14 pagine sull'ex PM «Il pool di Milano svolgerebbe attività di controllo su quel che faccio»

«Il pool di Milano svolgerebbe attività di controllo su quel che faccio» «Il pool di Milano svolgerebbe attività di controllo su quel che faccio» MILANO. «L'anno 1996, il mese di dicembre, il giorno 19 alle ore 10 e 30 in Brescia, presso il comando provinciale dei Carabinieri...», inizia così il lungo verbale 14 pagine - di Silvio Berlusconi davanti ai magistrati di Brescia Silvio Bonfigli, Antonio Chiappani, Francesco Piantoni e Giancarlo Tarquini. Sono i magistrati del pool che indaga su Antonio Di Pietro. Sono loro che decidono di sentire il testimone Silvio Berlusconi dopo che lui, alla fine di novembre del '95, via giornali e tv, aveva detto di conoscere «particolari agghiaccianti» sull'ex magistrato simbolo di Mani pulite e sui suoi colleghi di un tempo. Non anticipa nulla ai giornali, Berlusconi. Parlerà solo davanti a un verbale. Questo. LA PERSECUZIONE. «L'argomento di cui intendo parlare ha ad oggetto l'accanimento che caratterizza le indagini nei miei confronti ed in particolare gli atteggiamenti ed i comportamenti tenuti dal dottor Di Pietro ed alcuni rappresentanti del pool di Milano», inizia a raccontare Berlusconi. Che poi spiega: «Deve essere evidenziato l'atteggiamento contraddittorio assunto da Di Pietro nei miei confronti, a seconda dell'interlocutore con il quale il predetto si è trovato a confrontarsi e ad agire». I PARTICOLARI AGGHIACCIANTI. Silvio Berlusconi parte dalle rivelazioni emerse a Brescia, dalle deposizioni al processo contro Cesare Previti, del procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dell'aggiunto Gerardo D'Ambrosio. Quelle secondo cui Di Pietro avrebbe detto «quello lì, io lo sfascio», rivolto ai suoi colleghi ancora titubanti all'idea di mandare un invito a comparire al presidente del Consiglio in carica. E invece Berlusconi dice di aver saputo un'altra storia. Che fa mettere a verbale: «Nei giorni immediatamente successivi alla notifica dell'invito a comparire (22 gennaio '94), l'ingegner Antonio D'Adamo mi disse che il dottor Di Pietro l'aveva pregato di riferirmi che lui dissentiva dalle posizioni che il pool andava assumendo nei miei confronti, che vi era un disegno politico del pool teso contro di me, che nei miei confronti la procura di Milano non aveva "nulla in mano", che non voleva interrogarmi perchè non voleva essere strumento di questo disegno». D'Adamo avrebbe poi rivelato a Berlu- sconi che Di Pietro voleva che il leader di Forza Italia posticipasse la sua presentazione davanti al pool, visto che aveva già intenzione di dimettersi. LA SIMPATIA. Va avanti, Berlusconi: «Faccio presente che già nel corso

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