeto: gli inglesi sono gente fiera, e a casa loro non dare la precedenza al reparto arretrato sarebbe stato un grave errore di valutazione: se non, addirittura, di presunzione. Ciò premesso, ci regoleremo di volta in volta, in base ai rivali e alle nostre esigenze». Maldini è di Trieste, e proprio a Trieste ospiteremo la Moldavia, il 29 marzo. Il et si toglie l'ultimo sassolino: «Felicissimo, ma l'ha deciso il presidente. In dieci anni di Under non ho mai avanzato pretese». Se è una bugia, cartellino giallo. Ma se non lo è, qua la mano. (ro. be.]