ADELPHI Chi ha paura della banda gnostica

Da 25 anni con la «congrega satanica»: Ceronetti racconta la sua esperienza nella casa editrice bersagliata dalP«integralismo cattolico» Da 25 anni con la «congrega satanica»: Ceronetti racconta la sua esperienza nella casa editrice bersagliata dalP«integralismo cattolico» ADELPHI Chi ha paura della ba EE non sbaglio, l'Adelphi nacque come frutto eretico da una secessione, da un piccolo scisma, nel nome controverso di Nietzsche il monumento adelphiano voluto da Luciano Foà - rompendo con l'ancoraggio marxista e l'irriducibile illuminismo e razionalismo dell'Einaudi. Fin da subito si segnalò come rifugio non rassegnato a restare passivo di pensiero contrario alla cultura laica e religiosa dominante, al progressismo politico; volle essere, ed è tuttora, ima cittadella di accesso non facile, con poteri estesi e settatori sparsi dovunque, una specie di Alamut del centro storico milanese, incruenta ma non inerme, un'attiva centrale eretica incontestabilmente. Con un capo ismaelita a farne la legge, il cui pugnale polemico è temuto: Roberto Calasse Non voglio fare un elenco, qui, dei suoi «meriti culturali». Serve piuttosto illuminarne qualche peculiarità, ora che l'Editrice è stata presa a bersaglio dall'integralismo cattolico e dai pubblicisti dell'Opus Dei come raffinata, insidiosa congrega satanica. La questione del potere va posta. Il potere editoriale (di mettere in campo idee, di pubblicare 0 di escludere dalla pubblicazione) non è da poco; costruito sulle esaltazioni e le perversioni dell'Io-che-scrive è per forza ambiguo: agita le menti, calamita ambizioni insensate. In una nazione che legge pochissimo, chi abbia letto e legga molti libri acquista potere: quelli che non leggono ne ricevono luoghi comuni subliminali e robusti colpi in testa. Con i libri dell'Adelphi questa linea retta si spezza: attirano specialmente chi è incline ad un sapere disinteressato, che non cerca d'influenzare altri, che salva chi lo possiede. I loro contenuti non sono noiosi, ma escludono la facilità. Resta che nessun tipo di sapere è innocuo e che l'albero della conoscenza è uno psicofarmaco che modifica sempre la personalità. L'elemento satanico di profondità è questo: sia pure il tuo sapere disinteressatissimo, l'attiva frequentazione di libri ti offre «il possesso di questo mondo» e il mondo sono... le Tenebre... L'entrata del labirinto Bisogna dirlo a tempo «ho letto tutti i libri», per ritrovare l'entrata del labirinto, e mai rimpiangere il «non letto» perché quello che non hai letto non era stato scritto per te. Anni fa, io stesso avevo parlato di «banda gnostica», quasi tutta arroccata, tra morti e viventi, nell'Alamut adelphiana, e io non sempre so bene quello che dico, mi lascio trascinare dalla parola, ma ero lucido nel riconoscere un nocciolo gnostico come il centro pulsante di un'attività editoriale in nessun momento «distratta», indifferente a quel che importa al pensiero 0 portata a trascurare questo per il guadagno e le copie. Il fondamento invisibile di questa ormai lunga edificazione editoriale appare essere una ricerca di salvezza per mezzo della conoscenza manifestata nei libri. Se c'è un piano (c'è, probabilmente, ma meno conscio di quanto si possa credere) è di aprire la pubblicazione soltanto a pellegrinaggi orientati di salvezza, chiudendola alla massa premente di «quel che non c'entra», al romanzo vile, alle MILANO collane generiche - di lasciare dei tracciati che possano diventare vie. La banda gnostica esiste davvero, senza speciali segni di agnizione tra adepti né riti comuni. Molti, ignorati, vi appartengono. Le gnosi settarie, materia di Introvigne, non credo abbiano per faro la Biblioteca Adelphi. Tuttavia, un libro non è una vestale, va a letto con chiunque - anche Jung, anche Corbin, Heidegger, Schopenhauer, e Nietzsche più di tutti... Perché mai sarò entrato io, circa venticinque anni fa, dopo più di dieci anni di lavoro per l'Einaudi (del resto non abbandonata, radici, un altrove necessario), nell'Adelphi? Per aver fatto sgocciolare gnosi nelle mie prime versioni bibliche? Ecco, questo mi pare di poter dire: un altre modo, un'altra tedine, perfino un'erudizione specifica ben superiore alla mia, non sarebbero stati adatti a formare un testo biblico edito. dall'Àdelphi, che infatti ha pubblicato i miei soltanto e finché io ne ho tradotti. La ragione non è soltanto stilistica. Nelle mie versioni veterotestamentarie non c'è la fasciatura cristiana, né la chippà ebraica tradizionale, né un esoterismo dei tanti, mentre un'infiltrazione eretica dualista, tra passione e diffidenza per la stessa parola biblica (rigettata dove non rigetta il mondo) è discernibile, se uno voglia darsi la pena di scrutarle. Né è trascurabile (la vita vissuta non c'entra per poco, non sono astrazioni) una ricerca personale di salvezza attraverso la parola (che sia biblica 0 non biblica: la parola), senza nulla di quel che comunemente è chiamato (in senso per niente biblico)/ede. (La fede biblica un ripiegamento, ma un piacevole regalo dell'emancipazione. Secondo Carla Vanni «la rincorsa dei giornali femminili ai newsmagazine e addirittura ai quotidiani, la voglia di ficcare nei femminili notizie e informazioni "maschili" non ha più senso, almeno per me, per la mia lettrice. La mia lettrice i newsmagazine e i quotidiani li legge, i telegiornali li vede, è emancipata, non ha bisogno di mediazioni per accostarsi all'informazione. Questo significa che se compra un "femminile" vuole trovarci lo "specifico" femminile, anche se è una parola che non mi garba. Perché non si vergogna affatto di essere una donna, anzi, le piace e se ne compiace». Molto ottimista, positivo, «allegro», dunque, il nuovo giornale, e esplicitamente, apertamente «gender oriented», come direbbero gli americani, «sessuato» potremmo tradurre noi. Questa voglia di ripensare il prodotto, naturalmente, è stimolata dal mercato. «Non c'è niente che solleciti la creatività come il mercato», s'entusiasma con un certo simpatico candore Massi- ■■ ' ARRIVABCMIGES ca) ha la missione di recuperare, strappandole alle tenebre, e di ricondurre all'unità originaria. Nel qui e ora, e nei limiti di un'impresa apparentemente commerciale e culturale, delle schegge di luce luccioleggianti sparsamente in forma di libro un Editore va in cerca, per metterle in salvo in una biblioteca trascendente, in cui autori ed epoche si dissolvono nell'unità ritrovata. L'aspirazione inconscia, il rovello segreto, alchemico, è la composizione - libro su libro - del Libro unico, assoluto, androgino, voce di voci - vac. L'idea dello spirito lacerato, disperso nella Materia, è una forma di pensiero che, oggi, è assolutamente necessario risuscitare: lo scriveva Simone Weil in una lettera, il 23 gennaio 1940. Nella foto a sinistra Roberto Cai asso, l'editore dell'Adelphi. Qui a fianco Jorge Luis Borges, l'ultimo "acquisto» della casa milanese

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