LA SETTA DAVANTI Al GIUDICI

LA SETTA DAVANTI Al GIUDICI LA SETTA DAVANTI Al GIUDICI BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Quelli che vogliono guardare, stanno in piedi dietro le transenne, come la ragazzina con la mèche rossa e la maglia nera che non toglie mai gli occhi dalla gabbia, neanche quando l'amico la chiama fuori, neanche quando bisticciano gli avvocati. Lei è dei bambini di Satana?, le chiedono. «No. Ma ci abito vicino». Che importa se non capiamo, se questa risposta significa qualcosa, se quello che diranno e faranno dire in quest'aula e in questo processo, porterà da qualche parte, qualsiasi parte. «Se Satana ci fa diventare ricchi perché non dovremmo onorarlo?», sorridono i suoi amici. Già, perché. Dimitri, il sacerdote nero, guarda quel mucchio come un imputato qualunque, che cerca un sorriso, un saluto, un amico. Satana non è molto diverso dal mondo che vediamo tutti i giorni. E la ragazzina se ne sta stretta in mezzo agli altri, che sono un po' dark e un po' soli, tutti così in nero, con i loro giaccotti di pelle, i loro scarponi, i pantaloni a fiori, gli orecchini, i capelli hmghi. Processi come questi erano famosi negli Anni Ottanta, in America, dove le sette ci sono sempre state e qualche volta hanno l'atto anche la storia della criminalità. Ma qui in Italia è il primo importante. E lo si celebra nella scettica Bologna. Simonetta che ci credeva al diavolo, prima di levarsi e accusare tutti, dice che ora vive sola, senza Satana e senza Dio, perché anche i suoi cattolicissimi genitori non la vogliono più: «Sono cambiata d'aspetto, ma soprattutto nella testa». E allora forse non c'è molto da capire. Eccolo il processo ai satanisti, sei imputati per violenza carnale, anche nei confronti di un minore, per profanazioni di tombe e altre storie di messe nere e di strani riti. Ci sono tutti i protagonisti, come si conviene a una vicenda così, e ci sono i sacerdoti del diavolo e i loro allievi, e c'è la ragazza pentita che li accusa e che ha cambiato vita, c'è un bimbo di due anni che poteva finir nelle grinfie del demone, e ci sono i ragazzini che guardano e protestano: «Siamo solo arrabbiati neri con i nostri genitori, che ci hanno battezzato». Poi, c'è la croce. Atesta in su. Lì, sul muro. Il gran sacerdote della setta ha 34 anni, un po' male in arnese, una felpa bianca, jeans malandati, scarponcini marroni, caschetto di boccoli neri e una faccia alla Michael Jackson che tiene spesso china fra le mani. Si chiama Marco Dimitri e sta nella gabbia, con gli occhi sempre bassi. Dev'essere per via della croce, appesa sopra lo scranno del presidente, Ser-

Persone citate: Marco Dimitri, Michael Jackson

Luoghi citati: America, Bologna, Italia