Il voto segreto travolge la Rebuffa di Guido Tiberga

Si prevedeva una maggioranza di 305 voti, finisce con 248 favorevoli e 261 contrari Si prevedeva una maggioranza di 305 voti, finisce con 248 favorevoli e 261 contrari Il voto segreto travolge la Rebuffa Ipiccoli partiti annullano l'intesa pds-Forza Italia L'autore «E' il trionfo della paura» perché friabili. Il nostro è un bipolarismo di pastafrolla - era il commento sconfortato di Giuliano Urbani, profeta berlusconiano del sistema a due poli - , Dovremmo tenerne conto». La nostalgia del sistema proporzionale è il segnale più vistoso dato ieri dalla Camera dei deputati. Al grido di «proporzionalisti di tutto il mondo, unitevi», Rifondazione comunista ha condotto una battaglia fatta di rinvìi, tranelli procedurali, emendamenti a fiumi (117), sedute tirate in lungo (otto), sino a far maturare nei nostalgici dei tempi andati, la coscienza di potercela fare contro i condottieri dei due poli. D'Alema e Berlusconi, interessati a rafforzare il sistema bipolare di due eterogenee alleanze contrapposte, sino ad arrivare ad un sistema in cui si confrontano solo due grandi partiti. Parchi di parole D'Alema («Non ho nulla da dire») e Berlusconi, che ha voluto solo precisare che quel risultato non lo considera colpa di D'Alema («Ci risulta che si sia impegnato»). Debordanti i commenti entusiastici degli altri. Cossutta in testa, secondo il quale esce battuto il tentativo di accordo pds-fi «e viene sconfitta l'arroganza di chi pensava di potere sfidare le ragioni di un intero Parlamento». Nel transatlantico di Montecitorio Cossutta, radioso, incrocia i vicecapogruppo di Forza Italia, Rebuffa e Calderisi, scuri in vol¬ to. «Bene, così avrete il Tatarellum», dice Calderisi al presidente di Rifondazione comunista. Cioè, ora potrete chiedere che valga per le elezioni politiche il sistema adottato per le Regioni, molto più proporzionalista. «Avremo il Cossuttellum, vedrai», gli risponde Cossutta. Tra le tante stranezze apparenti del voto di ieri c'è, infatti, anche l'alleanza tra il «rosso» (Rifondazione) e il «nero» (an). Uniti dal comune desiderio di non esse- re le ali da tagliare dal «pollo» del governo delle chiacchierate «larghe intese». La voglia di conservare la quota proporzionale ha serpeggiato nella stessa Forza Italia («Non castriamoci da soli», ha detto Pilo), in an (con la sorniona benedizione di Tatarella secondo il quale «il bipolarismo non lo vuole nessuno»). La vittoria dei «piccoli» alla Camera potrebbe avere echi anche nella commissione bicamerale presieduta da D'Alema. «Ora i partiti cosiddetti maggiori è bene che guardino con attenzione e non con sufficienza ai partiti minori - avvisa Francesco D'Onofrio -. Il voto è una lezione per chi aspira a egemonie». Nell'Ulivo i popolari dell'ala sinistra gioiscono anche loro (il capogruppo Mattarella aveva annunciato la sua contrarietà alla legge). Rosy Bindi diceva: «Il partito antinciucio in questo Paese è il più forte». Nel pds, anche se il partito si era tirato di lato rispetto alla Rebuffa, alzano la voce i critici del segretario. «Si rischia di identificare il partito con il segretario - sostiene Gloria Buffo e, come ha dimostrato la vicenda del psi, tale identificazione è catastrofica, perché se sbaglia il segretario sparisce il partito». 5 2 PRESENTI 5 VOTANTI ' MAGGIORANZA RICHIESTA 2 Alberto Rapisarda COSA DICEVA LA REBUFFA La proposta di legge ("Regolazione della successione nel tempo delle norme elettorali») era composta da due articoli e puntava a colmare il vuoto legislativo che si crea per l'abrogazione per referendum di una legge elettorale (motivo che ha ■portato la Consulta a bocciare i quesiti per l'abolizione de\\a quota proporzionale) o nel periodo necessario alla definizio" ne dei collegi e delle circoscrizioni elettorali, prima quindi che una nuova normativa trovi completa attuazione e operatività. L'obiettivo si sarebbe raggiunto stabilendo che la disciplina precedente sarebbe stata applicata fino alla piena entrata in vigore di quella posteriore. ■ . Ri OMANO Prodi ha messo a bagnomaria l'idea di anticipare: la legge finanziaria di cui si era innamorato il suo ministro del Tesoro. Ma ò assai probabile che il premier avrebbe accantonato quel piano ambizioso anche se le notizie dalla Germania fossero state più allarmanti. Perché mai, infatti, il Professore avrebbe dovuto dare il via ad un'iniziativa che, se da una parte era una polizza di assicurazione per un Paese che vuole assolutamente entrare in Europa, dall'altra avrebbe potuto scompaginare gli attuali equilibri politici? Meglio tenersi ancora un anno le pensioni come sono, non rischiare e, nel frattempo, incrociare le dita. Lo stesso vale per la Rebuffa. Per quale motivo la maggioranza di questo Parlamento avrebbe dovuto approvare una legge che, aprendo la strada ad un nuovo referendum per l'abolizione della quota proporzionale, sarebbe stata di sicuro una garanzia per l'evoluzione bipolare del nostro sistema? Niente di tutto questo. Dentro il Parlamento esiste una maggioranza trasversale che preferisce conservare il presente nella nostalgia del passato e rifugge ogni tentativo di cimentarsi in un periglioso futuro. Sulla difesa dello «status quo», infatti, ci vuole poco a mettere insieme uno schieramento di «contras», cioè un partito di contrari per principio ad ogni cambiamento. Basta incollare tra loro tante debolezze che, seguendo l'istinto della sopravvivenza, dimenticano d'impeto le idee, le culture, le collocazioni di schieramento che le fanno diverse, se non antitetiche. Rispondono a quell'irresistibile richiamo della foresta che è tutto racchiuso nell'espressione popolaresca con cui Clemente Mastella ha risposto ai tentativi dello stesso Rebuffa di convincerlo ad approvare la legge: «Io so solo che, cambiando, voi me la volete mettere nel cu...». Con queste idee in testa si sono uniti i resti della diaspora democristiana che, sotto mentite spoglie, sono presenti in ROMA. «Ha vinto la voglia di cucce calde. C'è chi considera il Parlamento come un rifugio rassicurante in cui stare al sicuro. Me lo posso spiegare soltanto cosi...». Giorgio Rebuffa non sembra neppure troppo sorpreso dal «no» che ha impallinato, per una decina di voti, la legge che porta il suo nome. «Evidentemente, nonostante le parole e i proclami spiega al telefono -, quelli che hanno paura del cambiamento sono ancora tanti...». Onorevole Rebuffa, che cosa è successo? «Ma cosa vuole che sia successo? C'era una votazione a scrutinio segreto. E grazie al voto segreto la proposta e stata respinta. Tutto qui...». Wiiler Bordon, uno che sta nell'Ulivo, dice che siamo di fronte al «ritorno dei vecchi trucchetti». Lei che ne pensa? «Che il voto segreto in Parlamento dà luogo all'inciucio. Quello vero, non quello di cui si parla sempre...». E sarebbe? «Quello tra la Lega, Rifondazione e Mastella, mi sembra chiaro...». Quindi lei un'idea su chi è stato a «tradire» ce l'ha. O sbaglio? «Non mi piace parlare di tradimenti Diciamo che la copertura del volo segreto ha lasciato spazio a comportamenti irrazionali...». D'accordo, ma olii sono «irrazionali» che hanno detto di no? Ha pai-lato dei Ccd, e gli altri? «I singoli, sono stati i singoli. Quelli che non vogliono perdere la cuccia calda in cui si sono rintanati». C'è chi ha detto che i cecchini sono An per «fare un dispetto a Berlusconi...». «Chi lo ha detto?» Beh, tanti. Ad esempio Fabio Mussi. Sbagliano tutti? «E' pretestuoso ragionare così. La verità, piuttosto, è che l'Italia sta vivendo un grande paradosso politico: la maggioranza dei cittadini vuole un sistema maggioritario e bipolare. Cosi, a parole, anche la maggioranza dei politici deve dire le stesse cose. Poi, quando si può votare nascosti, viene fuori la paura...». Comunque l'unità del Polo, vista da fuori, sembra sempre più compromessa. L'avrà visto anche lei Casini, seduto vicùio a Fini e Berlusconi, amninciare trionfante: «Hanno bocciato la Rebuffa, e io sono contento»... «Le ripeto: il problema non ò del Polo. Non soltanto del Polo, almeno. In tutti i partiti, dal pds ad Alleanza nazionale, ci sono persone che il bipolarismo non lo vogliono. E non è un problema da poco, visto che il Paese ha bisogno di una riforma costituzionale di alto profilo, in grado di dare stabilità e governabilità. E se il sistema elettorale resta quello che è, allora non si può fare una riforma costituzionale di alto profilo. Mi pare chiaro». Senta, ma che cosa succederà adesso alla Bicamerale? «Niente, cosa dovrebbe succedere?». Beh, la maggioranza della Camera - lo ha detto lei - ha dimostrato di non volere un sistema bipolare maggioritario. Secondo lei la Bicamerale non ne risentirà? «Spero di no». «Spera» soltanto o è ottimista? «Vede, i risultati di questa votazione dimostrano che c'è una maggioranza di parlamentari che si accontenta, invece di puntare a una grande riforma. Ma, legge o non legge, questa situazione c'era anche prima. Ora, almeno, non si può più far finta che sia così. Adesso si deve giocare a carte scoperte». Giorgio Rebuffa Guido Tiberga

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