«Di Pietro tramava per avere Palazzo Chigi»

Il leader del Polo porta il caso in Parlamento; Borrelli: spero per lui che non si tratti di calunnie Il leader del Polo porta il caso in Parlamento; Borrelli: spero per lui che non si tratti di calunnie «Di Pietro tramava per avere Palano Chigi» Busta anonima con l'interrogatorio di Berlusconi a Brescia MILANO. E' arrivato in una busta bianca, consegnata a mano e infilata nelle caselle della posta di Panorama e delle tre agenzie di stampa più importanti: Ansa, Agi e AdnKronos. Un'unica scritta: «Urgente». Così l'ultimo verbale di Silvio Berlusconi, quello sui famosi «particolari agghiaccianti», reso davanti alla procura di Brescia il 19 dicembre e segretato dai pubblici ministeri, è diventato improvvisamente di dominio pubblico. Il tassello che mancava per completare un quadro sempre più complicato è stato fornito da mano ignota ma sagace intorno alle due del pomeriggio, a meno di 24 ore dal deposito dello stesso tra gli atti del Tribunale della libertà di Brescia e tra le carte del gip Ondei nell'ambito dell'inchiesta sugli ex carabinieri Felice Corticchia e Giovanni Strazzeri. E arriva proprio in un momento in cui sembravano svelati i cosiddetti «particolari agghiaccianti» di cui alla fine di novembre il Cavaliere aveva parlato senza mai rivelarne il contenuto. Chi pensava che ad agghiacciare Berlusconi fossero state le calunnie di Corticchia e Strazzeri, arrestati una decina di giorni fa, sbagliava. Non erano le presunte telefonate tra Di Pietro e Violante a sconvolgere il capo di Forza Italia, e nemmeno i grevi palpeggiamenti dell'ex pm . ..■ ■;. ::. ■ : . . nei confronti di una giornalista (smentiti dall'interessata). Ad agghiacciare Berlusconi sarebbe stato un (ormai vecchio) progetto di Di Pietro per sostituire il capo di Forza Italia alla guida del governo attraverso un vero e proprio golpe giudiziario che avrebbe visto partecipi tutti gli esponenti del pool e qualche insospettabile «new entry», come il procuratore aggiunto, di recente nomina, Ferdinando Pomarici, noto per le sue inchieste su terrorismo ed eversione e ultimamente sui produttori di latte in rivolta. «Vedremo chi dovrà rispondere di queste affermazioni» dichiara gelido Pomarici. «E comunque, premesso di conoscere bene Parigi (il dirigente della Rcs che avrebbe informato Berlusconi circa un controllo operato dal magistrato nei suoi riguardi, ndr), socio del tennis club che frequento da anni e da cui lo stesso si è allontanato da tempo, vorrei chiarire che di Mani Pulite non mi sono mai lontanamente occupato; che lo stesso Parigi non è mai salito, come avrebbe detto, in automobile con me; che è venuto ima volta nel mio ufficio per parlarmi di suoi problemi personali e che di certo non avrei mai parlato davanti a lui di problemi legati ad inchieste. Inoltre escludo di averlo incontrato alla presenza dei colleghi Colombo e Greco che tra tutti i magistrati del pool sono quelli con cui ho meno rapporti. Infine, se queste circostanze sono così rilevanti, mi chiedo come mai i colleghi di Brescia non hanno ritenuto di dovermi ascoltare finora. Staremo a vedere». Più secco il procuratore capo Francesco Borrelli: «Sarebbe una caduta di stile commentare le dichiarazioni di un nostro indagato. Spero per lui che non abbia commesso il reato di calunnia. Devo dire che come qualità, profilo e levatura delle dichiarazioni del verbale di Berlusconi, mi sembra che siamo assai prossimi al livello Strazzeri». Di Pietro mvece annuncia che aggiungerà un nuova tacca al bastone delle sue querele. La fuga di notizie non ha mancato di sconcertare anche i diretti interessati. A partire dallo stesso Berlusconi. «Presenteremo un'interrogazione per vedere come possa essere successa una cosa come questa. Può darsi che quel verbale sia uscito regolarmente, ma mi sembra molto... inopportuno», e intervenuto ieri il Cavaliere. «Mi limito ad osservare - ha dichiarato il pm Silvio Bonfigli, non senza accenti polemici - che quando gli atti rimangono nell'ufficio del pm non vengono divulgati, mentre quando vengono depositati a disposizione delle parti se ne co¬ noscono i contenuti. Tale diffusione potrebbe danneggiare gli accertamenti che avevamo disposto per verificare alcune affermazioni dell'onorevole Berlusconi». Il quale era stato ascoltato ufficialmente non in seguito alle dichiarazioni rese da Corticchia e Strazzeri (rispetto alle quali comunque il Cavaliere la alcuni brevi cenni), ma nell'ambito del procedimento che vede indagati il banchiere italo-svizzero Pacini Battaglia, Antonio Di Pietro, l'avvocato Lucibello e l'imprenditore Antonio D'Adamo. Perplesso di questa distribuzione «urbi et orbi» del verbale anche il professore Ennio Amodio, principale difensore di Silvio Berlusconi: «Mi sembra una cosa molto sospetta. Non capisco il perché di questa diffusione né da chi sia stato diffuso». Ma chi poteva averlo? «Non so, Bonfigli lo aveva depositato al Tribunale della libertà di Brescia, quindi non credo fosse più segretato. Comunque, al termine di quell'interrogatorio, depositammo anche tutti gli atti delle indagini svolte dalla procura di Milano sul famoso passi di Palazzo Chigi, per dimostrare che c'era ancora molto da indagare». Paolo Colonnello in un governo di Tecnici, Di Pietro - stando alle parole di Berlusconi avrebbe rilanciato la sua candidatura. Mirando alto: «Nel corso delle trattative per la formazione del governo Prodi, Di Pietro chiese ed ottenne in un primo tempo dal Presidente incaricato la vice presidenza del Consiglio ed il ministero dell'Interno». Facile tirare le conclusioni, per Berlusconi: «Mi pare di poter affermare che esiste un disegno "politico giudiziario" in capo al pool milanese, mirante ad aprire la strada ad un assetto di governo diverso da quello che io rappresentavo». IL PASS DI BERROTI. E' uno degli ultimi capitoli della deposizione di Berlusconi. «E' un elemento probatorio sul quale lo stesso Tribunale non è riuscito a far chiarezza», dice. E spiega che non si sa chi abbia fatto quel pass, che proverebbe la presenza dell'allora avvocato della Fininvest Massimo Maria Berruti a palazzo Chigi. Prova provata, secondo Di Pietro, che anche Berlusconi sapeva delle tangenti alle fiamme gialle. BATTISTA Denuncia manovre e non solo, il leader di Forza Italia Ma anche che «il pool di Milano svolgerebbe attività di controllo delle mie attività». Berlusconi dice di averlo saputo da un dirigente della Rcs, Giampaolo Parigi, che avrebbe raccolto le confidenze di Ferdinando Pomarici, magistrato milanese ma non del pool, che lui frequentava per la comune passione sportiva. Denuncia, Berlusconi: «Parigi ha avuto modo di assistere ad una telefonata ricevuta da Pomarici, in cui questi veniva r.otiziato dall'informatore (convenzionalmente chiamato Battista) di due miei incontri, poi avvenuti, con cittadini stranieri. A tal riguardo ricordo della microspia ritrovata nello studio di presidenza di Forza Italia a Roma». PUBLITALIA. Tra gli «accanimenti» a suo danno, o a quello di società del Gruppo, Berlusconi indica anche il commissariamento di Publitalia: «Questo sulla base di presunti fondi neri per 4 miliardi e cioè per una cifra corrispondente allo 0,06 per mille del fatturato. Tale vicenda, rivelatasi infondata, ha comportato un danno gravissimo per l'immagine mia e del mio Gruppo». Fabio Potetti